Bologna-Roma: ecco le note liete dolenti (di quelle liete neanche l’ombra) in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.
Il Bologna sta attraversando il primo momento davvero critico da quando è arrivato Mihajlovic. Per citare un adagio che lui stesso ha ripetuto più volte nelle ultime settimane, «non ci vuole un ingegnere nucleare» per capire che si è generata qualche incomprensione tra lui e la società. Ormai ogni volta che il serbo apre bocca insiste nel ribadire che l’organico a sua disposizione non è all’altezza e che gli manca un centravanti, e i ragazzi non possono che percepire – e subire – l’atmosfera che si crea.
Per quanto le due situazioni non siano paragonabili, il match di ieri ha molte attinenze con l’ormai celebre sconfitta interna col Frosinone che costò il posto a Pippo Inzaghi. L’allora tecnico rossoblù, nelle settimane precedenti a quell’incontro, aveva ammesso più volte di attendere rinforzi sostanziali dall’imminente mercato di gennaio, poiché gli uomini di cui aveva potuto disporre nella prima parte dell’anno non erano sufficienti per risalire la china.
Parallelismi a parte, sulla disfatta di ieri c’è ben poco da dire dal punto di vista tecnico-tattico, perché un primo tempo del genere ha ben altra origine. Passino le tante assenze e il valore dell’avversaria, ma una squadra non disputa 45 minuti del genere se non ci sono a monte dei problemi d’altra natura. Ora come ora i giocatori sono scollegati dal proprio allenatore (che altrimenti non li porterebbe in ritiro), ed è probabile che questo distacco sia cominciato con la conferenza stampa fatta dal mister prima della sfida contro l’Inter.
Capisco solo adesso come sia stato, quello, il primo segnale del malessere di un tecnico a cui sembra che ormai il Bologna inizi a stare stretto. Pare che da qualche tempo Sinisa stia guidando i rossoblù perché obbligato, non perché entusiasta, e ne sono testimonianza la recente uscita su Ibañez («in un certo senso posso capirlo: con tutto il rispetto per il Bologna è andato a fare il titolare nella Roma» e i commenti a margine delle dichiarazioni di Saputo, che invece era stato abile nella sua comunicazione da ‘padre di famiglia’ a difendere pubblicamente il lavoro dei suoi dipendenti, relegando eventuali critiche alla sfera privata.
Si sente che Mihajlovic è arrabbiato e deluso, ma sbaglia a scegliere di manifestarlo ogni volta. Lui ad esempio può anche pensare, in cuor suo, di non avere responsabilità per la gara con la Roma, ma è clamorosamente sbagliato che scelga di renderlo pubblico: a chi giova? Questa società ha sempre sostenuto il suo allenatore senza se e senza ma, oltre a non abbandonarlo nel periodo della malattia, e non merita di essere messa in imbarazzo da dichiarazioni che potrebbero essere evitate.
Comunque, per quanto il clima attuale non sia dei migliori, non credo che la situazione sia irreversibile: in fondo questa è la primissima volta che il BFC di Sinisa palesa problemi che vanno oltre alle dinamiche di campo. Purtroppo da qualche settimana Mihajlovic è più impegnato a lanciare messaggi durante le conferenze stampa (incomprensibile, in tal senso, il richiamo alla cessione di Bani: perché adesso e non a mercato ancora aperto?) che a fare ciò che gli riesce meglio, ovvero il suo lavoro, ma non dobbiamo dimenticare che quando subentrò a Inzaghi fece rendere al meglio una rosa molto simile a quella attuale. È il momento che il mister capisca che per risollevare il gruppo deve inventarsi qualcosa che prescinda dalla tattica e dagli interpreti. E se insisto su di lui è perché, a differenza della grandi squadre, che in caso di necessità sanno vincere anche da sole, il Bologna non può prescindere dalla differenza che il suo allenatore sarebbe in grado di fare.
Pepè Anaclerio
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