È il 93′ minuto di Bologna-Chievo, la stagione è la 1995/96 e i rossoblù con una vittoria si aggiudicherebbero la Serie A. Si tratterebbe di un doppio salto, perché il BFC del presidente Giuseppe Gazzoni l’anno prima militava in C1. Tra gli artefici del possibile miracolo sportivo c’è indubbiamente l’allenatore Renzo Ulivieri, vicinissimo alla seconda promozione consecutiva. Dalle retrovie Torrisi pesca Bresciani al limite dell’area con un lancio lungo, l’attaccante è bravo a fare sponda per Valtolina e a buttarsi subito verso la porta; Valtolina intanto allarga sulla destra per Doni, che pennella un cross perfetto proprio per la testa di Bresciani: è 1-0, è apoteosi al Dall’Ara, è Serie A! Sono passati 26 anni da quel momento iconico, oggi il Bologna milita stabilmente nella categoria che gli compete ma non riesce a compiere il famigerato salto di qualità che potrebbe condurlo verso le zone nobili della classifica. Oggi ne abbiamo voluto parlare proprio con Giorgio Bresciani, a ridosso di un’interessante partita contro il Torino a cui assisterà da doppio ex, lui che in maglia granata era cresciuto e diventato giocatore vero.
Bresciani, qual è la sua opinione su questi anni di gestione Saputo? «Sicuramente ha portato stabilità e ha risollevato le sorti del Bologna, che non è poco considerando le gestioni precedenti, Gazzoni a parte. Però…».
La ascolto. «Anni fa, non appena si insediò, dissi che mi aspettavo che sotto la sua guida il Bologna avrebbe potuto raggiungere l’Europa League, se non addirittura la Champions. Da questo punto di vista mi devo un po’ ricredere su di lui: per quello che abbiamo visto in questi otto anni, mi sembra che non sia intenzionato a portare la squadra a competere per quelle posizioni».
Il gap con le big, però, è molto difficile da colmare per qualsiasi club di livello medio. «Vero, ma i rossoblù finiscono sempre per occupare posizioni di classifica fin troppo basse: da varie stagioni il piazzamento della squadra balla quasi sempre fra il dodicesimo e il quindicesimo posto, fatta eccezione per il decimo del 2019».
Crede che il Bologna ‘sprechi’ ogni volta la possibilità di essere la rivelazione del campionato? «Di sicuro in questo momento ci sono club molto meno blasonati del Bologna che però lo precedono in classifica, penso a realtà come la Salernitana o alla stagione che sta facendo l’Udinese. E con tutto il rispetto per tali realtà, fatico ad accettarlo».
Cosa auspica per il prossimo futuro? «Spero in primis che Saputo alzi il livello delle sue ambizioni e agisca di conseguenza, perché in fin dei conti tutto parte dal presidente e dagli obiettivi che lui si pone».
Chissà che non possa essere la gestione Motta a segnare un cambio di rotta… «Dopo le prime giornate complicate, sembra che un po’ alla volta le cose stiano migliorando, adesso la squadra propone un calcio gradevole e ottiene risultati. Mi auguro che il peggio sia alle spalle, e che le tre vittorie consecutive tra coppa e campionato sanciscano il definitivo superamento del periodo di grande difficoltà vissuto a inizio stagione».
Il mister, accolto con eccessiva diffidenza, aveva solo bisogno di un po’ di tempo? «Più che altro penso che siano stati i giocatori a doversi adattare alle sue idee e alla sua persona, le differenze col suo predecessore sono notevoli. Sul piano caratteriale stiamo parlando di una squadra costituita in larga parte da uomini di Mihajlovic, che al serbo erano e restano molto legati».
Domenica Thiago se la vedrà col suo amico Juric, un bel banco di prova. «Ecco, Juric penso sia sulla strada per diventare un grandissimo allenatore: sta riportando entusiasmo in una piazza come la Torino granata, e posso assicurarvi che non è affatto semplice».
Il motivo principale? «Il Toro ha una presidenza ‘difficile’ e questo rende la sua gestione piuttosto complicata. Lui però è particolarmente bravo e non molla mai, e dopo un periodo di assestamento dovuto ad un mercato fatto in ritardo ha trovato la quadratura: credo che la squadra abbia il potenziale per stare fra le prime sette-otto della Serie A».
La chiusura è facile: un pronostico per domenica? «Più che un pronostico, so come mi piacerebbe che finisse la partita, e cioè con un bel pareggio. Da ex di entrambe le squadre, ed essendo rimasto legato ad entrambe le piazze, sarebbe un risultato che mi farebbe contento».
E quel gol? «Ho ancora impresso nella mente il cross perfetto di Doni, così come l’abbraccio affettuoso del dottor Gazzoni a fine gara: sono e resteranno ricordi indelebili».
Fabio Cassanelli
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