Bologna, all’apparenza è la solita storia. Con qualche preoccupazione in più
Lazio-Bologna 2-1: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri all’Olimpico.
Buon Ferragosto, amici di Zerocinquantuno! È un piacere ritrovarvi all’inizio di questa nuova stagione, anche se ovviamente avremmo tutti preferito trovarci a commentare un risultato diverso…
PRO
La prestazione di Arnautovic e De Silvestri – Arnautovic ha fatto molto bene, trasformando il rigore del momentaneo 1-0, giocando per la squadra e offrendo a De Silvestri una ghiotta occasione di segnare: non era affatto scontato che offrisse una prova del genere dopo le tante sirene di mercato. Lo stesso De Silvestri, finché è rimasto largo a destra, è stato uno dei più positivi e ha saputo rendersi pericoloso, merito anche di un modulo che porta i laterali a vedere spesso la porta: i tanti gol fatti da Hickey l’anno scorso non sono stati certo un caso.
L’arbitraggio di Massimi – C’è una differenza abissale tra la direzione di Massimi di ieri e quella di Piccinini dello scorso 12 febbraio, quando sempre all’Olimpico venne fischiato alla Lazio un rigore assurdo (di mezzo c’era sempre Soumaoro). Ieri l’arbitro è stato ben coadiuvato da Gherdini al VAR in occasione del rosso a Maximiano e non ha avuto dubbi sul penalty per il Bologna, così come è stato giusto assegnare i due gialli a Soumaoro. Ecco, sui cartellini si potrebbe fare un appunto, perché i laziali hanno protestato per tutta la partita anche con grande veemenza e non sono mai stati ammoniti; lo stesso Immobile, molto vivace nelle sue rimostranze, ha ricevuto un giallo solo a tempo scaduto. Negli episodi chiave, però, ho trovato l’arbitraggio convincente e imparziale.
CONTRO
Il piattume della squadra – La partita di ieri può essere guardata da ottiche diverse. Credo ci sia chi pensa che tutto sommato perdere contro la Lazio, avendo una squadra che è ancora un cantiere aperto e aspetta dei rinforzi dal mercato, ci possa stare. Io non la vedo così, penso invece che al quarto anno di gestione Mihajlovic il BFC non dovrebbe più essere in quella condizione in cui certe partite è quasi soddisfatto di perderle con dignità. L’asticella dovrebbe essere portata più in alto, mentre quel che vedo io è un ambiente piatto, poco entusiasta, che non punta a fare qualcosa di più rispetto a quanto ha raggiunto negli ultimi campionati. La mia riflessione non è figlia del risultato di Roma, avevo avuto la stessa percezione uscendo dal Dall’Ara dopo il match di Coppa Italia: in quell’occasione avevamo vinto ed evitato la figuraccia del 2021, ma in generale la squadra pare essersi stabilizzata nella sua routine da metà classifica e non in grado di avere uno slancio diverso. Conoscere ormai da tempo un allenatore, i suoi metodi, il suo credo e il suo staff dovrebbe essere un vantaggio, mentre per il Bologna sembra sia diventato sinonimo di staticità.
L’ennesima occasione sciupata – C’è tanto rammarico per il modo in cui è maturata la sconfitta di ieri, e se guardiamo alle scorse stagioni non è certo la prima volta che il Bologna si fa male da solo e perde per strada punti importanti: nei momenti cruciali manca sempre quel guizzo in più, la cattiveria necessaria per chiudere la partita e metterla in cassaforte. La Lazio è più forte, certo, ma dopo pochi minuti si era messa nei guai da sola a causa di una grave ingenuità del suo portiere: quante volte può capitare di beneficiare di un tale vantaggio? I rossoblù non hanno saputo capitalizzare, anche a causa di alcune decisioni a mio parere discutibili di Sinisa.
Le scelte di Mihajlovic – Partendo dalla formazione iniziale, non capisco perché per l’ennesima volta il mister abbia preferito schierare un giocatore adattato anziché uno di ruolo. Lykogiannis è un laterale di spinta e si è ritrovato a fare il terzo centrale, mentre Bonifazi è stato confinato in panchina. Questo modulo ti fa inoltre sacrificare alcuni elementi che per il Bologna sono importanti, penso ad esempio a Barrow e Orsolini. Entrambi sono partiti fuori e mi sarebbe piaciuto vederli in campo quando i rossoblù erano in superiorità numerica, invece Sinisa ha preferito confermare il 3-5-2, lasciando tre difensori contro il solo Immobile. Nella ripresa mi ha lasciato perplesso l’ingresso di Aebischer per Soriano, che di fatto ha abbassato ancora di più la squadra. L’ingenuità di Soumaoro pesa tantissimo, perché se il Bologna fosse rimasto in undici la gara sarebbe stata molto diversa, ma non è stato certo l’unico episodio che ha determinato la sconfitta.
I singoli penalizzati dal modulo – Ho appena scritto di Barrow e Orsolini, inoltre si parla della nuova posizione di Soriano ormai da un anno, ma mi sembra giusto rilevare come anche Dominguez in questo modulo appaia un giocatore ben distante da quello ammirato nello scorso girone d’andata. È probabile che debba ancora riprendersi pienamente dall’infortunio, ma credo che sulle sue prestazioni incida soprattutto la presenza di Schouten, che non a caso era ai box nel periodo migliore dell’argentino sotto le due Torri. Nico dà il meglio di sé davanti alla difesa, ovvero una zona di campo che ora è tornata di competenza di Jerdy: l’olandese è prezioso e lungi da me suggerire di tenerlo in panchina, ma ritengo sia opportuno sottolineare questo ulteriore problema nello scacchiere tattico rossoblù.
L’anomalia nella guida tecnica e le sue conseguenze – Quando si seppe della recidiva di Mihajlovic, i ragazzi reagirono con orgoglio, grazie a quella dose di adrenalina che li mosse a giocare per il proprio allenatore. Oggi, e badate bene è il semplice parere di un osservatore esterno, mi sembra che le condizioni di salute del mister influenzino in negativo le prestazioni dei giocatori, che appaiono molto preoccupati per la salute dell’uomo Sinisa e forse tendono a perdere lucidità e concentrazione. La lunga fase di recupero del tecnico sta diventando qualcosa con cui convivere più che un ostacolo da superare, e mi pare che nel lungo periodo stia togliendo forza alla squadra anziché aggiungerne. Non vedo i ragazzi tranquilli: il calcio è prima di tutto un gioco, e se è vero che le qualità sono determinanti, una spinta decisiva la dà l’entusiasmo con cui si approcciano le partite. I calciatori dovrebbero essere messi nelle condizioni di essere solamente calciatori, oggi invece alcuni sembrano doversi assumere anche l’incarico di trascinare costantemente i propri compagni. Penso alla conferenza stampa prima della Lazio e alla scelta di Mihajlovic di portarsi dietro i ‘pretoriani’: ritengo che in questo modo Sinisa non abbia trasmesso compattezza, al contrario temo abbia snaturato i giocatori dal loro ruolo primario e quindi dall’unica cosa che dovrebbero fare ed essere. Credo infine che a questo gruppo manchi la grinta che il mister potrebbe esprimere solo in piena salute: ieri, per esempio, alcune mosse avventate di Kasius e Bonifazi nel finale avrebbero fatto infuriare il buon ‘vecchio’ leone serbo, che invece è purtroppo ben lontano dalle condizioni che gli permetterebbero di alzare la voce come ci aveva abituato nei suoi primi mesi a Bologna.
La poca chiarezza tra campo e mercato – Ad oggi non è chiarissimo quanti e quali giocatori verranno ancora comprati, se ci saranno altre cessioni e in generale come giocherà il Bologna nella stagione 2022/23: ammetto che tutta questa mancanza di punti fermi mi preoccupa un po’.
Pepè Anaclerio
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Foto: bolognafc.it