Ombre a San Siro
Luci a San Siro non ne accenderanno più (Roberto Vecchioni, ‘Luci a San Siro’, 1971) – Quando il peggior Bologna della stagione incontra il Milan nel suo miglior momento di forma, il peggior Bologna della stagione ne prende cinque. Non è un pugno di dollari, ma direttamente un destro in faccia quello che ieri sera ha mandato k.o. dei rossoblù stanchi, ‘corti’, i più brutti mai scesi in campo quest’anno. Bani e Schouten erano assenti per infortunio, Barrow, Medel e Palacio per rifiatare, e senza cinque plausibili titolari la squadra è andata a fondo, sommersa da un Milan che correva il doppio, ci credeva il triplo, e ha segnato il quintuplo.
Mihajlovic prima del match aveva messo tutti i suoi ragazzi sotto esame, di certo non aspettandosi di dover procedere ad una così pesante bocciatura generale. O sì, invece? I maligni sostengono infatti che Sinisa abbia approfittato della ‘Scala del calcio’ per mettere in scena la sua versione dell’armata Brancaleone e mandare un messaggio chiaro alla società: così, io in Europa League non riesco ad arrivarci.
Sia quel che sia, della partita di ieri sera restano pochissime luci (l’eurogol di Tomiyasu e le predicazioni nel deserto di Soriano) e moltissime ombre, e le più scure portano i nomi di Skorupski, Denswil e Sansone: questi ultimi hanno giocato male, a tratti malissimo, rendendosi singolarmente protagonisti di episodi da mani nei capelli.
Del portiere, nel corso della stagione, si è cercato di circoscrivere i difetti, passando da «solo qualche problema di piazzamento» a «gli manca qualcosina nelle uscite alte», fino ad arrivare a «non sa giocare palla coi piedi»; sarebbe davvero così fuori luogo chiedersi se per caso le mancanze del polacco non siano ascrivibili ad un solo settore, e interrogarsi seriamente in merito alla sua titolarità in una formazione con ambizioni europee?
Denswil, da quando è arrivato sotto le Due Torri, non ha mai offerto una prestazione davvero convincente, i giudizi nei suoi confronti sono sempre stati all’insegna di una perplessità attendista, pronta a sfociare in un «ma allora vedi che non è così male!» alla prima chiusura corretta; analizzando per intero il suo campionato, però, non è preoccupante che il più esperto fra i giovani pescati nel corso della scorsa finestra di mercato non sia mai riuscito ad offrire una prestazione davvero convincente, e che le meno peggio siano arrivate quando è stato decentrato in un ruolo che sulla carta non dovrebbe essere il suo?
Sansone, infine, sembra essersi smarrito. Quest’anno la sua non può nemmeno essere definita una parabola in discesa, perché non c’è mai stato un punto alto dal quale partire. Uno degli elementi che l’anno scorso contribuì a cambiare volto alla squadra, si è pericolosamente incagliato, tanto che ad oggi l’interrogativo riguardo al Bologna che sarà non è più sul ruolo di prima punta (prenotato da Barrow) ma su quello di esterno sinistro: è lui l’uomo giusto per ambire ai primi sei posti?
Fabio Cassanelli
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