Il ‘vale tutto’ prosegue, senza soluzione di continuità: l’epidemiologo Giovanni Rezza, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, sconsiglia la ripresa del campionato.
Dichiara ciò, immagino, sulla base dei dati attuali (quelli del 12 aprile), quando il calcio dovrebbe però ripartire con gli allenamenti il 4 maggio, cioè fra una ventina di giorni, e le partite i primi di giugno, cioè fra oltre cinquanta giorni.
E sapete cosa dicevano cinquanta giorni fa alcuni esperti colleghi del dottor Rezza?
Roberto Burioni, virologo, intervenuto il 2 febbraio alla trasmissione Che tempo che fa: «In Italia il rischio è zero, il virus non circola. E questo non avviene per caso, avviene perché si stanno prendendo delle precauzioni».
Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, intervenuto il 10 febbraio ad un incontro organizzato dall’Ordine dei Medici di Milano: «La malattia da noi difficilmente potrà diffondersi, l’esiguità dei casi riscontrati ci dà la dimensione del contenimento della problematica».
E il buon dottor Rezza cosa affermava al quotidiano La Stampa in data 5 febbraio? «In Italia il peggio è passato, chi è arrivato dalla Cina è tornato a casa e i tempi dell’incubazione sono trascorsi».
Che dire, un brivido mi corre lungo la schiena: dare retta alla scienza va bene, dipendere totalmente dalla stessa un po’ meno, specie se gli scienziati si improvvisano in certe previsioni.
Purtroppo, visto che stanno condizionando la vita di tutti noi, un filino in più di precauzioni quando si rilasciano certe dichiarazioni sarebbe gradito. Ma si sa, la notorietà gioca brutti scherzi, e allora mi sovvengono strani retropensieri: questo signor Rezza, se non avesse esternato la sua pur stimabile opinione, chi lo avrebbe mai ricordato solo fra qualche giorno?
Tosco
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