Bologna-Lazio 0-0: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.
PRO
L’ottimo pareggio (che va persino stretto) – È stata una serata positiva, abbiamo ammirato una bella squadra, solida e che sa giocare bene a calcio. Il Bologna ha una personalità ben definita, che gli è stata trasmessa dal suo allenatore, e ha subito reagito al passo falso di Torino: il pareggio ci può stare ma forse va addirittura stretto ai rossoblù, che ai punti avrebbero meritato qualcosa in più. Ad ogni modo parliamo di una buonissima prestazione: in passato, al termine di una partita del genere, avremmo tutti tirato un bel sospiro di sollievo per aver strappato un pareggio, mentre ieri personalmente ho provato un po’ di rammarico per la mancata vittoria, e questa per me è la dimostrazione che un primo salto di qualità è già stato compiuto.
Il miglior Barrow della stagione – Da parecchio tempo Barrow non giocava così bene per tutti i novanta e passa minuti, terminando persino la partita in crescendo. Mi ha stupito il suo atteggiamento, spesso si è detto che è un ragazzo molto timido ma ieri l’ho visto esaltarsi e persino incitare la folla. Gli sta mancando il gol (peccato per quello annullato contro l’Inter), ma se continuerà così sono sicuro che arriverà presto.
La prova dei titolari, l’apporto dei subentrati – Skorupski anche ieri ha mantenuto un livello di prestazione alto, Cambiaso e Schouten hanno fatto una grande gara e mi è piaciuto molto pure Moro. Ma tutti hanno giocato davvero bene, di insufficienze neanche l’ombra. Riguardo ai subentrati, Medel ha garantito come sempre sicurezza, mentre riguardo al giovane Pyythia penso che sia un bel segnale la fiducia che il mister gli sta dando: Motta vede i ragazzi tutti i giorni in allenamento ed evidentemente ritiene sia giusto concedergli spazio.
CONTRO
Il nodo Arnautovic – La manovra del Bologna è fluida e il calcio proposto è moderno e piacevole da guardare, l’unica pecca è la fatica che la squadra fa a concretizzare, perciò non posso non parlare di ciò che sta succedendo con Arnautovic. Si tratta del giocatore più talentuoso in assoluto, l’elemento a mio parere mancante per far arrivare a dama la squadra, ma a quanto pare Motta non la vede così e c’è da chiedersi il perché. Che sia iniziato tutto da quell’ingresso di Marko contro il Monza, quando ha rimediato un’ammonizione ingenua pur consapevole di essere diffidato? Non lo sappiamo, e non ci sarebbe nulla di strano se i due semplicemente non fossero compatibili a livello caratteriale, ma in tal caso entrambi dovrebbero fare un passo indietro per il bene del club. Poi certo, per quanto riguarda la scuola di pensiero Thiago appartiene a quegli allenatori che di una punta di peso forse farebbero anche a meno, ma l’attuale gestione di ‘Arna’ lascia comunque interdetti. Il mister finora ha sbagliato pochissimo, sta riuscendo a rigenerare elementi che nella prima parte della stagione erano in grande difficoltà (si pensi a Barrow e Cambiaso), e quindi ora deve trovare la chiave per reinserire l’attuale capocannoniere della squadra. Questo Bologna necessita di una prima punta, e senza nulla togliere a Zirkzee è naturale che il titolare sia Marko. A tal proposito, anche la versione secondo cui l’olandese starebbe trovando più spazio perché si allena ad un ritmo più alto mi lascia perplesso, è nell’ordine delle cose che un giovane dia il massimo e che un veterano scelga di gestirsi e lavori diversamente. Quale che sia l’effettiva ragione per cui Motta sta lasciando fuori il suo miglior attaccante, bisogna sperare che i due trovino presto un punto d’incontro, perché Arnautovic al Bologna serve come il pane.
I dibattiti troppo incentrati sugli allenatori – Ci tornerò più avanti in maniera approfondita, intanto però voglio accennare ad un tema che mi sta a cuore. Il racconto del calcio da diversi anni ha preso una piega strana, si parla sempre di più degli allenatori e sempre meno dei giocatori, come se poi non fossero questi ultimi a determinare le partite (nel bene e nel male). La figura del mister è sicuramente cambiata rispetto al passato, ma non bisogna mai dimenticare che in campo ci vanno i calciatori e che sono loro i veri protagonisti. Relativamente alla querelle Motta-Arnautovic, ad esempio, si sta ponendo la lente d’ingrandimento sulla filosofia del tecnico, sulle sue idee e sulla legittimità delle sue decisioni come se fosse normale che il miglior giocatore di una squadra debba rimanere confinato in panchina. Va ritrovato il senso delle proporzioni, perché un allenatore non può mai diventare più importante di chi scende sul rettangolo verde.
Pepè Anaclerio
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