Torino-Bologna 1-1: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri all’Olimpico Grande Torino.
PRO
La prestazione matura e incoraggiante – Il Bologna visto ieri a Torino è stato quasi perfetto, soprattutto nel primo tempo, e il ‘quasi’ dipende dal fatto che purtroppo non è arrivata la vittoria. Nei primi 45 minuti si è vista una squadra molto matura, abile nel difendersi ma anche pericolosa nel ripartire, come conferma la clamorosa traversa colpita da Svanberg. Le difficoltà che sta attraversando il Torino sono ben note, ma anche noi non siamo certo reduci da un periodo particolarmente spumeggiante, quindi credo che la prestazione offerta ieri e in altre partite ugualmente complicate sia importante e soprattutto incoraggiante.
‘Il Gallo’ non ha cantato – Belotti ha dimostrato anche ieri di essere uno straordinario attaccante e ha fatto il solito grande lavoro per la squadra, ma a ben vedere non ha praticamente mai tirato in porta. Come spesso accade ha provato a trascinare i suoi, ma non si è realmente reso pericoloso davanti a Da Costa.
Le conferme ricevute dal modulo – Non a caso, il Bologna ha offerto una buona prestazione giocando con il consolidato 4-2-3-1 per tutta la partita. Nelle ultime uscite, anche per necessità date dai tanti infortuni con cui i rossoblù devono fare i conti, Mihajlovic aveva provato a cucire addosso alla squadra altre vesti tattiche, ricevendo risposte non troppo positive. Ieri si è invece rivista una formazione che conosce a memoria i principi di gioco del modulo con cui si è sempre schierata da quando è arrivato Sinisa, e che con questo assetto riesce ad esprimere al meglio il suo calcio.
Le prove di Medel, Tomiyasu e Vignato – Personalmente darei la sufficienza a quasi tutti i ragazzi scesi in campo, con una menzione particolare per Vignato, Medel e Tomiyasu, oltre a Danilo e Soriano. Gary ha disputato un partitone e la chiusura fatta nell’uno contro uno con Belotti in campo aperto è la fotografia non solo della sua prestazione, ma in generale della sua intelligenza calcistica. Medel è sicuramente più lento del 9 granata, ma è riuscito ad approfittare dell’istante in cui ‘il Gallo’ si è leggermente allungato la palla per chiuderlo in scivolata, dimostrando grande tempismo. Dal canto suo Tomiyasu, su cui non ho mai avuto dei dubbi, nelle ultime settimane sta dimostrando tutto il suo valore. Al netto delle discussioni riguardo la posizione più consona alle sue caratteristiche, di recente si è trovato a ricoprire non solo il ruolo di centrale ma anche quello di esterno su entrambe le corsie, garantendo non solo una buona applicazione ma anche delle prestazioni convincenti. Su Vignato che dire, con quella qualità il futuro è suo. Ma anche il presente.
CONTRO
Il regalo di Da Costa e l’errore di Palacio – Con grande dispiacere devo ammettere che se ci sono due giocatori al di sotto della sufficienza, questi sono Da Costa e Palacio. Angelo sfortunatamente è incappato in un erroraccio che ci è costato caro, perché il Toro non ha praticamente mai tirato in porta e la stessa punizione di Verdi era più che altro un cross. Premesso che quella palla non deve essere lasciata passare dalla difesa, Da Costa ha commesso proprio un errore di concetto, intervenendo coi piedi anziché cercare di accartocciarsi sul pallone e bloccarlo a terra. Peccato, così come per la grande occasione da gol che ha sprecato Palacio davanti alla porta, perché se avesse segnato probabilmente la partita avrebbe preso una direzione diversa.
Il mancato ingresso di Rabbi – Questo punto in qualche modo si collega a quello precedente. Nella conferenza stampa post gara, Sinisa ha ribadito ancora una volta la sua impossibilità a fare cambi più offensivi per provare a vincere la partita, ma questo non è totalmente vero, perché in panchina aveva a disposizione un giovane come Rabbi, che appena tre giorni prima aveva avuto un ottimo impatto a La Spezia. Mi sarei aspettato che Mihajlovic provasse a inserirlo prima, sia perché avrebbe potuto dare un po’ di vivacità in più all’attacco nell’ultima parte di gara, sia per far rifiatare un po’ Palacio, che a 39 anni sta giocando tante partite ravvicinate. Una spiegazione che mi sono dato è che il mister non abbia voluto togliere dal campo Rodrigo non solo perché, nonostante la stanchezza, è un campione generoso e non smette di spendersi per la squadra, ma anche per non ‘ammazzarlo’ sul piano mentale con una sostituzione dopo il gol sbagliato. Per quanto mi sarebbe piaciuto vedere cosa avrebbe potuto dare Rabbi a questa partita, capisco anche che un allenatore debba fare tante valutazioni prima di effettuare un cambio, comprese quelle di carattere psicologico.
Pepè Anaclerio
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