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Colomba: “Alti e bassi normali coi giovani, Mihajlovic ha dato la sua impronta e credo resterà. Futuro roseo per Vignato, Arnautovic sarebbe l’ideale”

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Se, come si suol dire, signori si nasce, possiamo esser certi che Franco Colomba risponda accuratamente a questa descrizione. Grossetano d’origine (classe 1955) ma bolognese d’adozione, centrocampista dai piedi buoni, debutta tra i professionisti nel 1973 e resta al Bologna due anni. Dopo i prestiti al Modena e alla Sambenedettese, nel 1977 torna in maglia rossoblù e la veste con orgoglio fino al 1983, con 198 presenze e 8 gol. Appesi gli scarpini al chiodo diventa allenatore, iniziando dalle giovanili di Modena e Spal. La prima grande avventura arriva con la Salernitana, che porta ad un passo dalla Serie A, quindi Vicenza, Napoli e tante altre piazze importanti. Il 20 ottobre 2009 riabbraccia il ‘suo’ BFC, per sostituire l’esonerato Giuseppe Papadopulo, lo salva dalla B ma per via di un improvviso – e nefasto – cambio di proprietà non viene riconfermato. Si alterna allora tra le panchine di Parma, Padova e addirittura Pune City, nel massimo campionato indiano, prima chiudere nel 2016 a Livorno. Numerose, quindi, le realtà toccate e le esperienze vissute da Colomba, sempre lasciando un ottimo ricordo, a testimonianza della splendida figura di uomo prima che di giocatore, tecnico e conoscitore di calcio. Ecco perché, oggi pomeriggio, è stato davvero un piacere intervistarlo e parlare del Bologna con lui.

Mister, in questo girone di ritorno abbiamo visto un Bologna camaleontico a livello di assetto: difesa a quattro e poi a tre, centrocampo a due ma pronto a passare a quattro: cosa ne pensa? «Sono adattamenti che si fanno nel corso del campionato, soprattutto per ovviare alla mancanza di elementi in alcuni ruoli, oppure esperimenti che può fare l’allenatore per capire dove possono rendere al meglio certi giocatori. A volte riescono e pure bene, altre volte no, ma possono essere utili anche per adeguarsi all’avversario di turno o comunque per imporre il proprio gioco».

Per questa squadra preferirebbe una difesa a quattro con un centrocampo a tre e un suggeritore dietro a due punte, oppure una difesa a tre e un centrocampo più folto? «Sono entrambe opzioni valide. Se tutti i giocatori sono a disposizione, avere ad esempio Danilo in posizione di ‘libero’ è una buona soluzione. Non ci deve essere uno schema fisso, lo dimostra il fatto che Vignato può agire sia da esterno che da trequartista. Nessun modulo vince da solo, molto si lega alla qualità degli interpreti e alla loro disponibilità, oltre ovviamente al fatto di averli a pieno regime per larga parte della stagione, così da poter impostare una formazione base».

Vignato ha fornito un’ottima prestazione contro la Fiorentina, proprio nella posizione di trequartista: pensa che il prossimo anno possa fare il titolare, magari anche insieme a Soriano, o è ancora presto? «Vignato ha mostrato qualità diverse da tutti gli altri, è un ragazzo con doti davvero importanti e il Bologna fa bene a puntarci, in prospettiva sarà importantissimo. Soriano, per caratteristiche ed esperienza, è un giocatore più completo, perché sostiene l’attacco e dà anche una grossa mano al centrocampo, credo comunque che lavorandoci bene possano coesistere. Forse Vignato non è ancora pronto per un ruolo di primo piano, ma ha davanti a sé un futuro roseo, perché è molto più suggeritore e mette i compagni in condizione di fare gol. Sabatini lo ha paragonato a Totti, secondo me è meno realizzatore e più simile al primo Bulgarelli».

In questa stagione i rossoblù sono stati piuttosto altalenanti e non sono riusciti a fare vittime illustri, Lazio a parte: come giudica il percorso di Mihajlovic e dei suoi ragazzi? «Campionato con parecchi inconvenienti, tra il COVID e i numerosi infortuni: alcune partite potevano girare in modo diverso e il Bologna ora avrebbe qualche punto in più. Tutto sommato la ritengo una stagione abbastanza positiva, col mister che ha dato ancora di più la sua impronta alla squadra sul piano del palleggio, dell’intensità e del coraggio. È normale che quando affronti una big il risultato possa non arrivare, specie se provi a giocartela alla pari, ma visti i tanti giovani presenti in rosa fa tutto parte di un normale processo di crescita».

In varie occasioni Sinisa ha lasciato uno spiraglio aperto ad eventuali proposte di un certo tenore, non tanto economico quanto di obiettivi: lo vede ancora sulla panchina del BFC? «Direi di sì, alla fine qui si trova bene ed è apprezzato dalla società, dalla squadra e dalla maggioranza dei tifosi. A Bologna può portare avanti da protagonista questo interessante e stimolante progetto di crescita, la speranza è che le sue idee e quelle del club collimino il più possibile e la squadra riesca sempre a fare passi in avanti».

Sempre a proposito di futuro, ma passando al campo, a quali dei veterani rinnoverebbe il contratto? «Molto dipenderà dal loro consenso a rivestire un ruolo non più di primo piano ma da ‘chiocce’, ovviamente da concordare con società e allenatore. I giovani che si sono proposti fin qui sono indubbiamente di qualità, ma è anche vero che uno come Palacio, subentrante a mezzora dalla fine, potrebbe comunque fare benissimo perché è un grande giocatore e uno straordinario professionista».

Il budget per i rinforzi arriverà da qualche cessione, come confermato dalla dirigenza: secondo lei chi potrebbe partire? «I nomi li conosciamo tutti: i vari Orsolini, Schouten, Svanberg e Tomiyasu hanno attirato su di sé l’attenzione di molti club, ma il Bologna non li svenderà e soprattutto non credo si priverà di più di uno-due di loro. E se qualcuno verrà ceduto, sicuramente ci sarà un nome di prospettiva già pronto come sostituto, sennò questo bel progetto iniziato coi giovani perderebbe di significato».

Riguardo invece al mercato in entrata, Arnautovic è un nome che le piace? «Parliamo di un giocatore già affermato e molto valido, a mio avviso sarebbe la figura ideale per ricoprire il tanto discusso ruolo di prima punta fisica e tecnica che in questi anni è rimasto un po’ scoperto».

Lorenzo Bignami

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