A piedi invertiti: il Bologna gioca a piedi invertiti nel senso che da un bel po’ di partite palleggia così male che sembra avere giocatori coi piedi girati alla rovescia.
Poi però le occasioni per segnare capitano sui piedi ‘forti’ dei rispettivi attaccanti, ma questi o sparano sul portiere o non centrano la porta. E in mezzo alle occasioni cosa si è fatto?
Tanta confusione dentro ad una gara caotica, dal palleggio balbettante, di entrambe le squadre, che non si sono certamente risparmiate per impegno e volontà. Ma il calcio, quello ben giocato, sarebbe altra cosa.
Il Bologna, per riuscire a perdere una partita del genere, oltre a mangiarsi due gol ha dovuto pure commettere un gravissimo errore di lettura su quello incassato: Medel, fino a quel momento il migliore in campo per distacco (e ci sarebbe da discuterne..), sbaglia di netto la lettura dell’azione avversaria interpretandola da centrocampista (quale lui è ancora, almeno nella testa), alzandosi su Pasalic e lasciando libero Cissé. Colpevolizzare Hickey vuol dire non conoscere i fondamentali tattici del calcio: se solo un difensore sale e gli altri tre restano bassi, non è difficile immaginare di chi sia la colpa. Scelta doppiamente sbagliata: meglio concedere un tiro da venti metri o lasciare libero un avversario dagli undici?
Poi per carità, viva Medel, giocatore al quale non si può non voler bene.
Da lì in poi si sveglia (?) anche Mihajlovic, che decide di inserire cinque giocatori in pochi minuti quando invece il suo collega Gasperini aveva attuato cambi chirurgici lungo tutto l’arco della ripresa, sostituendo cinque decimi dei calciatori di corsa e pareggiando – almeno in parte – l’eventuale gap fisico dato dalle fatiche di Europa League. Ma sappiamo che il nostro allenatore tende a svilire le seconde linee, così da poter ringalluzzire i ‘semprecritici’ della «panchina corta»…
Se continua così, la panchina corta diventerà la sua: talmente corta che sarà la poltrona di casa, a Roma, godendosi meravigliose domeniche davanti alla TV. Saputo ha dimostrato di saper esonerare anche chi si trova sotto contratto: Lopez, Delio Rossi, Donadoni e Inzaghi avevano tutti un contratto, se non erro.
Barrow, Vignato e Dijks fanno così schifo come alternative a partita in corso per una squadra che ha fatto 6 punti in 10 partite nel girone di ritorno?
Sinisa dovrebbe chiedersi questo e non professarsi ambizioso un giorno sì e l’altro pure, perché poi ci vogliono motivazioni e coraggio, non dichiarazioni del tipo «ho cambiato modulo e modo di giocare, così da mettere i ragazzi in tranquillità», come annunciato sabato in conferenza stampa.
Ne avevo già avvertito la pericolosità a tempo debito, durante il girone d’andata, ed ecco qui i risultati del consegnarsi ai calciatori: 6 punti in 10 partite, appunto.
I calciatori sono in primis uomini, normali, se possono schivare schivano, e chiaramente chiedono di giocare un calcio normale, dove nessuno rischia: preferiscono la comfort zone del modulo su misura piuttosto che lo sbattimento di correre dietro a tutto e tutti: l’allenatore ambizioso è quello che li convince a fare gli straordinari, a tentare qualcosa di diverso proprio per stupire, a non adeguarsi all’ordinario. Esattamente il contrario di quanto fatto in questa stagione.
Sinisa Mihajlovic è diventato un allenatore ordinario, ambiziosamente ordinario.
Tosco – www.madeinbo.tv
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