Bologna encomiabile, peccato per gli errori in fase di conclusione. Schouten e Soumaoro sugli scudi, Barrow troppo solo là davanti
Bologna-Inter 0-1: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.
PRO
Il miglior Bologna possibile – Perdere non piace mai a nessuno ma ieri, a differenza di altre volte, non mi è rimasta addosso la solita amarezza. Ho visto un Bologna che ha fatto tutto quello che poteva al cospetto di una corazzata, che ha letto bene la partita e che sul piano del gioco ha dominato, soprattutto nel primo tempo. I rossoblù sono stati bravi, hanno accorciato con aggressività e profitto, merito anche del modulo dell’Inter, che si accoppia perfettamente con quello del BFC: Soriano andava a prendere Brozovic o Eriksen (a seconda di chi si piazzava centralmente a dettare i tempi di gioco), i due esterni alti agivano su Skriniar e Bastoni e Barrow si occupava di Ranocchia. Il risultato finale è bugiardo e non rende giustizia alla prestazione della squadra.
La sicurezza di Ravaglia e la solidità di Soumaoro – Ravaglia, chiamato a sostituire Skorupski, ha dimostrato grande sicurezza e non si è fatto condizionare dai fantasmi post Roma. In occasione del gol aveva fatto una gran bella parata, è stato sfortunato perché poi il pallone ha colpito il palo ed è rimasto nella disponibilità di Lukaku. L’ho visto molto disinvolto anche coi piedi: se dimostrerà di essere valido anche tra i pali, il Bologna potrebbe essersi ritrovato in casa un bel portiere. Soumaoro, partita dopo partita, continua a dimostrare il suo valore, ieri si è ritrovato spesso su Lukaku e l’ha messo in difficoltà: non a caso, il bomber interista è riuscito a segnare in uno dei pochi momenti in cui, per una situazione di gioco, Adama si è trovato lontano da lui. Durante la gara il belga ha cercato più volte di non accoppiarsi col francese ma con Danilo, perché sapeva che quest’ultimo gli avrebbe concesso qualcosa in termini di esplosività e velocità.
La prova di Schouten e l’impatto di Juwara e Vignato – A mio avviso Schouten è stato il migliore in campo, dopo un mesetto in cui non aveva offerto le sue solite prestazioni: anche a Crotone, al netto del gran gol segnato, non aveva impattato benissimo la gara, mentre ieri ha giocato un gran quantitativo di palloni complicati in ogni zona e non ha mai sbagliato. Sempre a proposito di giovani, o meglio di giovanissimi, mi ha fatto piacere rivedere in azione Juwara, che così come Vignato è entrato benissimo in partita e ha dimostrato buona personalità contro un’avversaria importante.
L’opzione Orsolini seconda punta – Siccome non sappiamo quanto il dualismo con Skov Olsen gli faccia bene, penso sia positivo che ieri Orsolini sia entrato per fare la seconda punta, quando il Bologna si è schierato col 3-4-1-2. Potrebbe essere una soluzione alternativa da esplorare in queste ultime giornate di campionato, per capire quali altre opzioni ti concede il giocatore. Faccio questo ragionamento anche nell’ottica di decisioni future da prendere in chiave mercato, essendo ‘Orso’ uno dei tanti giocatori di prospettiva di questa squadra e vista l’eventualità che uno di questi possa essere sacrificato.
La sensazione che manchi poco per il salto di qualità – Come detto, credo che ieri i rossoblù non potessero offrire una prestazione migliore, e che in generale l’attuale situazione di classifica rispecchi a grandi linee il valore della rosa. In tanti guardano a Sassuolo e Verona come a dei modelli da emulare, ma per me il Bologna avrebbe già avuto la possibilità di stare al loro livello anche quest’anno, perdendo meno punti per strada nel girone d’andata. Il vero salto di qualità starebbe nel puntare dritti all’Europa League, e credo che per arrivarci servano due o tre innesti di spessore, come d’altronde lo stesso Sabatini ha fatto capire con le ultime dichiarazioni. Non credo che nel prossimo mercato il club punterà su giovanissimi sconosciuti da far crescere, o almeno non solo, bensì cercherà di arrivare a profili più importanti per fornire a Sinisa un organico il più competitivo possibile. Infatti il mister, per quanto bravo, può incidere sulla squadra solo fino ad un certo punto, oltre il quale servono giocatori capaci di determinare.
CONTRO
La mira imprecisa – Il BFC ha avuto diverse occasioni per far male all’Inter, su azione ma anche con alcuni calci piazzati malamente sprecati. È un rammarico perché non sono stati gli avversari a sventare i pericoli, ma le polveri rossoblù ad essere bagnate: abbiamo visto brutti errori tecnici da parte di giocatori che potrebbero fare molto meglio.
La solitudine di Barrow e la scarsa verve di Svanberg – Barrow, partito titolare come centravanti, si è ritrovato quasi da solo contro cinque difensori forti, probabilmente la presenza di Palacio avrebbe dato meno certezze all’Inter e portato più giovamento al Bologna. Svanberg, invece, non è entrato benissimo, e la fotografia è quel pallone calciato alle stelle da pochi metri: non era una conclusione facile, ma ci sono delle vie di mezzo tra fare gol e colpirla così.
L’infortunio di Tomiyasu – Il nuovo fastidio muscolare avvertito da Tomiyasu, che già si era fermato per due settimane dopo Reggio Emilia, non lascia presagire nulla di buono e rischia di essere una tegola pesante, vista la sua importanza nello scacchiere rossoblù. Una tegola che, come dichiarato da Mihajlovic, poteva essere evitata con un po’ più di buonsenso da parte del c.t. giapponese, che dopo averlo spremuto contro la Corea del Sud lo ha lasciato in campo 71 minuti anche al cospetto della ‘temibilissima’ Mongolia.
I cambi sistematici in mediana – Nell’ottica di concedere spazio a tutti, da qualche tempo a questa parte Mihajlovic sta optando per una turnazione a centrocampo: due tra Dominguez, Schouten e Svanberg partono titolari e l’altro subentra nel secondo tempo. Dominguez, però, è un po’ un ‘diesel’, spesso comincia piano e inizia a carburare nel corso del match, finendo con l’essere sostituito proprio nel momento in cui inizia a giocare meglio: è andata così anche ieri. Forse, ogni tanto, gli si potrebbe far concludere una partita.
Pepè Anaclerio
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