Beukema: “Squadra forte, allenatore top e tifosi pazzeschi, è un Bologna difficile da battere. Io mi sono già ambientato, oltre ad evitarli voglio segnare il primo gol”
Sarà il suo sorriso contagioso, sarà l’affetto che fin da ragazzino lo lega alla nostra regione, saranno ancora di più le ottime prestazioni fornite al comando di una retroguardia difficile da scalfire, fatto sta che Sam Beukema ci ha messo davvero poco a conquistare i tifosi del Bologna e ad imporsi sul palcoscenico della Serie A. Qualità e intelligenza montate su un fisico da corazziere (188 cm per 77 kg), in estate il difensore centrale olandese nativo di Deventer è arrivato sotto le Due Torri col difficile compito di non far rimpiangere una colonna come Adama Soumaoro, e partita dopo partita ci sta riuscendo alla grande, prima in coppia con Jhon Lucumí e ora con Riccardo Calafiori. Una certezza pagata quasi 10 milioni di euro all’AZ Alkmaar (tra parte fissa, bonus e il cartellino di Denso Kasius), che però non ha deluso le aspettative e, ad appena 24 anni, dimostra di avere ampi margini di miglioramento. Nel suo futuro ci sarà probabilmente la Nazionale oranje, nel presente c’è un Bologna da condurre il più in alto possibile assieme ai suoi compagni e a mister Thiago Motta. Di tutto questo, e non solo, ne abbiamo parlato proprio con lui oggi a Casteldebole, intervistandolo in esclusiva.
Sam, come ci si sente dopo aver fermato anche l’Inter dopo Juventus e Napoli? «Risultati del genere aumentano la sicurezza e l’autostima di tutto l’ambiente, giocatori, staff, società e tifosi, significa che siamo difficili da battere. Abbiamo perso la prima col Milan ma la squadra era ancora in costruzione, adesso siamo imbattuti da sette giornate e vogliamo continuare così, migliorando ancora».
Già quattro gare a porta inviolata: attorno a te cambiano gli interpreti ma la difesa rimane di ferro… «Abbiamo perso elementi importanti come Kristiansen, Posch e Lucumí, ma in loro assenza i vari Calafiori, De Silvestri, Lykogiannis e Corazza hanno fornito delle ottime prestazioni e mantenuto alto il livello, rendendo orgogliosi quegli stessi ragazzi che ora sono ai box: meritano tanti complimenti. Stiamo dimostrando di essere una squadra nel vero senso della parola, tutti si fanno sempre trovare pronti quando chiamati in causa».
Pensate di avere i punti che meritate o, visti anche gli errori arbitrali, la classifica è un po’ bugiarda? «Eh, insomma (sorride, ndr)… Ci sono stati degli episodi discutibili, diciamo così, in primis contro Juventus e Monza, dispiace ma prevale l’orgoglio per avere superato in modo brillante degli esami molto difficili contro squadre davvero forti. Potevamo essere un po’ più su ma va bene così, non pensiamoci più e guardiamo avanti».
Tu non sembri aver accusato il salto dall’Eredivisie alla Serie A: come procede il tuo adattamento? «Benissimo, la mia fortuna è stata quella di essere arrivato qui all’inizio del mercato e aver potuto svolgere l’intera preparazione col gruppo. Ho preso atto che spesso si doveva giocare uomo contro uomo a tutto campo, specie contro le formazioni con tre o cinque difensori, e per me è stata una novità perché in Olanda non andavo oltre a singoli duelli in una porzione di campo che si esaurivano lì. Credo di aver già capito bene cosa il mister vuole da me e dalla squadra, e sono felice di poter giocare in un campionato prestigioso come la Serie A».
Tra i tanti, un aspetto su cui ti senti già sicuro e uno su cui sai di dover migliorare. «Mi considero una buona guida per i miei compagni di reparto, parlo molto con loro cercando di aiutarli con indicazioni precise, e dal mio percorso in Olanda mi sono portato dietro la rapidità nel giocare bene e rapidamente il pallone. Devo invece perfezionare il mio coinvolgimento negli schemi offensivi, così da rendermi più pericoloso quando vado a saltare sui calci piazzati, una qualità che ho sempre avuto e che voglio mettere in mostra anche qui».
Con voi difensori qual è il tasto su cui sta battendo maggiormente Motta in questo inizio di stagione? «La parola d’ordine è principalmente una: solidità. E del resto la solidità, la consistenza, è una delle doti principali che si richiedono ad un difensore, è fondamentale per avere continuità di rendimento come singoli e come reparto, non si può per esempio passare da un clean sheet al subire una goleada».
Raccontaci qualcosa di più sul mister e sul suo modo di allenare: secondo te perché viene ritenuto un predestinato? «In primis, e credo di parlare a nome dell’intero gruppo, lo rispettiamo tanto perché è stato un grande calciatore, ha giocato ai massimi livelli, la sua credibilità ci porta ad ascoltarlo in ogni istante con la massima attenzione, dalla sua bocca non esce mai una cavolata (sorride, ndr). Anche dalla panchina partecipa molto, come se fosse in campo con noi, e ha un’incredibile capacità di capire subito quando qualcosa non sta funzionando e correggerla a dovere: tatticamente è fortissimo. Ha tutte le caratteristiche per diventare un allenatore top, anzi, lo è già».
È ancora presto per azzardare previsioni, ma nello spogliatoio avete la sensazione di poter fare un grande campionato? «Quando sono arrivato a Bologna mi sono detto di voler aiutare la squadra a fare più punti dell’anno scorso (54, ndr), e come spiegavo queste prime partite ci hanno regalato ancora più fiducia e coraggio. Il potenziale della squadra è notevole, tutti i ragazzi sono molto competitivi e lo dimostrano in ogni allenamento, quindi la speranza è di riuscire a stare fra le prime sette-otto della classe, o comunque il più in alto possibile».
Quali sono i compagni con cui hai legato di più? «Per ovvie ragioni c’è una connessione speciale con gli olandesi Zirkzee, Van Hooijdonk ed El Azzouzi, e con Karlsson perché giocavamo insieme nell’AZ, però devo dire che mi trovo bene con tutti e non è una frase fatta, andiamo d’accordo sia dentro che fuori dal campo. Tra i tanti cito Ndoye, che è un tipo piuttosto divertente (ride, ndr)».
Beukema, Boadu, Karlsson, Kerkez, Koopmeiners, Reijnders, Stengs e tanti altri, tutti cresciuti o comunque emersi nell’AZ: si respira aria buona ad Alkmaar… «Pare proprio di sì (sorride, ndr)… Battute a parte, lavorano benissimo col settore giovanile, ogni anno vendono qualche pezzo pregiato e hanno subito diversi talenti pronti da inserire in Prima Squadra. Nel corso degli anni sono diventati un club di vertice ma la pressione è minore rispetto ad altre parti, così ai giovani vengono date numerose occasioni sia in campionato che nelle coppe europee: questa per loro è una grande palestra da cui escono più forti sul piano tecnico-tattico ma soprattutto caratteriale».
A proposito di Karlsson: tu che lo conosci bene lo stai vedendo in difficoltà o è semplicemente in fase di rodaggio dentro questa nuova realtà? «Penso sia tutto normale, considerando soprattutto che a differenza mia è arrivato a fine mercato. Jesper è entusiasta di essere qui e di aver raggiunto la Serie A, chiaramente gli è dispiaciuto rimanere in panchina per due match di fila ma è consapevole di dover fare di più. Le qualità non gli mancano, il talento nemmeno, e non ho dubbi che presto ci farà vedere ciò di cui è capace».
E Zirkzee in allenamento riuscite a fermarlo o vi manda al tappeto come ha fatto con la difesa interista? «Dobbiamo fermarlo, assolutamente, è un caro amico ma non gli regalo niente (ride, ndr). A volte ci riusciamo, altre no, ma sia noi che lui spingiamo al massimo e alziamo il livello delle sedute, questo è l’aspetto che conta di più. Joshua ha davvero tutto per diventare un centravanti di caratura internazionale, deve continuare così e non accontentarsi mai».
La concorrenza è di alto livello, ma tra i tuoi obiettivi c’è anche la conquista di un posto nella Nazionale olandese? «Sì, è un obiettivo ma non a breve termine, per il momento è più un sogno. Adesso per me l’unica cosa che conta è giocare e fare bene col Bologna, solo così le mie chance di convocazione potranno aumentare. Devo essere realista, oggi nei Paesi Bassi ci sono tanti difensori centrali molto forti come Van Dijks, Aké, De Vrij, De Ligt e Timber, io non posso far altro che provare a migliorare sempre di più e poi si vedrà».
Due piccole curiosità: il perché del numero 31, che già indossavi nell’AZ, e il tuo idolo calcistico, o comunque il tuo modello di riferimento. «Il 31 deriva dai Go Ahead Eagles, la squadra della mia città natale Deventer, ho debuttato con quel numero e da lì non l’ho più cambiato. Il mio modello è Ruben Dias, lo ritengo uno dei migliori in circolazione, la perfetta espressione del difensore centrale moderno: forte, solido, bravo palla al piede, intelligente, è un piacere osservarlo all’opera col Manchester City».
Oltre a vincere partite su partita a FIFA, cos’altro ti piace fare nel tempo libero? «In effetti ogni volta che riesco mi collego coi miei amici in Olanda, indosso le cuffie e scattano le sfide a FIFA. A parte questo, quando non ci alleniamo giro un po’ per Bologna, ho già avuto modo di apprezzarne la bellezza e la storia, è un piacere viverci. Per il resto ascolto parecchia musica e vado a lezione di italiano, che è la cosa più importante».
Hai già un piatto preferito? «Amo la pasta al ragù. E poi mi piace la piadina, anche se non è proprio bolognese… (ride, ndr)».
Infatti sappiamo che conosci bene Riccione, dove tua mamma Desi ha lavorato per dieci anni: che ricordi conservi delle estati in Romagna? «Quelli di un ragazzino che amava il mare e ogni giorno non vedeva l’ora di andarci con tutta la famiglia, mi divertivo parecchio. I miei genitori hanno ancora un appartamento lì e a volte ci vado, Riccione è un po’ la mia seconda casa».
Papà Menno, invece, è anche il tuo agente: che rapporto hai con lui? «Un legame forte, speciale, sono contento che si occupi di me anche come agente. Fa questo lavoro da quattro anni, non è un mestiere semplice ma ha dei soci che lo supportano e seguono anche me, compongono un ottimo team. Lo vedo felice perché so quanto ama il calcio, e grazie alla sua professione ha la possibilità di vedere dal vivo numerose partite».
Per concludere, un saluto ai tifosi e una domanda facile: quando segnerai il tuo primo gol con la maglia rossoblù? «Spero già la prossima settimana contro il Frosinone… Ma il mio compito principale è quello di difendere la nostra porta: Skorupski in particolare detesta prendere gol e ha appeso un foglio dentro al suo armadietto, tiene aggiornato il conto dei match a porta inviolata (sorride, ndr). Quanto ai tifosi, posso solo dire che non avevo mai avvertito una passione del genere, sono pazzeschi! In casa ma anche in trasferta, non ci lasciano mai soli nemmeno per un minuto. Io e i miei compagni siamo onorati di giocare per loro, c’è una connessione incredibile e lo testimonia la foto che abbiamo fatto sotto la curva dopo la vittoria sull’Empoli, ci tenevamo a festeggiare insieme a loro: speriamo sia solo la prima di tante belle immagini».
Guai a sottovalutare il Frosinone eh… «Assolutamente no, specie adesso che sono pure davanti a noi in classifica. E poi in un campionato come la Serie A le partite facili non esistono. In ogni caso, conoscendo mister Motta, è impossibile che accada (ride, ndr)».
Simone Minghinelli
© Riproduzione Riservata
Foto copertina: Getty Images (via OneFootball)