Zerocinquantuno

E adesso che tocca a me

Il Bologna non lascia mai soli i suoi tifosi...

Ph. Damiano Fiorentini

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E adesso che non ho più le mie illusioni, che cosa me ne frega della verità? (Vasco Rossi, ‘E adesso che tocca a me’, 2008) – L’Atalanta era ancora ebbra di gioia per la qualificazione agli ottavi di Champions League. Le mancava l’attacco titolare, con Gomez, Ilicic e Zapata fermi ai box. Ciononostante, con un pizzico di precisione in più, avrebbe potuto segnare cinque gol. Insomma, c’è poco da festeggiare.
E invece no. Perché il Bologna, senza alcuni dei suoi titolarissimi, ci ha giocato e ci sta giocando da metà stagione, se non di più. Per il rigore di Genova, il blackout nel recupero contro la Roma, l’ingenuità sempre degli ultimi minuti contro l’Inter, perché gli episodi girano a favore e contro ma i rossoblù erano un po’ in debito della prima opzione. Inoltre, sarebbe ingeneroso ascrivere solo alla Dea bendata il merito di aver piegato la Dea orobica, considerando che domenica si sono visti sprazzi del tanto invocato Bologna di fine annata 2018-2019.
I padroni di casa l’hanno vinta come avevano vinto le ultime sette partite al Dall’Ara nello scorso campionato, ovvero proponendo il loro calcio senza preoccuparsi dell’avversaria che si trovavano di fronte, e non snaturandosi con i cambi: Santander ha rilevato l’immenso Palacio, Svanberg ha fatto rifiatare Medel e Mbaye ha preso il posto di Orsolini solamente con la squadra in dieci e la necessità di riequilibrarsi.
Ad eccezione delle gara perse malamente a Udine e Reggio Emilia, ai ragazzi di Mihajlovic è capitato varie volte di ricevere critiche superiori a quelli che effettivamente erano stati i loro demeriti, e senza che si tenesse conto di determinate attenuanti. Le vittorie sono un balsamo che tutto lenisce e tutto fa dimenticare, ma anche domenica i felsinei hanno giocato senza Dijks e Soriano, sostituiti da due calciatori adattati alla posizione da ricoprire, in particolare Denswil. Eppure, se il Bologna non fa risultato, le assenze vengono viste come un facile alibi o la dimostrazione che la dirigenza ha operato male in sede di mercato, mentre i successi contro formazioni indebolite da infortuni e squalifiche diventano mezze vittorie.
E allora viene da chiedersi: c’è ancora spazio per il godimento, in questa città?
Dzemaili e compagni hanno certamente potuto beneficiare di una giornata in cui l’Atalanta ha faticato a impostare il mirino più di quanto fosse lecito aspettarsi, ma conoscono bene il prezzo della mancanza di cinismo sottoporta, quella che in diverse circostanze è costata cara ai fini del punteggio finale. Quest’anno i felsinei si sono ritrovati spesso dalla parte di chi recriminava, mentre dall’altro lato del campo gli avversari esultavano a denti stretti per un risultato positivo ottenuto in maniera più o meno rocambolesca.
Per questa volta, sorridere è toccato al Bologna.

Fabio Cassanelli

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Foto: Damiano Fiorentini