‘Il Muro’ non crolla mai: Soumaoro è davvero forte (e andrebbe sottolineato di più)
Dai gol d’autore di Arnautovic alla garra di Medel, dalla consacrazione di Dominguez ai guizzi di Orsolini, passando per l’esplosione di Ferguson e Posch e la riscoperta di Aebischer. Senza dimenticare il riscatto di Thiago Motta, capace in un mese di trasformare i fischi in applausi. Sono tanti i protagonisti e le storie finiti in copertina a Bologna durante queste ultime piacevoli settimane ma non solo, anche nelle stagioni precedenti quando le cose andavano più o meno bene. Tutti tranne uno, Adama Soumaoro. Sarà forse per i suoi modi spicci, sarà per il suo carattere apparentemente schivo, sarà per quei controlli di palla talvolta da brividi o per quelle due-tre espulsioni evitabili che ogni anno lo mettono in cattiva luce, fatto sta che le indubbie capacità di ‘Adam 5′, come recita la sua maglia, sono passate troppe volte sotto silenzio.
Nel capoluogo emiliano Soumaoro sembra aver trovato la sua dimensione, forse un po’ stretta visto il potenziale che lo accompagnava fin da ragazzino, ma comunque di buon livello, specie considerando i due tremendi infortuni al tendine d’Achille patiti nel 2014 e nel 2017. E poi, per chi ama questo tipo di collegamenti, il suo approdo sotto le Due Torri sembrava scritto nel destino: nato il 18 giugno 1992 a Fontenay-aux-Roses (periferia sud di Parigi) da genitori maliani, da adolescente ha vestito per due stagioni i colori del Boulogne (club di Boulogne-sur-Mer), passando quindi al Lille (di cui è diventato anche capitano) e ritrovandosi infine nel 2020 in Serie A con la casacca del Genoa, segnando la sua prima rete italiana proprio al Dall’Ara. Quando si dice i casi della vita…
Bravo dodici mesi dopo Riccardo Bigon a cogliere l’opportunità, prelevandolo dai francesi in prestito con diritto di riscatto fissato ad appena 2 milioni, e bravo Adama a ritrovare subito il feeling col nostro calcio, dimostrandosi un formidabile marcatore e smentendo più volte la storiella che vorrebbe un difensore professionista in difficoltà nel passare da una linea a tre ad una a quattro e viceversa: per info chiedere ai vari Danilo, Medel e ora Lucumí, che in lui hanno sempre trovato un alleato prezioso, o a Mihajlovic, che all’inizio dello scorso campionato lo aveva panchinato per ragioni ‘linguistiche’ ma lo ha poi ripescato per ridare stabilità al reparto e alla squadra. La realtà è che ci sono difensori forti e meno forti e il franco-maliano, 61 presenze fin qui col Bologna, fa sicuramente parte del primo gruppo. Far breccia nel ‘Muro’, come amano chiamarlo i tifosi rossoblù, non è semplice (lo sanno bene gli attaccanti avversari), ma adesso anche per Soumaoro è arrivato il momento di sorridere e prendersi i meritati complimenti. Quelli che avremmo dovuto rivolgergli un po’ più spesso.
Simone Minghinelli
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Foto: Getty Images (via OneFootball)