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Acquafresca: “Bologna merita solo il meglio, non aver fatto bene resta un dispiacere. Club e squadra possono crescere ancora, a Cagliari un match insidioso”

Acquafresca: "Bologna merita solo il meglio, non aver fatto bene resta un dispiacere. Club e squadra possono crescere ancora, a Cagliari un match insidioso"

Mario Carlini/Iguana Press/Getty Images (via OneFootball)

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Robert Acquafresca sbarca a Bologna nell’estate del 2011, durante la prima sessione di mercato targata Guaraldi. L’attaccante torinese, allora 24enne, ha già raccolto 135 presenze e segnato 35 gol in Serie A, 32 dei quali con la maglia del Cagliari, sicuramente la squadra in cui è riuscito ad esprimersi al meglio. Rimane sotto le Due Torri per cinque anni, arrivando a superare le 100 presenze ma aggiungendo al suo bottino soltanto 9 reti, 5 in A e 4 in B. Durante la sua permanenza, sulla panchina rossoblù si avvicendano diversi allenatori: Bisoli, Pioli, Lopez (con cui trova finalmente una certa continuità), Rossi e infine Donadoni, sotto la cui gestione finisce addirittura fuori rosa. In terra felsinea Robert si toglie qualche soddisfazione, ma in generale non riesce mai a ripetersi sui livelli di Cagliari, e col passare del tempo il rapporto con la piazza si logora. Nel gennaio 2017 scende in Serie B alla Ternana, poi nel 2017 vola in Svizzera, al Sion, ultimo club della sua carriera. Oggi Acquafresca ha 37 anni ed è uscito dal mondo del calcio, ma con un Cagliari-Bologna all’orizzonte è impossibile non pensare a lui. E allora oggi lo abbiamo intervistato per parlare un po’ della sua vita, delle due squadre e di un passato fortemente contraddistinto, nel bene o nel male, dal rosso e dal blu.

Robert, come procede la tua vita dopo aver appeso gli scarpini al chiodo? «Mi sono stabilito a Cagliari, la città di mia moglie. Terminata la carriera da calciatore ho continuato a fare quello che avevo già iniziato mentre ero in attività, ovvero investimenti immobiliari. Ho rilevato e rimesso a nuovo un’intera struttura, in uno di questi appartamenti ci vivo con la mia famiglia e i restanti li affittiamo».

Il Bologna lo segui ancora? Ti aspettavi un inizio di stagione così complesso? «Quando riesco guardo volentieri le partite e sì, mi aspettavo questo genere di difficoltà perché è arrivato un nuovo allenatore e il mercato ha cambiato abbastanza faccia alla rosa, inoltre il recente passato è pieno di squadre che ci hanno messo un po’ per abituarsi ai due impegni settimanali: ora sta a mister Italiano e alla squadra reagire. Comunque, vista la forza della proprietà Saputo e la bravura del direttore tecnico Sartori, a mio avviso il migliore in Serie A, rimango convinto che il Bologna possa via via replicare quanto fatto in questi ultimi anni dall’Atalanta».

Come hai visto i rossoblù in Champions? Ritieni ci sia margine per agganciare i playoff? «Sin qui il Bologna ha affrontato avversarie di alto o altissimo livello, e mi riferisco in particolare alle due inglesi, ma nonostante ciò se l’è sempre giocata e deve proseguire così. Ad oggi, in Europa ma anche in campionato, ha raccolto meno di quanto meritasse, ma il calcio è una ruota che gira e vedrete che man mano saprà restituire qualcosa. Centrare i playoff è obiettivamente difficile perché comunque parliamo di una squadra alla prima esperienza nella Champions moderna, peraltro con un nuovo formato, ma bisogna crederci e provarci fino in fondo».

Martedì la sfida di Cagliari, campo storicamente ostico per il BFC: in che momento sono i ragazzi di Nicola? «L’ultima gara del Cagliari, quella persa 2-0 venerdì a Udine, è stata pesantemente condizionata dall’espulsione di Makoumbou, che ha complicato lo scenario e aperto la strada ai friulani. In ogni caso i sardi sono in netta ripresa, l’unica partita davvero sbagliata è stata quello interna contro l’Empoli del 20 settembre (terminata 0-2, ndr): soprattutto in casa, dove cercheranno come ogni anno di costruire la propria salvezza, sono tosti e non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno».

Tornando al Bologna, ti rivedi un po’ nella situazione di Dallinga? Stessa età di quando arrivasti tu, un curriculum importante, il cartellino del prezzo e tante aspettative addosso… «Ci può essere qualche punto di contatto ma direi che le aspettative e le pressioni su di me fossero maggiori, e anche il mio vissuto era diverso: arrivai sotto le Due Torri dopo aver ricevuto richieste da parte di squadre come Lazio e Napoli e a 24 anni, a livello di gol segnati in Serie A (35, ndr), solo Totti, Del Piero e Di Vaio avevano fatto meglio di me. Poi purtroppo le cose non sono andate affatto come avrei voluto».

Cosa non ha funzionato nel ‘progetto Acquafresca’, quello che doveva portarti a diventare l’erede di Di Vaio? «Non cerco scuse, a Bologna c’era tutto per fare bene: piazza importante, città splendida, tifoseria calda, affettuosa e abituata bene. Noi calciatori professionisti dobbiamo cercare di reagire in maniera equilibrata sia alle critiche che ai complimenti, altrimenti è meglio cambiare mestiere. Io non sempre ci sono riuscito e sono veramente dispiaciuto per il modo in cui si è sviluppato il mio percorso in maglia rossoblù».

Entrando più nel dettaglio? «La prima stagione, alle spalle di Marco, nel complesso andò anche bene, poi in estate l’arrivo di Gilardino nell’ultimo giorno di mercato mi complicò le cose: è normale che tra Acquafresca e Gilardino giochi titolare quest’ultimo. Così a gennaio del 2013 provai ad andare in prestito al Levante, in Spagna me la cavai discretamente ma una volta rientrato a Casteldebole il rapporto con mister Pioli non era più lo stesso e da lì in avanti non mi sono più ritrovato. Pioli l’ho rivisto l’anno scorso, quando ancora allenava il Milan, abbiamo avuto modo di parlare e chiarirci: è stato un bell’incontro».

Provo a strapparti un sorriso: la tua top 3 dei ricordi positivi a Bologna. «Sicuramente il gol segnato a San Siro nel 3-0 rifilato all’Inter il 17 febbraio 2012, dopo la doppietta di Di Vaio: fu una vittoria bellissima e un’emozione che ho vissuto poche volte, con tutti quei tifosi ad aspettarci fuori dal centro tecnico al ritorno. Poi la promozione in Serie A del 9 giugno 2015 al termine della doppia soffertissima finale contro il Pescara: neppure quella fu un’annata semplice per me, dato che venni messo due volte fuori rosa, ma riuscii a riscattarmi e a godermi a pieno una festa memorabile. Dulcis in fundo la mia prima rete con la maglia del BFC, il 16 ottobre 2011 a Novara: proprio quel giorno scoprii che sarei diventato papà, una delle gioie più grandi della mia vita».

Concludiamo con un tuo pensiero per Bologna e i bolognesi. «Innanzitutto mi auguro che in città e nei dintorni la situazione migliori, dopo i drammatici eventi dei giorni scorsi, questo è l’aspetto più importante. Malgrado le cose per me non siano andate bene, Bologna è una piazza che mi è rimasta nel cuore, un posto speciale pieno di bravissime persone: il club e i suoi tifosi meritano solo il meglio».

Riccardo Rimondi

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Foto: Mario Carlini/Iguana Press/Getty Images (via OneFootball)