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Cordolcini: “Dallinga ottimo acquisto, ha tutto per ben figurare anche in Italia. Beukema crescerà tanto, al Bologna consiglio Hilgers e Peer Koopmeiners”

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Di recente il Bologna ha perso il suo centravanti Joshua Zirkzee, acquistato dal Manchester United, ma l’ha subito sostituito con un altro olandese, meno artista ma più bomber, ovvero Thijs Dallinga. L’ex Tolosa è stato accolto nel gruppo dal connazionale Sam Beukema, una delle colonne della scorsa straordinaria stagione, e più in generale va sottolineato come i giocatori oranje ma pure belgi (o comunque provenienti da quell’area geografica) abbiano spesso trovato nel capoluogo emiliano un porto sicuro in cui approdare. Per provare a conoscere meglio questo ragazzone classe 2000, che prima di trasferirsi in Francia aveva vestito le maglie di Emmen, Groningen ed Excelsior, abbiamo contattato il giornalista e scrittore Alec Cordolcini, che da quasi quindici anni si occupa di calcio olandese e belga per diverse testate nazionali (fra cui Guerin Sportivo, Il Fatto Quotidiano e Ultimo Uomo). Approfittando della sua notevole competenza in materia, gli abbiamo chiesto un parere su di lui e su altri protagonisti rossoblù del recente passato, del presente e chissà, forse anche del futuro.

Alec, un altro centravanti olandese per il Bologna: che giocatore è Thijs Dallinga, chiamato a raccogliere la pesante eredità di Joshua Zirkzee? «Dallinga a mio parere è un’ottima intuizione del Bologna per il dopo Zirkzee, anche se si tratta di un giocatore molto diverso dall’attaccante che andrà a sostituire: è vero che comunque partecipa molto alla manovra, fa tanto movimento e apre gli spazi, però a livello strutturale rispetto a Joshua è proprio una prima punta classica. Tant’è che per i recenti Europei gli olandesi sono rimasti quasi più stupiti dalla mancata convocazione di Dallinga che da quella di Zirkzee, poi chiamato in extremis. E non si trattava di sfiducia verso quest’ultimo, piuttosto si sottolineava come l’Olanda non avesse veri centravanti in rosa a parte Weghorst e in parte Brobbey. Koeman però ha i suoi ‘feticci’ e da quelli non ha derogato».

In Francia il ragazzo si è ambientato subito bene, pensi che avverrà lo stesso anche qui da noi? «Le due stagioni vissute in Ligue 1, dove dopo pochi mesi aveva già iniziato a tenere una buona media realizzativa, ci illustrano come Dallinga sia un giocatore che si adatta facilmente ad altri campionati. E questo non è scontato, soprattutto se si parla di giocatori provenienti dalla Serie B olandese: lui è stato capocannoniere tre anni fa con l’Excelsior segnando la bellezza di 37 gol (più 6 nei playoff, ndr), ma tantissimi altri che hanno vinto questo trofeo in Eerste Divisie per poi trasferirsi all’estero non hanno combinato nulla».

Perché, secondo te? «Tra la prima e la seconda serie olandese c’è tantissimo divario a livello tecnico, immaginiamo quindi cosa voglia dire bypassare addirittura lo step dell’Eredivisie e andare direttamente all’estero: negli ultimi vent’anni Huntelaar è stato l’unico capocannoniere della B che in seguito ha avuto una carriera brillante. Dunque sotto tale profilo il test svolto da Dallinga in Ligue 1 può essere considerato assolutamente probante e pienamente superato. Peraltro ha partecipato ad una delle migliori stagioni del Tolosa, la penultima: il club ha vinto la coppa nazionale, primo trofeo nella storia del club, anche grazie ai suoi gol. In sostanza è un giocatore che si è fatto trovare pronto e ha maturato esperienza, perciò a mio parere si presenta con tutte le carte in regola per ben figurare pure in Italia».

Zirkzee intanto si è accasato al Manchester United: quanto perde il BFC e più in generale il calcio italiano con la sua partenza? «Il calcio italiano perde un assoluto protagonista. Questo ragazzo ancora giovane ma che ha già girato diversi Paesi, dall’Olanda alla Germania passando per Belgio e Italia, non era mai risultato così a fuoco come a Bologna. Quella al Manchester United sarà quindi l’esperienza cruciale per capire fin dove potrà arrivare».

A tuo avviso Joshua può realmente diventare un campione di caratura internazionale? «Ha i mezzi per riuscirci, credo possa imporsi sul palcoscenico della Premier League e diventare l’attaccante chiave dell’Olanda nel prossimo futuro. Anche se, come detto, molto dipenderà da chi sarà il c.t.: non c’è nulla di personale, semplicemente Koeman ha altre idee e progetti, infatti la convocazione a Euro 2024 è arrivata solo perché aveva un buco da coprire. Di sicuro risulterà determinante quello che Zirkzee dimostrerà di saper fare allo United, perché chi sale alla ribalta in Inghilterra non può essere ignorato».

Nel Bologna che ha conquistato l’accesso alla Champions si è messo in luce anche un altro olandese, Sam Beukema: qual è la tua opinione su di lui? «Beukema è stato un po’ sorpresa e un po’ conferma, perché comunque proveniva da uno dei migliori vivai olandesi, quello dell’AZ Alkmaar: parliamo di un settore giovanile estremamente produttivo ma soprattutto con un metodo di formazione e creazione dei giocatori che permette loro di garantire un rendimento medio-alto anche altrove. Penso pure a Reijnders, che in due anni è passato dal fare la riserva all’AZ a disputare gli Europei da titolare. Questo per esempio non accade all’Ajax, dove magari ci sono ragazzi con qualità superiori che però, una volta tolti da lì, all’inizio faticano. Beukema è un ottimo prodotto di quella catena formativa, è già cresciuto molto e ritengo possa crescere ancora».

Reputi i suoi margini di miglioramento tali da poter ambire ad un posto in Nazionale? «A mio parere sì, seppure al giorno d’oggi sia sempre più difficile capire cosa può fare e dove può arrivare un determinato calciatore, considerando le numerose variabili come la squadra, il contesto tattico, l’ambiente e così via: abbiamo visto carriere ‘morte’ o spente che si sono rianimate e hanno preso il volo, e altre che hanno seguito la parabola opposta. Pensiamo a Van Dijk, che prima del Southampton e poi del Liverpool faceva fatica a procurarsi un ingaggio in Eredivisie, ceduto dal Willem II e passato al Groningen, quindi club non di alto livello. In seguito è riuscito a trovare un aggancio per trasferirsi in Gran Bretagna (al Celtic, ndr) e da lì la sua carriera è decollata, tanto da farlo diventare uno dei difensori più pagati al mondo. L’esempio di un ragazzo che non si è imposto subito da giovanissimo può andare a favore di profili tipo Beukema, che stanno costruendo il loro percorso passo dopo passo senza sbagliare un colpo».

Chi la maglia oranje l’ha già vestita è l’ex rossoblù Jerdy Schouten, autore di un buon Europeo: a 27 anni è questo il suo massimo livello o credi abbia i mezzi per salire ancora? «Secondo me Schouten è arrivato quasi all’apice della sua traiettoria. Al pari di Beukema è un ragazzo che non ha mai fatto il passo più lungo della gamba: ADO Den Haag, Telstar, Excelsior, Bologna, infine PSV Eindhoven con annessa Champions League. È sempre stato descritto come una sorta di versione minore di Frankie De Jong, nel senso che è quel tipo di giocatore ma con qualcosa in meno rispetto al centrocampista del Barcellona, però ha saputo sfruttare bene ogni occasione e si è costruito con intelligenza i vari step di carriera, arrivando a disputare un Europeo da titolare in maniera meritata. Oltre al livello attuale non ce lo vedo, ma il livello raggiunto è assolutamente soddisfacente».

Spostandoci in Belgio, al posto del BFC avresti riscattato Alexis Saelemaekers per circa 9 milioni? «Tutto sommato condivido la decisione del club rossoblù, vista la cifra il gioco non valeva la candela: stagione discreta, giocatore più che discreto, ma per me ha senso aver investito su un ragazzo italiano come Cambiaghi che sembra avere un ottimo potenziale ancora inespresso. Invece Saelemaekers dà l’idea pure lui di essere un calciatore che è arrivato ad un buon livello ma difficilmente riuscirà ad andare oltre. Insomma, non c’è da strapparsi le vesti».

Passiamo ad uno svedese che in Olanda aveva lasciato il segno, Jesper Karlsson: dopo una stagione difficile, hai fiducia nel fatto che riesca ad imporsi in Serie A? «Altro prodotto dell’AZ Alkmaar, però va fatto un distinguo: spesso le ali che produce l’Eredivisie fanno fatica ad adattarsi nei campionati top, molto più fisici, con poche squadre che praticano il 4-3-3 puro e dove agli esterni d’attacco viene chiesto uno sforzo maggiore in fase difensiva. Karlsson è quel tipo di giocatore, ecco perché al netto degli infortuni le sue difficoltà non mi hanno stupito: forse avrebbe faticato ad imporsi anche nell’Atalanta, che a livello di filosofia e proposta è tra le compagini di Serie A con la mentalità più simile alle varie Ajax, AZ e Feyenoord, ovviamente con le dovute differenze. Mi auguro per il Bologna che possa tornare utile, ma dovrà essere bravo Italiano a inventarsi qualcosa su misura per lui in termini di collocazione in campo e compiti».

In conclusione, giusto per giocare un po’ e intanto scoprire qualche nuovo talento, avresti un paio di nomi da consigliare al Bologna? «Vado su profili poco conosciuti, perché non avrebbe senso citare giocatori magari del Feyenoord o del PSV che sarebbero poco alla portata sul piano economico. E allora dico innanzitutto Mees Hilgers, centrale difensivo classe 2001 del Twente: nella scorsa Eredivisie è stato uno dei migliori in assoluto, tra i primi per anticipi e palloni recuperati, all’interno di una squadra che ha conquistato con merito i preliminari di Champions. Potrebbe essere un ragazzo su cui puntare, visti soprattutto i grandi margini di crescita. E poi cito Peer Koopmeiners, fratello del più noto Teun, mediano classe 2000 di proprietà dell’AZ che ha vissuto l’ultima stagione in prestito all’Almere City, club neopromosso nel massimo campionato: candidato dai più alla retrocessione, ha invece chiuso a metà classifica e Koopmeiners, di base un centrocampista difensivo di corsa, sudore e grinta, ha tirato fuori pure la qualità, sfornando ben nove assist. È un ragazzo ancora un po’ da sgrezzare ma potrebbe essere una scommessa davvero interessante».

Simone Minghinelli

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Foto: bolognafc.it