In carriera 64 presenze e 3 gol con la prestigiosa maglia numero 10 del Bologna, sua squadra del cuore, che ha condotto in Serie A da protagonista nella stagione 2007-2008 e contribuito a salvare nelle due successive, adattandosi anche nell’insolito ruolo di terzino. Per analizzare il percorso in campionato e il momento attuale dei rossoblù, reduci dal bel successo di Parma e attesi stasera dalla sfida casalinga contro il Benevento, altro club in cui ha militato (nel 1996-1997 in C2), abbiamo contattato Davide Bombardini.
Davide, che impressione ti ha fatto il Bologna al Tardini? Prima del match c’era molta preoccupazione… «Impressione ottima, vista la netta vittoria fuori casa e una partita mai in discussione. E poi era un derby, noi tifosi queste soddisfazioni ce le prendiamo sempre volentieri (ride, ndr). Sono contento per il risultato e la prova convincente, ma in tutta sincerità ero e sono tranquillo riguardo al discorso salvezza: è vero che nel calcio può succedere di tutto, specie in un campionato anomalo come quello che stiamo vivendo, ma con questa squadra e Mihajlovic non penso che la permanenza in A sia da mettere in discussione. Poi certo, ad inizio stagione le aspettative erano altre ed è comprensibile che ora qualcuno storca un po’ il naso, ma c’è ancora un intero girone da giocare».
Fin qui i felsinei non hanno mai fallito gli appuntamenti delicati, i crocevia decisivi. Ma adesso bisogna trovare continuità. «È vero, e infatti sulla carta anche quella di Parma era una gara insidiosa, contro una squadra con l’acqua alla gola e reduce da un mercato di riparazione corposo. Eppure, il Bologna l’ha fatta sembrare facile, aggredendo gli avversari fin dalle prime battute e restando lucido in ogni frangente. Però è altrettanto vero che non può bastare, a partire da oggi deve cominciare un campionato diverso, fatto appunto di continuità e maggiore serenità».
All’andata tante occasioni sciupate dai rossoblù e vittoria del Benevento con un solo tiro in porta, stasera che partita ti aspetti? «Sinisa, come al solito, farà di tutto per vincere, se la giocherà a viso aperto senza alcun calcolo. Invece credo che a Pippo un pareggio in trasferta potrebbe andare benissimo, quindi penso che loro si metteranno sulla difensiva belli compatti e proveranno a vedere cosa succede. Anche se i valori in campo sono differenti, la classifica racconta di una sfida equilibrata: lo dissi a settembre e lo ripeto a maggior ragione adesso, secondo me il Benevento riuscirà a salvarsi».
A proposito di salvezza, stavolta non è per niente facile individuare le tre che retrocederanno… «Le ultime stagioni ci hanno portato a pensare a delle neopromosse condannate in partenza, invece quest’anno il Benevento, lo Spezia e pure il Crotone, nel suo piccolo, stanno dando filo da torcere a chiunque: è merito loro se come squadre più blasonate come Cagliari, Parma e Torino stanno rischiando grosso. Un po’ a tutti i livelli è in atto una bella lotta e regna l’incertezza: per lo scudetto non c’è più solo la Juventus ma anche le milanesi, e per il quarto posto sono il lizza le romane, il Napoli e l’Atalanta. Meglio così, un campionato avvincente e combattuto ha sicuramente più appeal, peccato solo per gli spalti vuoti».
Lo spettacolo del calcio al tempo del COVID, una vera tristezza. «Già vedere le partite in televisione con gli stadi deserti non è bello, figuriamoci giocarle. Mi metto nei panni dei calciatori: io in carriera avrò disputato quattro o cinque match a porte chiuse e il clima era surreale, figuriamoci abituarsi ad un intero campionato così. Mi sembra che si sia persa buona parte della tensione, dell’adrenalina tipica di questo sport, e infatti certi risultati strani stanno diventando la regola. Il fattore campo non esiste più, cosa che per alcuni è uno handicap ma per altri, paradossalmente, un vantaggio: penso al Bologna, che non può contare sul sostegno incondizionato e la spinta fino all’ultimo secondo dei suoi tifosi, o ad altre squadre in piazze meno indulgenti e attualmente in difficoltà, che sarebbero ricoperte di fischi al primo passaggio sbagliato».
Tornando proprio al BFC, qual è il tuo giudizio su Barrow? Può diventare un ottimo centravanti? «Barrow ha solo 22 anni, non è ancora nella fase della maturità e della piena consapevolezza. Come ragazzo ne sento parlare benissimo e credo abbia un talento incredibile, che però adesso tira fuori solo a sprazzi, a fiammate. Anche per lui vale il discorso fatto per la squadra: deve trovare continuità. Il Bologna ha speso tanto per acquistarlo e giustamente si aspetta tanto, io sinceramente nella sua definitiva esplosione ci credo molto, ha tutto per diventare un top player. Riguardo allo spostamento dalla fascia al centro, penso sia solo questione di abituarsi, pur mantenendo le sue caratteristiche può fare la prima punta senza problemi. E poi a Casteldebole può contare su un ottimo allenatore come Mihajlovic e su due maestri del ruolo come Palacio e Di Vaio, ascoltando i loro preziosi consigli brucerà le tappe».
A Parma due assist di Sansone e gol di Orsolini: si parla tanto della punta, ma quanto è fondamentale l’apporto degli esterni d’attacco per il gioco di Mihajlovic? «La forza di questa squadra è il collettivo, però è vero che certi elementi devono darti quel qualcosa in più in termini di qualità e imprevedibilità. Orsolini è il primo della lista, perché nelle sue corde ha numeri non comuni e quando si accende fa male alle difese avversarie, si rivela decisivo. Uguale Sansone, che sembra stia finalmente tornando sui suoi livelli abituali. Dai giocatori di estro e fantasia non si pretende un rendimento costante per 38 partite, quello che ad esempio garantisce Soriano, ma un po’ più di stabilità certamente sì, perché la pericolosità e di conseguenza i risultati del Bologna attuale passano anche e soprattutto dalle prestazioni dei suoi esterni offensivi».
Per concludere, la solita domanda da un milione di dollari: quanto manca al Bologna di Saputo per compiere il fatidico salto di qualità? Con Sinisa in panchina, ovviamente. «Nonostante la frenata negli investimenti e il ridimensionamento degli obiettivi a causa dalla pandemia, il mister rimane un ambizioso, e questo è un fattore positivo per lo spogliatoio e per tutto l’ambiente rossoblù. Penso che Sinisa voglia avere in mano una squadra che possa quantomeno lottare per le posizioni subito a ridosso della zona Europa League, provando magari fino all’ultimo ad inserirsi e comunque restando sempre nella parte sinistra della classifica. Secondo me non manca molto, è un filo sottile, serve la giusta via di mezzo tra la cavalcata ad una media da Champions del 2019 e i troppi saliscendi successivi, dettati purtroppo anche da fattori extra campo. Saputo si è mosso gradualmente ma non si può certo dire che non abbia speso, e soprattutto negli ultimi due anni la società ha operato bene, in maniera oculata, puntando su giovani di sicuro avvenire. Una volta che la situazione si sarà normalizzata, speriamo presto, il Bologna potrà continuare la sua rincorsa poggiandosi su basi solide, a differenza di altri club, e quindi non vedo perché non si possa puntare a traguardi più prestigiosi».
Simone Minghinelli
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