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Godetevi questa Nazionale, specchio di un movimento malato. Noi (e Yakin) ci godiamo il Bologna

Godetevi questa Nazionale, specchio di un movimento malato. Noi (e Yakin) ci godiamo il Bologna

Ph. Getty Images

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Non è stata una sconfitta ma un vero e proprio k.o. tecnico. Questo pomeriggio a Berlino un’ottima Svizzera ha surclassato sul piano della prestazione e battuto 2-0 l’Italia, eliminandola da Euro 2024 negli ottavi di finale: uno spettacolo così avvilente, peraltro dopo un girone mediocre e superato con tanta fortuna, non si vedeva dal Lippi-bis del 2010, dal Mondiale brasiliano del 2014 con Prandelli o dall’era Ventura, scegliete voi. Partita pressoché perfetta, invece, quella degli uomini di Murat Yakin, che da c.t. lucido e intelligente ha dimostrato di avere le idee chiare prima al momento delle convocazioni e poi in fase di preparazione e gestione dei match, affidandosi innanzitutto al blocco di una delle migliori squadre d’Europa nell’ultima stagione, il nostro Bologna. Oggi è stato in primis Remo Freuler a ripagarlo con una prestazione maiuscola al fianco di un regale Xhaka, coronata dal gol del vantaggio al 37′ grazie ad un perfetto inserimento con stoccata volante su cross di Vargas. Vargas che poi, in avvio di ripresa, ha completato l’opera con un bellissimo tiro a giro dal limite su appoggio di Michel Aebischer, pure lui sugli scudi insieme all’altro felsineo Dan Ndoye.
Seppur con l’attenuante di aver ereditato in corsa una Nazionale di rara modestia, fin qui non può che essere definita molto negativa la gestione del c.t. Luciano Spalletti, apparso in totale confusione nel corso del torneo e che questa confusione l’ha evidentemente trasmessa ai suoi ragazzi: prima l’idea di dominare il gioco in stile Napoli (auguri…), poi una lista di convocati e alcune prove in amichevole che facevano pensare all’utilizzo del 3-4-2-1 o del 3-5-2, infine la scelta di affidarsi ad una sorta di ibrido che ha prodotto il vuoto cosmico. Unici a salvarsi il capitano Donnarumma, che ha parato tutto il parabile, e il nostro Riccardo Calafiori (oggi peraltro assente per squalifica), giovane gigante in un gruppo di nanerottoli. E il pensiero, non da tifosi del Bologna (dunque di parte) ma da giornalisti che conoscono bene questi giocatori, va a Riccardo Orsolini e anche a Giovanni Fabbian, che in termini di qualità e stato di forma sarebbero sembrati Bruno Conti e Marco Tardelli dentro un tale contesto. Battute a parte sarebbero serviti, sarebbero serviti eccome.
In fin dei conti, però, va bene così. Dispiace appunto per Calafiori (sperando non si sia montato la testa), ma è giusto che questo calcio italiano senza capo né coda, che non sa costruire nulla o che peggio non è interessato a modificare lo status quo, che vive di trionfi roboanti ma episodici e dalle basi fragili, che si prostra dinnanzi a Juventus, Inter e Milan, che sopravvaluta ed esalta i mediocri se militano nella squadra ‘giusta’, che vede la Nazionale come un fastidio, a cui non interessa niente di riforme ed equità (ciò di cui parla spesso un altro componente del BFC, l’a.d. Claudio Fenucci), dunque di una reale crescita dell’intero movimento, riceva quello che merita. Adesso questa gente si goda i soliti tre mesi di patetici processi che non condurranno da nessuna parte, si goda gli immancabili soloni con in tasca soluzioni rivoluzionarie (scommettiamo che la colpa sarà degli stranieri, dei vivai o della Serie A a 20 squadre?), i ghirigori dialettici di Spalletti e le inutili scuse di Gravina. Noi (e il buon Yakin) ci godiamo il Bologna e i suoi brillanti interpreti.

Simone Minghinelli

serie a a 18, giovanili, stranieri

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Foto: Getty Images (via OneFootball)