Napoli campione, Cremonese e Samp quasi in B: tutto il resto è da decidere. Dentro e fuori dal campo
Il traguardo è vicinissimo: 33 anni dopo l’ultimo trionfo targato Maradona, il Napoli sta per laurearsi nuovamente campione d’Italia. Il terzo scudetto della storia partenopea porterà la firma del presidente De Laurentiis, del d.s. Giuntoli ma soprattutto del tecnico Spalletti, che alla guida di uno straordinario gruppo di giocatori ha sbaragliato la concorrenza fin dall’avvio. Di recente Osimhen e compagni hanno attraversato un periodo di calo, culminato nell’eliminazione dalla Champions League per mano del Milan, ma si sono subito rialzati e battendo la Juventus 1-0 all’Allianz Stadium (gol del bolognese Raspadori) hanno di fatto chiuso ogni discorso: la matematica certezza del tricolore potrebbe arrivare già nel 32° turno, con addirittura 6 giornate d’anticipo.
Sul secondo gradino del podio, un po’ a sorpresa ma con pieno merito, c’è la Lazio di Sarri, che ha sfruttato l’uscita dalle competizioni europee per accelerare in campionato. Se si esclude la sconfitta di domenica scorsa contro il Torino, nel 2023 i biancocelesti hanno mantenuto un ottimo rendimento e, malgrado un organico meno nutrito rispetto alle altre big, sono sempre rimasti ai piani alti della classifica, proponendo un calcio a tratti spettacolare. Non si può certo dire la stessa cosa della Juventus, di nuovo terza grazie alla ‒ temporanea ‒ restituzione dei 15 punti di penalità inflitti a gennaio dalla Corte Federale d’Appello, ma poco convincente sul campo e con la spada di Damocle della giustizia sportiva a pendere sulla propria testa: tra i due filoni legati alle plusvalenze fittizie e quello sulla cosiddetta ‘manovra stipendi’, è difficile pensare che nella prossima stagione i bianconeri potranno disputare le coppe.
Meglio del consueto la Roma, attualmente quarta e in semifinale di Europa League (al pari della Juve), trascinata dal solito incontenibile Mourinho e dalla classe di Dybala. Male in Serie A ma molto bene in ambito continentale il Milan (quinto) e l’Inter (sesta), che rischiano di rimanere fuori dalle prime quattro posizioni ma intanto si sfideranno nel penultimo atto della Champions in un doppio derby ad alta tensione. Settima è l’Atalanta, che per il momento si è ripresa un posto tra quelle che un tempo venivano definite ‘le sette sorelle’, nonostante un’altra annata fatta di alti e bassi, mentre in ottava piazza c’è il nostro Bologna: nella 31^ giornata i ragazzi di Motta sono caduti 2-1 a Verona, ma il percorso che stanno portando avanti (sul piano sia del gioco che dei risultati) è da applausi e chissà che nel rush finale, col rientro del lungodegente Arnautovic, non ci sia margine per una rimonta europea proprio sugli orobici.
La lista delle contendenti per un eventuale ingresso in Conference League (molto dipenderà dalla situazione della Juventus e dalla vincitrice della Coppa Italia) è però lunga e include anche Udinese, Fiorentina, Torino, Monza e Sassuolo: i friulani sono stati la rivelazione del girone d’andata, poi si sono arenati e adesso hanno ritrovato slancio; discorso inverso per i neroverdi, in rimonta quantomeno fino all’ultimo sonoro stop di Salerno (3-0); la Viola ha pagato le fatiche europee (è in semifinale di Conference) ma ormai si è stabilizzata e almeno sulla carta resta la più attrezzata del lotto; il Toro, in leggera crescita, ha sostanzialmente deluso le aspettative di inizio stagione; infine i brianzoli della coppia Berlusconi-Galliani, che grazie alla brillante gestione di mister Palladino hanno raggiunto la salvezza senza alcun patema e ora possono sognare qualcosa in più.
Dato quasi per scontato che Cremonese (19 punti) e Sampdoria (17) scenderanno in Serie B, con la società blucerchiata peraltro vicina a portare i libri in tribunale, si può affermare che la lotta salvezza cominci dai 33 punti della Salernitana, rivitalizzata da Sousa dopo l’esonero di Nicola, e termini coi 26 del Verona. Al giro di boa l’Hellas sembrava spacciato, ma con Zaffaroni in panchina è via via riuscito a ritrovare compattezza e a rosicchiare terreno allo Spezia (27), passato dalle mani di Gotti a quelle di Semplici ma non in grado di allontanarsi in maniera definitiva dalla zona calda. Il Lecce (28), che ad un certo punto del campionato guardava più alla parte sinistra della classifica che non ai bassifondi, si è piantato di netto e adesso è chiamato a ripartire per non rischiare grosso, e lo stesso si può dire dell’Empoli, che però è a quota 32 e quindi un filo più tranquillo. Ammesso sia lecito parlare di tranquillità, dentro una bagarre che pare aver riservato i fuochi d’artificio per le ultime curve del tracciato.
Simone Minghinelli
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