Un inizio di stagione altalenante, una chiusura di mercato che ha attirato diverse critiche sulla società, quattro infortuni piuttosto seri a complicare i piani di Sinisa Mihajlovic e la bastonata economica del COVID a rallentare un po’ la crescita prospettata da Joey Saputo. Nonostante tutto, però, il progetto del Bologna va avanti, puntando sempre di più sui giovani talenti scoperti in giro per il mondo e cercando di scalare un passo per volta le gerarchie della Serie A, consolidate ma non granitiche, viste le mille variabili che incombono sul campionato. Di questo e di molto altro ne abbiamo parlato oggi a Casteldebole con Marco Di Vaio, dal 22 luglio 2019 responsabile scouting del club rossoblù, provando insieme a lui a scacciare la negatività che da qualche settimana sembra attanagliare la piazza felsinea.
Marco, nell’aria si respira tanto pessimismo. Forse troppo… «Credo che la negatività sia acuita anche dal fatto di non poter stare accanto alla squadra e vederla dal vivo, perché c’è una bella differenza tra guardare le partite in TV ed essere sul posto, noi scout lo sappiamo bene. Allo stadio hai il controllo totale sulla gara, da lontano è più facile che i dubbi e le ansie abbiano la meglio sulle emozioni positive. Il fatto di non poter avere i tifosi al nostro fianco in questo percorso di crescita è per noi una grande perdita e una sofferenza: temo però che dovremo farci l’abitudine, non si prevede un rientro del pubblico negli impianti a breve».
Troviamo allora qualcosa di buono da cui ripartire. «Un elemento per me determinante a cui forse non si sta dando il giusto peso è la presenza quotidiana dell’allenatore al campo. Veniamo da un’annata in cui di fatto lo abbiamo avuto solo nell’anomala parte finale, dove ha potuto incidere poco vista la sequenza di gare ravvicinate, e anche per lui è stato un bello sforzo sia fisico che mentale adattarsi a ritmi del genere. Riaverlo finalmente a capo di questa squadra che lui ha plasmato, ha difeso e protegge ogni giorno è fondamentale sia a livello di singoli, vista la sua capacità di influire sullo sviluppo dei ragazzi, sia di collettivo, per tenere sempre la barra dritta e raggiungere l’obiettivo chiaro che lui stesso ha definito anche pubblicamente: migliorare quantomeno i 51 punti della stagione 2011-2012».
È parere diffuso che il Bologna sia uscito non rinforzato o addirittura indebolito dal mercato estivo: cosa rispondi? «Secondo me no. Uno dei due obiettivi che avevamo, il difensore centrale, lo abbiamo centrato spostando in mezzo Tomiyasu: le risorse interne vengono spesso date per scontate ma adesso, grazie all’operazione di un anno fa, abbiamo in quella posizione un ragazzo con un campionato di Serie A sulle spalle e che il mercato valuta 20 milioni di euro, questa almeno è la cifra che ci ha offerto il Milan. Al suo posto è arrivato De Silvestri, terzino esperto, forte fisicamente e bravo in entrambe le fasi, un buon colpo considerando il periodo e il fatto di averlo preso a zero. E poi c’è Medel, che ora è ai box ma da centrale ha vinto due Coppe America e quel ruolo lo sente suo: l’arretramento di Gary consente inoltre di responsabilizzare di più i centrocampisti giovani, ai quali si affianca capitan Poli. In avanti, oltre all’inserimento già previsto di Vignato, abbiamo inseguito Supryaga, un classe 2000 di alto livello che gioca già in Champions League ed è stato convocato in Nazionale, e quando vai su quel tipo di profili non è facile portarli a casa. Non va comunque dimenticato che a gennaio avevamo investito tanto su Barrow, vedendolo come il futuro centravanti della squadra, e che all’interno del reparto offensivo ci sono tanti giocatori con caratteristiche differenti, compatibili tra loro e in grado di cambiare le partite, offrendo svariate soluzioni al mister».
Avendolo nominato, avanzo una piccola provocazione: vista l’intensa attività di scouting, possibile che non ci fosse un’alternativa a Supyraga per accontentare Mihajlovic? «Le alternative c’erano, le abbiamo monitorate e poi sondate, ma o non ci hanno dato la loro disponibilità o avevano prezzi superiori a quanto potevamo mettere sul piatto in questa sessione. Abbiamo spinto maggiormente su Supryaga perché, oltre a vederci un grande potenziale, c’era stata una certa apertura, poi purtroppo non si sono create le condizioni affinché l’affare andasse in porto: la qualificazione ai gironi di Champions della Dinamo Kiev non è stata d’aiuto. Alla fine, quindi, si è preferito andare avanti così».
Lo accennavi prima: e se il ‘nuovo’ centravanti del Bologna fosse Barrow? Da ex bomber pensi che sia quella la sua strada? «Per me Musa è una prima punta sì di movimento ma che a livello realizzativo può fare benissimo, avendo un ottimo repertorio: tecnica, potenza, rapidità, tempismo nei movimenti, senso del gol. Ovviamente deciderà il mister in base a come lo vedrà nel corso degli allenamenti e al lavoro che faranno insieme, però credo che possa diventare un vero numero 9. Con caratteristiche un po’ alla Palacio, per intenderci».
Senza volersi sostituire a Sinisa, la tua sensazione è che Santander potrà avere qualche chance nel corso della stagione? «La sua situazione è stata un po’ troppo amplificata dal mercato, Mihajlovic tiene tutti in considerazione e quando Santander è stato bene lo ha dimostrato anche con lui. Federico, che giochi cinque, dieci o 45 minuti, ha la capacità di essere subito presente dentro la partita e indirizzarla, non si fa condizionare dalle voci e ogni giorno si allena benissimo. È un punto di riferimento per il gruppo, come calciatore e come persona, e sono sicuro che saprà dare un contributo importante alla causa».
Restando in tema punte, dall’Inter è arrivato il giovane Vergani: quali sono le sue caratteristiche? Verrà aggregato alla Prima Squadra? «Ci piaceva fin dall’Europeo Under 17 del 2018, in cui segnò 4 gol in 6 partite (l’Italia arrivò seconda, ndr), avevamo già provato altre volte ad avvicinarci ma i tentativi con l’Inter non erano andati a buon fine. Stavolta siamo finalmente riusciti a portarlo qui, in prestito con diritto di riscatto, quindi dipenderà soprattutto da lui e da quello che riuscirà a dare. In questo momento sta recuperando da una lieve distorsione alla caviglia, poi potrebbe aggregarsi alla Prima Squadra intanto per qualche allenamento. È un centravanti di movimento ma anche forte fisicamente, e i suoi numeri nelle giovanili dicono che ha un ottimo feeling con il gol».
A proposito di un altro bel colpo andato a segno, come vi siete accorti di Hickey e da quanto lo seguivate? «Durante il monitoraggio dei vari campionati esteri ci è balzato subito agli occhi, lo seguivamo già da sei-sette mesi. Più di recente, anche tramite l’apertura di un intermediario, siamo riusciti ad intavolare una trattativa con gli Hearts e ci siamo messi lì con pazienza e buona volontà, come accade sempre quando in ballo c’è un giovane talento. Nonostante la nutrita concorrenza, visto che il ragazzo era seguito da club sia scozzesi che del resto d’Europa, l’abbiamo spuntata, convincendo sia lui che la famiglia. Aaron ha un enorme potenziale e siamo convinti che qui a Bologna possa crescere molto».
Visti gli infortuni di Dijks, Medel, Poli e Skov Olsen, esiste l’ipotesi di pescare tra gli svincolati per allungare la rosa? «In questo momento no, ci sarà un po’ da stringere i denti ma abbiamo comunque i numeri giusti per continuare bene la stagione. Nelle ultime ore di mercato ci sono stati proposti alcuni profili più navigati, specie in difesa, li abbiamo sottoposti al mister ma non gli interessavano. Anche per noi avrebbe avuto poco senso legarsi a giocatori con più di trent’anni, in scadenza nel 2021 e che chiedevano contratti pluriennali abbastanza onerosi. L’unico che ci piaceva davvero era De Silvestri, per il resto siamo andati su calciatori giovani che però hanno fatto scelte diverse».
Sempre in merito alle ultime ore di trattative, c’è qualche altro retroscena che ci puoi svelare? «Subito dopo la partita di Benevento, considerato l’infortunio di Medel, ci siamo mossi con decisione su Malang Sarr del Chelsea, e lo avevamo praticamente chiuso. Il giorno seguente, però, il Porto ha ceduto Osorio al Parma e si è buttato su di lui, garantendo 2 milioni al Chelsea per il prestito, 1,5 al ragazzo e la possibilità di giocare la Champions League. A quel punto potevamo farci poco… Discorso simile per Todibo, finito al Benfica».
Di recente il d.s. Bigon ha parlato di un difensore quasi preso a gennaio ma poi finito in Premier: siamo curiosi… «Non posso dire nulla perché forse ci potremmo riprovare più avanti (sorride, ndr)… A febbraio eravamo andati di persona da lui e l’avevamo bloccato, il ragazzo era assolutamente convinto, mancava solo lo scambio di documenti. Poi ci è piombato sulla testa il lockdown, che ha rallentato tutto e non ci ha dato la possibilità di proseguire».
Tornando al discorso iniziale, una parte della piazza teme che Mihajlovic sia meno carico rispetto al passato, quasi rassegnato ad un campionato modesto: tu che lo vivi ogni giorno, come lo vedi? «Sinisa è super carico, lui come la squadra e tutto l’ambiente. E qui torno purtroppo sulla questione COVID: mi dispiace tantissimo che i tifosi non possano venire a seguire gli allenamenti, perché se ne renderebbero conto con i loro occhi. Il mister, uno abituato a dire sempre la verità in modo schietto, ha più volte ripetuto di aver sposato il progetto del Bologna e la linea legata ai giovani, è convinto come noi che in rosa ci sia del buon potenziale ed è determinato a tirarlo fuori. Non a caso ha anche allungato il suo contratto, per recuperare il tempo perduto. Certo, c’è da lavorare sodo, ma riteniamo di aver creato un buon mix, quello che ci ha regalato un campionato sereno nonostante tutti i problemi che ci sono capitati, con diverse vittorie prestigiose come Napoli, Roma e Milano. I percorsi di crescita sono fatti anche di passi falsi, ma partiamo da una base consolidata che ha incamerato la mentalità dell’allenatore e che adesso lo ha ritrovato a tempo pieno».
Ecco, il fatto di avere già un’ossatura forte, allestita muovendosi spesso in anticipo sul mercato, è un merito non da poco. «Esatto, dover solo ritoccare perché si hanno già in casa gli elementi utili per migliorare, la maggior parte under 23 e tutti di proprietà, non può certo essere una colpa. Peraltro avendoli pagati cifre contenute in rapporto al valore poi dimostrato sul campo, cito ad esempio Schouten, Tomiyasu e anche lo stesso Barrow, che se quei nove gol li avesse segnati nell’Atalanta sarebbe stato inavvicinabile. E nella lista ci sarebbe stato pure Ibañez, saltato in extremis a gennaio ma non certo per nostra volontà. Vorrei far capire ai tifosi che adesso il Bologna ha alzato il suo target di obiettivi, e quando il livello si alza la concorrenza diventa numerosa e blasonata, quindi non è sempre facile uscirne vincitori. Un’estate fa avevamo centrato tutti gli obiettivi, stavolta non ci siamo riusciti con l’attaccante anche per via del COVID e della minore elasticità economica, e i ripieghi non ci interessano: o si accresce sul serio il valore dell’organico o è meglio restare così. Se uno come Sarr fosse andato in un club di medio cabotaggio avrei capito la rabbia dei tifosi, ma se va a giocare la Champions bisogna accettarlo. Però oggi il Bologna su certi obiettivi c’è, a certi tavoli si siede e dice la sua, e non vuole tornare indietro accontentandosi di profili che non convincono a pieno né la società né il tecnico».
Il patron Saputo come sta? La sua intenzione, salvo nuove restrizioni, è di tornare sotto le Due Torri entro fine mese? «L’idea è quella ma anche in Canada stanno vivendo una situazione difficile, ci sono state nuove chiusure. E il problema principale, considerando tutte le sua attività lavorative, resta la quarantena a cui il presidente dovrebbe sottoporsi per poter venire in Italia. Tutti noi, a cominciare dall’a.d. Fenucci, lo sentiamo molto spesso, è sereno ma nel contempo dispiaciuto per non poter essere qui. Riguardo al fatto di parlare con i tifosi e la stampa, preferirebbe farlo di persona, e ovviamente speriamo che questo possa avvenire il prima possibile».
Nel frattempo, domenica al Dall’Ara, arriverà lo scoppiettante Sassuolo di De Zerbi: servirà il Bologna delle giornate migliori… «Stanno vivendo una crescita importante, testimoniata anche dalla convocazione in Nazionale di Berardi, Caputo e Locatelli, e giocano veramente bene a calcio, lo hanno dimostrato anche al Dall’Ara lo scorso luglio. Vediamo il Sassuolo come una rivale per quella che è la nostra zona di classifica e quindi non vogliamo essere da meno: le qualità per creargli problemi le abbiamo, servirà però tantissima attenzione. Niente scuse, dobbiamo assolutamente rifarci dopo la beffarda sconfitta di Benevento».
Simone Minghinelli
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