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Bologna confuso e nervoso, sembra sia stata smarrita la bussola. Qualche singolo si salva, ma mancano idee e gioco di squadra

Bologna confuso e nervoso, sembra sia stata smarrita la bussola. Qualche singolo si salva, ma mancano idee e gioco di squadra

Ph. Getty Images

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Bologna-Empoli 0-0: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.

PRO

Il rientro di Schouten – Siccome Dominguez rimarrà fuori per lungo tempo e non sappiamo come si integrerà Aebischer, che nei dieci minuti avuti a disposizione ieri è apparso abbastanza spaesato, aver ritrovato uno Schouten in grado di giocare novanta minuti più che discreti dopo un’assenza così lunga è una bella notizia.

I segnali lanciati da qualche singolo – Arnautovic ha mostrato segnali di crescita ma il motivo di discussione non è certo il suo valore, quanto piuttosto le sue caratteristiche: il Bologna cercava un finalizzatore che potesse concretizzare la mole di gioco creata dalla squadra, mentre lui è più un rifinitore, uno che viene a giocare dentro al campo e crea spazi per i compagni. Medel è evidentemente padrone del ruolo che ricopre e offre sempre prestazioni di spessore, Vignato non ha sfigurato in un ruolo non suo, mentre l’esordiente Kasius col suo ingresso ha portato vivacità.

Le (piccole) reazioni d’orgoglio – In seguito ad un avvio di gara piuttosto timido, l’episodio dubbio nell’area empolese con protagonista Svanberg ha smosso un po’ le acque: il pubblico del Dall’Ara si è scaldato e anche la squadra ha trovato più coraggio, dando vita ad una fase di maggior pressione offensiva. Reazione nervosa fugace ma comunque apprezzabile, al pari del finale di partita vissuto in crescendo dopo aver rischiato di subire gol in un paio di circostanze.

CONTRO

La confusione e la tensione – All’andata ero al Castellani, e ricordo quanto mi colpì vedere un Bologna così confusionario. Ieri ho percepito lo stesso smarrimento, ma anche la tensione e il nervosismo sia nei giocatori in campo che nei collaboratori del mister: erano spesso in piedi a urlare indicazioni, e gli stessi calciatori hanno avuto reazioni stizzite durante la partita o nel momento in cui sono stati sostituiti, vedi Orsolini e Soriano. Tutto ciò fotografa il momento difficile attraversato da una squadra che sembra aver smarrito per strada le certezze così faticosamente acquisite nel corso della stagione. L’impegno non manca ma le idee, i movimenti senza palla e il gioco di squadra sì.

La scarsa organizzazione in entrambe le fasi – L’Empoli non veniva da un momento roseo, ma è una squadra con un’idea di gioco ben definita e che non si scompone mai. Il Bologna sembrava aver trovato la strada, ora invece non riesce più a seguirla e se offensivamente prova ad aggrapparsi alle fiammate dei singoli, difensivamente ha ricominciato a spaccarsi e a lasciare agli avversari la possibilità di portare palla indisturbati per quaranta metri. Per i ragazzi di Sinisa è fondamentale ritrovare organizzazione, perché al momento si registrano diversi passi indietro rispetto a quanto fatto vedere da dopo la partita d’andata proprio contro i toscani.

Il calo di autostima – Svanberg non ha fatto bene, lo stesso Theate è sempre generoso ma un po’ disordinato e ieri è stato infilato pericolosamente varie volte. In generale, soprattutto nei primi minuti di gara, si sono visti molti errori dettati dalla preoccupazione, come se la sosta non fosse servita a ricaricare le pile. Ho visto una squadra sottoritmo e incapace di garantire la giusta intensità: ad un certo punto pareva quasi che il Bologna difendesse il pareggio, cosa che testimonia un vistoso calo in termini di serenità, fiducia e autostima.

L’autolesionismo di Mihajlovic – La decisione di impiegare Vignato come esterno sinistro a tutta fascia è discutibile per due ragioni. Primo: non è un inedito il fatto che Sinisa scelga di schierare un ragazzo fuori posizione, era già accaduto con Orsolini e Skov Olsen e non aveva prodotto grandi risultati. Secondo: quella di far giocare lì l’italo-brasiliano è stata un’esigenza generata dal ginepraio in cui Mihajlovic si è infilato con le sue stesse mani, perché se due settimane fa non avesse fatto quelle dichiarazioni su Dijks avrebbe potuto utilizzare l’olandese, molto più adatto per caratteristiche.

Pepè Anaclerio

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