Con la maglia del Bologna, dal 2008 al 2012, 128 presenze e 2 gol ma soprattutto una miriade di palloni recuperati, di tackle, di corse alle calcagna degli avversari. Non sempre nel calcio il giocatore che ti ruba l’occhio è quello dalla tecnica sopraffina, spesso sono proprio i guerrieri di centrocampo a finire dritti nel cuore dei tifosi. Sotto le Due Torri ne sono passati diversi, tra i più recenti senza dubbio Gaby Mudingayi, mediano belga di origini congolesi che dopo qualche incomprensione ha saputo guadagnarsi il rispetto, la fiducia e l’affetto della piazza felsinea. Questo pomeriggio abbiamo parlato con lui, che oggi ha 39 anni e fa il talent scout, per parlare della partita di sabato tra i rossoblù e la Lazio, altra sua ex squadra, analizzando poi il cammino in campionato degli uomini di Sinisa Mihajlovic.
Gaby, è un piacere ritrovarti: di cosa ti occupi adesso? «Da qualche anno lavoro in Belgio con quello che era il mio procuratore a inizio carriera, faccio parte della sua agenzia e vado in giro per il Paese a visionare giovani giocatori da portare all’estero. Quando rientro in Italia, come in questo momento, vivo a Formia».
Hai nostalgia del campo? Quante battaglie lì nel mezzo insieme al ‘Ruso’ Perez… «Ti dico la verità, ci penso ogni giorno. La vita da calciatore, tra allenamenti e partite, mi manca molto, perché in pratica ho fatto sempre e solo quello. A Bologna credo di aver lasciato un bel ricordo: un po’ alla volta la gente ha imparato a conoscermi, ha capito che in ogni partita davo tutto me stesso, e così mi ha sempre sostenuto. Ancora oggi seguo con piacere la squadra e mi considero un tifoso rossoblù».
Non hai l’impressione che alla mediana del Bologna, piena di giovani di qualità, manchi un giocatore con le tue caratteristiche? «I ragazzi che vedo all’opera lì a centrocampo mi piacciono molto, hanno dei grossi margini di crescita e sia la società che il mister fanno bene ad insistere su di loro. Detto questo, considerando che Poli non è un incontrista puro e Medel è spesso fermo per via degli infortuni, in ottica futura si potrebbe ragionare sull’aggiunta di un elemento più di fisico e di rottura, capace di fungere da schermo davanti alla difesa».
Come giudichi il percorso dei rossoblù fin qui? «Conoscendo l’allenatore e guardando la rosa, credo che si potesse fare qualcosa in più, perché il Bologna ha giocatori di qualità e il giusto mix di gioventù ed esperienza. Però mancano ancora quindici partite e dunque c’è la possibilità di riprendersi almeno un po’ dei punti lasciati per strada, a causa degli errori ma anche degli infortuni e della cattiva sorte».
Sabato al Dall’Ara una sfida di alto livello: che Lazio ti aspetti, dopo la batosta in Champions League per mano del Bayern? «In questi casi, dopo una sconfitta così, non si vede l’ora di tornare in campo per riscattarsi e rialzare subito la testa, a maggior ragione visto che la lotta per il quarto posto è serrata e non consente stop. Immagino sia questo il sentimento prevalente nello spogliatoio biancoceleste, oltre alla consapevolezza di aver sì perso male ma contro una delle squadre più forti al mondo. Di fronte ci sarà però un Bologna in buona forma, reduce da tre risultati utili e desideroso di tornare a vincere in casa, quindi mi aspetto soprattutto una partita bella e combattuta».
Pensi che la squadra avrà un atteggiamento spavaldo, in pieno stile Mihajlovic, o starà più accorta? «Tutti conosciamo il valore della Lazio, specialmente dal centrocampo in su, perciò servirà la massima attenzione. Ma il mister non si fa intimorire dagli avversari e non rinuncia mai a giocarsela, dunque sono sicuro che starà preparando una gara coraggiosa. E fa bene, perché se i rossoblù riescono ad esprimere a pieno il loro calcio diventano pericolosi per chiunque».
La tua sensazione è che Sinisa sarà alla guida del BFC anche il prossimo anno? «I risultati non soddisfano ancora a pieno, ma è indubbio che il progetto tecnico della società abbia tratto enorme giovamento dall’arrivo di Mihajlovic. Si è deciso di puntare forte sui giovani, scelta interessante e non usuale in Italia, e Sinisa li ha fatti migliorare praticamente tutti, nonostante i vari ostacoli che hanno complicato il suo lavoro. Non ho certezze a riguardo, dico solo che se questo percorso si interrompesse sarebbe un vero peccato: con lui in panchina, l’ulteriore crescita dei ragazzi e due-tre innesti di spessore, la squadra potrebbe finalmente spiccare il volo».
A proposito di mercato: visto che il Bologna è molto attivo in Belgio e dintorni, magari vi troverete a collaborare… «Certo, è possibile. Con Marco Di Vaio ho un ottimo rapporto, lui sa che se mi capita per le mani un giovane talento che può fare al caso dei rossoblù glielo segnalo subito».
Simone Minghinelli
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