Se c’è una cosa positiva da sottolineare relativamente a questi ultimi giorni, pieni di difficoltà e polemiche, è il modo in cui il Bologna ha difeso i propri interessi e l’onore di un’intera città, dopo che giovedì sera si era ritrovato tra capo e collo la decisione del sindaco Matteo Lepore di non far disputare il match di campionato tra i rossoblù e il Milan. Milan che nella persona del presidente Paolo Scaroni ha premuto forte sulla sempre rivedibile Lega Serie A affinché la gara si giocasse comunque, al Dall’Ara a porte chiuse o in campo neutro, sempre senza pubblico (Como, Empoli e Verona le opzioni messe sul tavolo), ma ha poi dovuto fare i conti con la tenacia dell’amministratore delegato felsineo Claudio Fenucci.
Niente porte chiuse, nemmeno al Dall’Ara (su cui comunque Lepore non ha mai cambiato idea), per tutelare il diritto della squadra a giocare in casa col suo pubblico e i tanti tifosi che avevano acquistato il biglietto (peraltro con metà dell’incasso da destinare alla raccolta fondi per gli alluvionati). E niente soluzioni alternative, tutte abbastanza risibili (specie quella del Sinigaglia, a 50 km da Milano), che avrebbero costretto i ragazzi di Italiano a sobbarcarsi anche una trasferta. Fenucci, pur con la consueta signorilità, ha tenuto duro e non si è fatto mettere i piedi in testa da nessuno, perché un calendario intasato (del resto se si continua con la Supercoppa in Arabia a gennaio…) e la squalifica di due titolari (Theo Hernandez e Reijnders salteranno il Napoli) non possono valere più di una partita disputata in maniera regolare. E soprattutto del rispetto dovuto a chi, a due passi da un meraviglioso rettangolo verde, sta provando a liberarsi del marrone lasciato dal fango.
Simone Minghinelli
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Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)