Bologna-Atalanta 2-2: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.
PRO
Il carattere e la capacità di soffrire – Una partita che sembrava potesse prendere la stessa piega di quella contro la Roma, si è invece conclusa in maniera completamente diversa. Le responsabilità della rimonta sono in parte da addebitare a Gasperini, che convinto di avere già i tre punti in tasca ha sostituito Ilicic e Muriel e ha puntato a gestirla, ma soprattutto al carattere di un Bologna che non si è mai considerato sconfitto, ha saputo soffrire e per l’ennesima volta ha ottenuto dei punti partendo da una situazione di svantaggio. Questo gruppo, come il suo allenatore, non va mai al tappeto, ieri sera ha affrontato una squadra superiore e in ottima condizione applicando fino alla fine le logiche del proprio gioco, ed è stata premiata da un pareggio meritato.
La garra sudamericana – Abbiamo alcuni giocatori di grande esperienza, che difatti non escono mai dal campo e che ieri hanno fornito un apporto caratteriale molto importante, aiutando i più giovani a uscire indenni dalla burrasca e a rimanere in partita anche sotto di due gol. Penso a Danilo, a Palacio, e in particolare a Medel, uno che parla poco ma la cui grinta è decisiva, e che contro l’Atalanta ha offerto l’ennesima grande prestazione. Ma a proposito di garra, ci tengo a citare soprattutto l’eroe della serata. Non è la prima volta che Paz dà dimostrazione di professionalità e tenuta mentale, essere perennemente considerato una riserva (e nemmeno delle più affidabili, per usare un eufemismo) e venire costantemente proposto sul mercato non è per nulla facile. Un altro ragazzo, al posto suo, avrebbe potuto cercare degli alibi e gettare la spugna, mentre Nehuén si è reso protagonista di una delle sue più importanti giocate in rossoblù, assieme alla sponda aerea per Dzemaili che valse il pareggio nella gara interna contro il Parma del 24 novembre 2019. È una bella storia, perché dimostra una volta di più che il calcio ti può premiare, ma sei prima di tutto tu a doverci credere.
Il tuttofare Tomiyasu – Sottolineo ancora una volta come ‘Tomi’ sappia interpretare bene tutti i ruoli della difesa, perché magari stare sull’esterno gli dà la possibilità di sganciarsi e ne evidenzia la tecnica e la velocità, ma anche da centrale sa cavarsela. Non è un caso che il Milan abbia espresso interesse per lui, non dobbiamo dimenticare che ha appena compiuto 22 anni ed è sostanzialmente ambidestro, e non mi vengono in mente tanti altri difensori che abbiano tutte queste caratteristiche in giro per l’Europa. Ieri poi ha fatto un gol incredibile, tanti giocatori in quella posizione avrebbe centrato il portiere, mentre lui lo ha scavalcato con un delizioso pallonetto da attaccante vero, come se presentarsi davanti alla porta fosse una consuetudine.
Il miglior Sinisa – Ho rivisto il vero Mihajlovic, sia nell’impeccabile conferenza stampa del post partita che nelle scelte fatte durante la gara. Ad un certo punto il Bologna si è addirittura schierato a specchio, una scelta rischiosa che sarebbe potuta costar cara, e che invece gli ha dato ragione. Inoltre, sono sempre molto contento quando il mister dimostra di non avere nessuna paura a schierare i giovani che lo meritano, come è successo ieri con Baldursson. L’islandese ha giocato non perché non ci fossero alternative, anzi, da tempo i rossoblù non avevano così tante opzioni a centrocampo: Sinisa ha puntato su di lui per le sue caratteristiche, dimostrando ancora una volta che per lui conta solo la qualità di un giocatore, non certo l’età.
Lo spessore dei cambi – Sempre a proposito di Baldursson, vorrei spezzare una lancia a suo favore, perché se è vero che Svanberg e Dominguez hanno impresso tutto un altro ritmo al centrocampo, finché è stato in campo ha fatto bene, svolgendo un lavoro sporco ma molto utile. Offrire una buona prestazione non significa necessariamente trovare un assist o fare un doppio passo, e nel giudicare la sua partita vanno considerati anche il valore dell’avversario e il fatto che stesse giocando da titolare in Serie A per la prima volta nella sua vita. Premesso questo, ribadisco che in quella zona del campo i cambi sono stati decisivi, e anche che potersi giocare una carta come quella di Orsolini non è cosa da poco. Parliamo di un nazionale italiano che nel giro di dieci minuti ha prima messo in porta un compagno e poi ha sfiorato il pareggio di testa, generando il calcio d’angolo da cui è arrivato il gol di Paz.
CONTRO
La posizione di Soriano – Senza fare né polemica o ancor meno drammi, nelle ultime partite abbiamo visto un Soriano diverso, più in difficoltà, e questo è diretta conseguenza del modulo adottato. Nel primo tempo di ieri, in una sorta di 4-3-3, Schouten si è posizionato davanti alla difesa, Baldursson sul centro-sinistra e Soriano sul centro-destra, più lontano dalla porta e quindi distante dal giocatore che abbiamo ammirato nella prima parte dell’anno. Ha trovato il gol anche contro il Torino, è vero, ma fino a quel punto la sua prestazione era stata al di sotto delle aspettative. Non è un caso che Soriano renda al meglio solo con Sinisa e solo in posizione più avanzata, e per quanto l’equilibrio della squadra sia importantissimo, viene spontaneo domandarsi se per raggiungerlo valga la pena sacrificare il proprio giocatore migliore.
La scarsa condizione di alcuni elementi – Fino al 65′ siamo stati in balia degli avversari: trattandosi della quarta partita da giocare in dieci giorni, è normale che la condizione fisica non fosse eccellente. Se però ci sono giocatori come Palacio che alla stanchezza riescono a sopperire con l’esperienza, un elemento come Barrow deve essere al top per poter giocare bene, e infatti ieri sera la sua prestazione è stata opaca. Un altro irriconoscibile è stato Schouten, che ha commesso un fallo da rigore ingenuo e ha perso un quantitativo di palloni insolito, ma c’è da credere che debba semplicemente ritrovare la forma dopo l’infortunio, e che una volta ripreso del tutto tornerà a essere il talento che conosciamo. Infine Dijks, che nel primo tempo sembrava spaesato, sia nella collocazione in campo che nel fraseggio coi compagni: anche per lui le attenuanti sono molteplici, ed è comunque importante averlo recuperato e aver portato avanti la sua ‘rieducazione’ alle partite.
Pepè Anaclerio
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