Il primo mese della Serie A 2023-2024, iniziata il 19 agosto, è andato in archivio: un lasso di tempo assolutamente precoce per trarre conclusioni ed emettere sentenze ma, allo stesso tempo, sufficiente per poter evidenziare le conferme, le delusioni e alcune piacevoli sorprese emerse fin qui.
Per ora è un campionato a trazione meneghina. La classifica è infatti comandata a quota 15 dall’Inter, forte di un percorso netto e convincente: tanti meriti a Inzaghi, capace di sfruttare a pieno una rosa uscita dal mercato allungata nelle rotazioni necessarie per affrontare le tre competizioni. All’interno delle prime cinque giornate i nerazzurri possono annoverare anche lo scalpo del Milan (travolto 5-1), seconda forza con 12 punti. In estate i rossoneri hanno operato reinvestendo il ricavato della corposa plusvalenza Tonali e rivoluzionando in particolare il centrocampo: a mister Pioli il compito di amalgamare bene e ottenere dividendi da un organico potenzialmente intrigante. Per entrambe, fuori dai confini nazionali, non sarà comunque facile rientrare fra le migliori quattro d’Europa come lo scorso anno.
Terza forza del torneo, in barba ad ogni pronostico, è il Lecce (11 punti): miglior avvio di sempre in Serie A per la squadra salentina, assemblata da una ‘vecchia volpe’ come Pantaleo Corvino, con tante giovani scommesse low cost (da Rafia e Krstovic, da Kaba ad Almqvist) e puntando forte sulla voglia di rivalsa del tecnico D’Aversa. Un’isola felice che si gode un momento entusiasmante ed un preziosissimo bottino in ottica salvezza.
Appena fuori dal podio viaggiano a braccetto Juventus e Fiorentina (10 punti). Un solo impegno settimanale per la Vecchia Signora, condizionata dalle note vicende extra campo ed esclusa per un anno dalle competizioni UEFA: inevitabilmente il mercato ne ha risentito, con operazioni ridotte al minimo alla luce della situazione sul campo e di un inevitabile sguardo ai conti. Il posto dei bianconeri in Conference League è stato preso proprio dai viola, che puntano a fare strada su entrambi i fronti per migliorare il proprio piazzamento in campionato e magari mettere le mani sul trofeo sfuggito in finale lo scorso 7 giugno contro il West Ham.
Tra le prime sette continua a veleggiare, seppur in maniera discontinua, l’Atalanta (9 punti): ancora una volta gli orobici, guidati per l’ottava stagione di fila da Gasperini, proveranno a ricoprire il ruolo di guastafeste ai piani alti della classifica, oltre a cercare di fare più strada possibile in Europa League. Sta invece deludendo e non poco il Napoli, campione d’Italia in carica: appena 8 punti per i partenopei e la netta impressione che ripetersi sarà molto difficile. Una vera e propria patata bollente tra le mani di Garcia, chiamato ad operare con alle spalle l’ombra dello splendido lavoro svolto da Spalletti, che intanto ha preso il posto del dimissionario e in seguito ‘saudita’ Mancini sulla panchina della nostra Nazionale.
Non solo gli azzurri a quota 8, ma anche il Torino e il sorprendente Frosinone. I granata sono ripartiti da una rosa certamente costruita per stazionare nella colonna di sinistra e da un’identità di gioco ben precisa, mentre i neopromossi ciociari vedono premiati la scommessa Di Francesco, altro tecnico in cerca di rivalsa, e l’aver operato sul mercato con quelle famose idee che possono colmare risorse economiche-finanziarie non ingenti. Pure l’Hellas Verona del nuovo corso Baroni staziona a metà classifica (7 punti), una situazione ancor più rosea se si pensa che lo stesso bottino, nello scorso campionato, era stato raccolto non prima della 17^ giornata: obiettivo degli scaligeri è una salvezza con meno patemi, dopo quella conquistata l’11 giugno nello spareggio contro lo Spezia.
Calendario subito complicato per le emiliane Bologna e Sassuolo, attualmente a quota 6: Milan, Juventus e Napoli per i rossoblù, Atalanta, Napoli e Juventus per i neroverdi. Un avvio da far tremare i polsi ma entrambe le compagini, ancora in rodaggio dopo un’estate all’insegna del cambiamento, si sono fatte valere. Anche quest’anno molto passerà dalla potenza amplificatrice dei rispettivi allenatori, Motta e Dionisi, fedeli ad una base ‘giochista’ che abbini l’estetica ai risultati. Appena sotto troviamo Monza e Genoa (5 e 4 punti): qualche perdita importante in casa brianzola, assorbita da una formazione più fisica ridisegnata dalle sapienti mani di Palladino, mentre il debuttante Gilardino sta provando a caratterizzarsi per un calcio pratico ed essenziale volto a garantire meno affanni possibili al redivivo Grifone.
Se Napoli piange, la Capitale non ride, verrebbe da affermare parafrasando una nota espressione. Infatti a 5 punti c’è pure la Roma, e a 4 la Lazio. I due club sono accomunati dall’aver abbracciato numerosi volti nuovi (Lukaku, Paredes, Aouar e Renato Sanches da un lato, Guandouzi, Kamada, Isaksen e Rovella dall’altro, solo per citarne alcuni) e dall’aver gettato già parecchi punti contro le medie-piccole. La corsa ad un posto in Champions, quella che i biancocelesti stanno già disputando (i giallorossi vogliono invece rifarsi in Europa League), si è fatta impervia, con Mourinho e Sarri chiamati ad un super lavoro.
Nei bassifondi, infine, le quattro squadre ancora alla ricerca del primo successo, cominciando dai 3 punti di Salernitana e Udinese. I campani, irriconoscibili dopo una stagione a tratti brillante, sperano di recuperare rapidamente Dia, il loro bomber e giocatore simbolo, mentre è da monitorare la situazione dei friulani: nelle ultime 35 gare di Serie A sono arrivati solo 5 successi a fronte di 15 pareggi e 15 sconfitte, con mister Sottil sempre più in bilico. A quota 2 il Cagliari, che fatica tantissimo a creare e dunque a segnare: non semplice il compito assegnato al veterano Ranieri, visti anche i gravi infortuni di Lapadula e Rog e un mercato tutt’altro che esaltante. Per concludere, non in bellezza, l’avvio da incubo dell’Empoli, il peggiore nella storia del massimo campionato: 5 k.o. con 0 gol all’attivo. Il presidente Corsi ha allora provato a dare la scossa cambiando allenatore, da Zanetti all’ex Andreazzoli, ma la sensazione è che stavolta ai toscani servirà un mezzo miracolo per mantenere la categoria.
Simone Minghinelli
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