Penso a chi non ha più senno e meraviglia (Max Gazzè, ‘Buon compleanno’, 2013) – Durante tutti i compleanni, mentre il festeggiato sta per soffiare le candeline, salta sempre fuori il simpaticone che cambia il testo degli auguri e canticchia «tanti auguri a te, e la torta a me». Il Parma, ieri sera, è stato quel simpaticone.
Al 91′, con il Bologna in vantaggio di due reti, Mihajlovic ha regalato al bolognesissimo 2001 Dion Ruffo Luci un esordio che avrebbe dovuto restare indimenticabile per altre ragioni. Il centrocampista, che proprio ieri ha compiuto 19 anni, avrebbe dovuto festeggiare in un sol colpo la sua prima apparizione tra i grandi e un’importante vittoria dei rossoblù che – ora lo sappiamo – si sarebbero portati a sei lunghezze dal Milan, con lo scontro diretto ancora da disputare.
Sinisa aveva programmato tutto sin dall’inizio, convocando il Primavera con la speranza di poterlo gettare nella mischia a risultato ormai acquisito. È andata proprio così, perlomeno sulla carta. Poi, il blackout. I felsinei, ad un passo non solo dalla vittoria, ma anche dall’interrompere una striscia chilometrica di partite consecutive in cui avevano subito almeno una rete, si sono persi Kurtic nell’area piccola e hanno regalato ai ducali la possibilità di un ultimo assalto. Il resto è storia: sull’ultimo disperato traversone di Gagliolo, Skorupski non esce, Inglese sguscia a Tomiyasu e il Bologna pareggia una gara prima dominata e poi serenamente amministrata fino a pochi minuti dal termine.
Il rammarico è feroce, era dal match d’andata contro la Roma che i rossoblù non buttavano alle ortiche un risultato a pochi metri dal traguardo e per loro demeriti: 22 settembre 2019, una vita calcistica fa. La partita successiva, il famigerato 0-0 col Genoa maturato anche e soprattutto a causa dell’errore di Sansone dal dischetto, è stata l’ultima occasione in cui i ragazzi di Mihajlovic non hanno subito almeno un gol: quinta giornata di campionato, ancora una volta una vita fa.
Sarebbe troppo facile dire che questa squadra è la stessa di dieci mesi fa, ignorare che nel mezzo c’è stata una crescita nei singoli (Schouten, Tomiyasu e Dominguez sopra agli altri, ovvero un ’97 e due ’98) o dimenticare i successi a Napoli, Roma e Milano. Il gruppo è giovane e sta ereditando il temperamento focoso del suo mister, e come tutti i giovani focosi fa più passi falsi di quelli graditi a chi ne segue il percorso tassello per tassello. Però ha nello scheletro, nel sangue e nel cervello le potenzialità di chi un giorno, pur da una strada tortuosa, arriverà alla destinazione che si è prefissato.
Giorgio Gaber, col suo tipico disincanto, tracciò con poche parole il profilo di chi continua a raccontarsi che un giorno le cose cambieranno: «La rivoluzione? Oggi no, domani forse, dopodomani… sicuramente!». Il ‘Signor G’ sorrideva amaramente, il Bologna fa sul serio, quindi è il caso di dirlo senza nessuna ironia: l’Europa? Quest’anno ormai pare di no, l’anno prossimo forse, nel prossimo futuro… sicuramente!
Fabio Cassanelli
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