Bologna morbido, prevedibile e senza soluzioni alternative, è mancata la capacità di adattarsi alla situazione (e al campo)
Genoa-Bologna 2-0: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Ferraris.
PRO
Tomiyasu, Vignato e l’ingresso di Barrow – È difficile trovare qualcosa da salvare in una partita come quella di Genova, scelgo allora tre singoli che secondo me si sono distinti dal grigiore generale. Tomiyasu lo nomino sempre, ma non è un caso, è un giocatore che anche nei momenti di difficoltà mantiene alta la concentrazione e non getta la spugna. Vignato sta dimostrando di poter giocare in Serie A, e chissà che non riesca a trovare più spazio in futuro, perché Sinisa qualcosa dovrà pur inventarsi per ovviare alla sterilità offensiva di quest’ultimo periodo. Infine mi è piaciuto l’ingresso di Barrow, spensierato e propositivo, nel bene o nel male ha un peso notevole all’interno della squadra e sono convinto che, una volta ritrovati tutti i titolari e la miglior forma fisica, la risalita del BFC partirà dalla sua capacità di saltare l’uomo e dare profondità.
CONTRO
Le (poche) idee confuse – Non c’è dubbio che il campo da gioco del Ferraris fosse inadatto alla Serie A, ma nessuno ha obbligato il Bologna a ostinarsi comunque nel proporre lo stesso tipo di calcio. Il terreno lascia a desiderare? Allora non giocare sempre palla a terra, e non far partire l’azione col solito passaggio del portiere a Schouten. L’errore più grave lo commette l’olandese, è evidente, ma quel pasticcio è figlio di una scelta sbagliata. I rossoblù non hanno capito di doversi adattare alla situazione, sono usciti di casa senza ombrello mentre pioveva. Purtroppo è un problema con cui conviviamo da tempo: non appena succede qualcosa che fa cambiare lo spartito classico, andiamo terribilmente in difficoltà.
La mancanza di opzioni offensive – Collegandomi al punto precedente, ieri Da Costa avrebbe potuto optare per i lanci lunghi anziché servire l’uomo più vicino. Già, ma lanci per chi? Qui si apre un altro dibattito. Va trovata, in casa o sul mercato, un’opzione diversa a Palacio, che io continuo a credere possa essere proprio Barrow.
La sterilità del possesso palla – Mihajlovic si ostina a ripetere che il Bologna gioca sempre nello stesso modo, ma non è vero. Nei primi tempi andava immediatamente in verticale, adesso gira molto più il pallone in orizzontale, gestisce il possesso. Il nuovo assetto, però, è lento e scolastico, e oltre a non portare dividendi in attacco rende la squadra prevedibile. Ballardini ha studiato le nostre caratteristiche, ha capito che portando Paz in campo aperto contro un uomo più veloce di lui come Shomurodov sarebbe potuto riuscire a creare qualcosa di pericoloso, e così è stato in occasione del gol di Zajc.
Le solite incertezze in porta – Il problema è di lungo corso: al primo tiro in porta o quasi, i rossoblù rischiano di subire gol. Era un tema sul tavolo già da prima, quando nonostante le reti incassate capitava che il BFC riuscisse comunque a fare risultato, ora che la squadra di Sinisa segna molto meno è diventato un bel problema. Ancora una volta, in occasione del vantaggio genoano, Da Costa non è stato impeccabile sulla prima respinta, così com’era successo contro l’Udinese. Nel giro di quattro giorni, per due volte il portiere non è riuscito a deviare un pallone lateralmente, come sempre si dovrebbe fare in questi casi.
La poca cattiveria agonistica – Ieri il Bologna ha concluso la partita senza neanche un ammonito, e non credo sia la conseguenza delle dichiarazioni polemiche di Mihajlovic post Udinese. Ritengo invece che sia stata una reazione timorosa, più o meno consapevole, dei suoi calciatori, che sentendosi bersagliati dai tanti cartellini gialli hanno giocato con un po’ meno agonismo. Il Genoa, al contrario, ha messo in campo grinta e fame di vittoria, e difatti ha avuto la meglio.
Pepè Anaclerio
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