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Le emozioni positive hanno giocato un brutto scherzo, punto d’oro per come si era messa. Motta lucido e coerente, Corazza merita rispetto

Le emozioni positive hanno giocato un brutto scherzo, punto d'oro per come si era messa. Motta lucido e coerente, Corazza merita rispetto

Ph. Getty Images

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Bologna-Udinese 1-1: ecco le note liete e quelle dolenti relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.

PRO

Il punto insperato – Ieri fino all’espulsione di Beukema il Bologna ha giocato male, poi si è risvegliato e dopo il pareggio di Saelemaekers ha provato con coraggio a vincere malgrado l’inferiorità numerica, rischiando soltanto in occasione del palo colpito nel recupero da Davis. Per come si era messa va bene così, è un punto che vale oro perché non è mai scontato rimettere sul binario giusto certe partite che prendono una brutta piega.

La lucidità di Motta – Ad un certo punto ci si attendeva l’ingresso di Calafiori, considerate le praterie che si stavano spalancando nella zona centrale del campo dopo il rosso a Beukema, ma secondo me Thiago è stato lucido a non utilizzarlo, perché sulle ripartenze in campo aperto dei friulani gli sarebbe bastato poco per prendersi un’ammonizione che, in quanto diffidato, avrebbe fatto saltare anche a lui la trasferta di Torino. In ogni gara si comincia con un piano e si ipotizzano alcune mosse successive, poi però lo sviluppo della stessa ti può costringere ad agire diversamente.

L’Europa non (ancora) celebrata – Il ritorno in Europa dopo ben ventidue anni rappresenta ovviamente uno splendido risultato, ma è solo l’inizio e infatti sono contento che il Bologna sui suoi canali non l’abbia sottolineato, significa che sono tutti concentrati su obiettivi ancora più prestigiosi: è l’atteggiamento giusto. Al di là della grande considerazione che ormai tutti gli avversari hanno della realtà rossoblù, questo testimonia in particolare la consapevolezza che società, allenatore, squadra e tifosi hanno di loro stessi. Per festeggiare ci sarà tempo e modo alla fine del campionato, stavolta sul serio, perché non si tratta di una salvezza o di un punto in più dell’anno prima. Purtroppo so già che se non andremo in Champions qualcuno parlerà di occasione persa o fallimento, ma io non sono d’accordo: la stagione sarà comunque straordinaria. Ora però non fermiamoci, ci attendono quattro finali.

CONTRO

I due volti dell’Udinese – È chiaro che tutti avremmo voluto vincere, agganciare la Juventus e avvicinarci alla Champions League, ma il calcio è questo e l’Udinese non ha rubato niente, anzi, è stata la squadra che tra andata e ritorno ci ha messo più in difficoltà, pur giocando in modo difensivo, sporco, ostruzionistico, ai limiti della regolarità. A voler essere maliziosi viene da chiedersi come mai non si siano comportati così negli ultimi 19 minuti contro la Roma, in linea teorica sarebbe stato più semplice reggere in quel finale e strappare un punto pure lì: evidentemente giovedì scorso erano ancora ‘in banana’ dopo il k.o. in extremis a Verona e il cambio in panchina, fatto sta che vederli così tanto ringalluzziti dopo appena tre giorni mi ha lasciato un po’ perplesso.

La rete regalata – A volte ti va bene, come a Roma per fare un esempio recente, ma quando perdi certi palloni il rischio di subire gol è altissimo e ieri l’Udinese ne ha approfittato. Peccato doppio perché in questo caso si trattava di una costruzione non troppo rischiosa, ma un passaggio non perfetto di Beukema e un controllo difettoso di Freuler hanno generato la frittata.

Il blocco mentale – La squadra si è sciolta solo quando non aveva davvero più niente da perdere, sotto di un gol e di un uomo. La sensazione è che a quattro giornate dal termine, con un obiettivo enorme a portata di mano, la tensione abbia giocato un brutto scherzo ai ragazzi, giovani e meno giovani: ritmi lenti, tanti errori, squadra a tratti quasi paralizzata, quando invece ce l’aspettavamo galvanizzata dal successo dell’Olimpico. Parlo per esperienza personale sul campo, nel mio piccolo: qualche volta anche le emozioni positive, come quelle derivanti da un traguardo vicino o da uno stadio gremito con tanto di coreografia, ti possono appesantire e bloccare, le gambe non girano e si fa addirittura fatica a rompere il fiato. I giocatori li ho visti tutti così, eccetto Saelemaekers che già nel primo tempo aveva lanciato qualche segnale positivo, poi però sono stati bravissimi a scrollarsi di dosso la pressione e tornare quelli di sempre.

Lo scetticismo verso Corazza – Non comprendo il continuo sorprendersi di molti tifosi riguardo all’impiego di Corazza, che è un giocatore del Bologna, fa parte del gruppo fin dallo scorso agosto e rientra fra le opzioni a disposizione dell’allenatore, non è il primo che passa per la strada. Peraltro era già entrato nel finale a Empoli e aveva fatto ampiamente il suo, conquistando la vittoria insieme ai suoi compagni. La stessa cosa è avvenuta ieri, con Thiago che non si è fatto spaventare dall’inferiorità numerica e non ha inserito un altro difensore, ma anzi ha abbassato Aebischer e ha inserito un terzino con caratteristiche più offensive rispetto a Posch. Si è preso qualche rischio ma è stato coerente: il mister gioca sempre per vincere, mai per non perdere.

Pepè Anaclerio

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Foto: Getty Images (via OneFootball)