Quali alibi
Su quali alibi calibri la validità? (Daniele Silvestri, ‘Quali alibi’, 2016) – «Al momento abbiamo alcuni giocatori in infermeria ma non cerchiamo alibi, chi gioca è all’altezza dei titolari», «non deve essere un alibi, ma il mister è un valore aggiunto e la sua assenza si fa sentire», «avremmo dovuto fare meglio a prescindere dagli episodi e portare comunque a casa il risultato, ma oggi le scelte arbitrali ci hanno penalizzato».
La settimana scorsa, questa rubrica ha voluto rimarcare la differenza che intercorre tra il pacchetto Bologna (giocatori, staff tecnico e società) e «i guitti e i teatranti» che popolano la Serie A. Nessun passo indietro, tutt’altro: quella dell’onestà intellettuale è una bandiera che ognuno di noi dovrebbe mettere sul proprio balcone a sventolare accanto a quella rossoblù. Ma stavolta, con modestia, questo stesso spazio vorrebbe evidenziare una netta e importantissima differenza tra il comportarsi naturalmente e spontaneamente da signori e la sua esasperazione.
Avere ai box Destro, Dijks, Santander, Soriano e Tomiyasu non è un alibi: tre di loro sono titolari, e sarebbe bene avere almeno uno degli altri due centravanti a disposizione per assicurare un minimo di ricambio a Palacio. L’assenza di Mihajlovic, anche se per rispetto nei confronti del mister (che certo non è assente dai campi perché in vacanza premio) si cerchi di sottolinearlo il più sottovoce possibile, è obiettivamente un handicap pesante. E per quanto una teoria sostenga che nel corso di una stagione gli episodi favorevoli e sfavorevoli tendano a equilibrarsi fino ad annullarsi, pareggiare o perdere una partita che senza sviste arbitrali si sarebbe potuta vincere è senza dubbio un danno non indifferente.
Questi non sono alibi, sono effettive difficoltà che il Bologna si sta trovando a dover affrontare, e dall’inizio dell’anno, e nelle ultime settimane. Continuare a far passare il messaggio che questa squadra può essere più forte di tutto, anche della sorte nefasta che ha fatto cadere un albero gigantesco proprio in mezzo alla strada, è onorevole ma pericoloso. In città c’è ancora chi non ha capito che la parte sinistra della classifica come obiettivo minimo era stata fissata da Saputo un mese e mezzo prima che Mihajlovic annunciasse al mondo la sua malattia; che una squadra da centro classifica non ha delle seconde linee impresentabili, ma non ha nemmeno una panchina profonda come quella della Juventus; che le contemporanee assenze di due, tre, quattro, cinque titolari rappresentano defezioni molto importanti; che essere brave persone e non furbetti, purtroppo, nel momento di un episodio dubbio ti fa sempre essere la carta che perde, pur senza meritarlo.
Questi non sono alibi, ma colonne portanti del Manifesto di questa stagione del Bologna: «Noi faremo il possibile per correggere errori e sbavature, ma a volte quel ‘tronco’ sarà comunque troppo difficile da superare. Abbiate pazienza e continuate a supportarci, verranno tempi migliori. We Are One».
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Foto: Damiano Fiorentini