Skorupski 5,5 – Il secondo gol si fonda sull’ennesima uscita alta discutibile. Sul primo era difficile fare di più, vista la deviazione di Medel. Bravissimo invece sul colpo di testa di Giroud, ad evitare temporaneamente il 3-2.
Soumaoro 5 – Palla di facilissima lettura, quella che gli costa il rosso: l’ingenuità è più grave del fallo, punibile però con l’ammonizione. La sua espulsione, al 20′, condiziona tutto l’andamento della gara, rendendola subito proibitiva.
Medel 6 – Sui primi due gol è in qualche misura correo. Poi sfodera una prestazione da combattente, al pari di tutti i suoi compagni. E si guadagna la sufficienza per l’eroica resistenza ad oltranza, in nove contro undici.
Theate 6,5 – Gran peperino in ogni metro quadro di campo. Persino troppo irruento, come quando ostacola Arnautovic in elevazione, vanificando il possibile 1-0. Giocatore vero e ottimo acquisto, lo si era capito subito.
De Silvestri 6,5 – Da evidenziare soprattutto la generosità con cui tiene salda la squadra, mai disunita nemmeno nei momenti più crudi della serata. Il peso della sua esperienza si tocca con mano.
Dominguez 7 – Il migliore dei rossoblù assieme a Svanberg e Barrow. I primi venti minuti sono di qualità impressionante. Poi entra nella mischia segnalandosi sempre per garra e arguzia tattica.
Svanberg 7 – Con spiccati compiti di percussore, lo svedese avanza come un panzer senza averne il fisico. Che qualità, che tempi. Peccato che una serata disastrosa sul piano della gestione arbitrale rovini anche una prestazione così.
Hickey 6 – Qualche preoccupazione la procura pure al fianco destro milanista, e la prova di questo la forniscono i frequenti falli che subisce. Quando sarà cresciuto fisicamente, diventerà un eccellente terzino.
Soriano 5,5 – I suoi cambi di tempo e di direzione sono una gioia per gli occhi, così come l’assist per il 2-2 di Barrow. Purtroppo anche l’occhio del VAR gioisce nel beccare il suo piede a martello sul polpaccio di Ballo-Touré. Intervento che appare involontario, sullo slancio, fatto sta che al 58′ il Bologna resta in nove.
Barrow 7 – Il corner che genera l’1-2 è calciato alla perfezione, il gol del 2-2 è da grande opportunista. E in attacco è sempre quello che fornisce i maggiori grattacapi al Milan. Mihajlovic lo sostituisce al 63′, forse per una noia fisica (altrimenti il cambio non si spiegherebbe).
Arnautovic 6,5 – Ad un soffio dal gol del 3-2: peccato per quel controllo di palla di troppo, quando invece da lì sarebbe stato meglio avere un metro di campo in più per mirare meglio la porta. Leader nato, guida la resistenza rossoblù finendo per aiutare anche in difesa. Ed è lì che un rinvio alla disperata gli costa un probabile guaio muscolare, che provoca la sua uscita anticipata. Uscito lui, arrivano i due gol finali del Milan.
Binks (18′ st) 6 – Entra al posto di Barrow per mettere un’ulteriore pezza alla difesa. Tatticamente la sostituzione non fa una piega, ma forse il gambiano avrebbe aiutato a tenere qualche giocatore del Milan nella propria metà campo.
Dijks (18′ st) 6 – Idem come sopra: bravo a calarsi subito nello spirito della gara, in nove contro undici. Combatte e lotta per tre.
Schouten (18′ st) 6,5 – Ottimo ingresso in campo (mancava dal 22 agosto): sfodera subito geometrie perfette e piglio da combattente, come richiedeva il momento vista la doppia inferiorità numerica.
Santander (38′ st) s.v. – Rileva il dolorante Arnautovic: nemmeno il tempo di ascoltare i soliti coretti che lo accompagnano e arriva la doccia fredda di Bennacer.
Orsolini (42′ st) s.v. – Giusto un cameo a gara già compromessa.
Mihajlovic 6,5 – La partita sembrava preparata benissimo, ma è difficile da giudicare per via di due espulsioni terribilmente decisive. Bravo a infondere le giuste motivazioni negli spogliatoi, sotto di due gol e di un uomo. Sul 2-2, e con un altro uomo in meno, ha dato quasi l’impressione di volerla vincere. Sconfitta immeritata, gli applausi scroscianti del Dall’Ara dicono tutto.
Arbitro Valeri e assistenti 4 – Paradossalmente i due cartellini rossi a Soumaoro (inesistente) e Soriano (severissimo) sono forse gli elementi meno gravi di una direzione difficile da definire (chiedere per esempio a Saelemaekers, che sta ancora prendendo a calci Svanberg). Per il presidente Saputo sembra davvero arrivato il momento di abbandonare l’aplomb e farsi sentire. Sul serio. Pubblicamente. Una volta per tutte.
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