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Bologna-Atalanta 2-1: il Tosco l’ha vista così…

Rassegna stampa 21/07/2020

Ph. Damiano Fiorentini

Tempo di Lettura: 3 minuti

Il Bologna dei vecchi (età media 27,3) batte l’Atalanta dei giovani (età media 27,4) nella gara preceduta da un’infinità di luoghi comuni, come la bufala dei calciatori provenienti dal loro settore giovanile (ieri solo due in campo, i subentranti Barrow e Colley, semmai i giovani li vanno a comprare altrove…), in barba a chi non riesce ad essere se non obiettivo almeno imparziale nei (pre)giudizi.

La vittoria, sudata, difficile e complicata, è ancor più meritata proprio per il valore degli avversari, che erano per nove undicesimi gli stessi che hanno giocato e trionfato in Ucraina mercoledì scorso. Poi, se proprio vogliamo metterla sul piano delle ovvietà, le loro assenze erano importanti ma pure le nostre: il Bologna senza Soriano e Dijks non è la stessa cosa!

Venendo alla gara, tatticamente il Bologna ha provato a partire con il suo consueto 4-2-3-1, modulo che permette tanta aggressività offensiva ma che presta il fianco alle ripartenze avversarie: nei primi dieci minuti, infatti, i rossoblù hanno costruito gioco, ma sono stati i nerazzurri ad avere due occasionissime con Malinovskyi.

Non a caso, immediatamente dopo il vantaggio di Palacio, arrivato da un contropiede con percussione e tiro in corsa di Orsolini (giocata di gran qualità), Sinisa è corso ai ripari abbassando Medel davanti alla linea difensiva e affiancando Dzemaili a Poli, in quello che è diventato un più elastico e dinamico 4-3-3.

Tale disposizione ha consentito la pressione dei nostri attaccanti sulla loro linea di prima costruzione, il controllo delle fasce sui loro esterni sempre molto attivi (bene Tomiyasu, più a disagio Denswil), e l’uomo contro uomo in mediana e in zona centrale difensiva: tutto molto rischioso, ma la filosofia di Mihajlovic è questa, prendere o lasciare.

In fase propositiva si sono riviste linee di gioco consuete, con il pallone a viaggiare più velocemente e Palacio trovato con grande regolarità: attraverso i suoi strappi, tutta la squadra è salita e cresciuta sul campo.

È mancata ancora un po’ d’intensità nel caso di perdita del possesso palla, quella che in altri momenti ci ha permesso di essere costanti e continui per tutti i novanta minuti. Si è vista abbastanza ad inizio ripresa, quando il Bologna ha elevato il livello di pressione, tanto da costringere per qualche minuto gli avversari nella loro trequarti: questo ha portato Tomiyasu ad alzare il suo raggio d’azione, così da arrivare al cross tanto preciso quanto ben sfruttato da Poli, andato a riempire l’area insieme ad altri quattro compagni.

In seguito, la normale e logica reazione dei bergamaschi, che unitamente all’inserimento di alcune forze fresche ha cambiato l’inerzia della partita, costringendo i felsinei ad una fase prettamente difensiva, senza però disdegnare alcune pericolose sortite con Santander e Svanberg nel finale.

Il gol di Malinovskyi è nato dalla mancata pressione su Pasalic, libero di innescare Barrow, a suo volta bravo ad attirare su di sé tre avversari per poi allungare un cioccolatino al numero 18, non assorbito da un Medel, in colpevole ritardo non solo nell’occasione specifica ma per tutta la durata del match.

In ultima analisi due parole su Denswil, che a scanso di equivoci ritengo un buon centrale: l’olandese va atteso e credo ci darà buone soddisfazioni, ma dovrà alzare e di tanto il livello di concentrazione e di lettura delle situazioni.

Andando a rivedere le due occasioni da gol atalantine nel primo tempo, sulla prima di Malinovskyi è in ritardo nella marcatura a centrocampo (anche a Napoli fece uguale su Lozano), si fa saltare facilmente e compie poi un rientro difensivo pigro e disordinato, tanto da non seguire il trequartista ucraino che arriva al tiro.

Sulla seconda occasione, quella in cui Pasalic sbaglia da due passi, è fuori posizione senza motivo in quanto privo di marcatura preventiva, poi in ritardo nel riallinearsi, lasciando a Danilo l’incombenza della marcatura alle sue spalle, quando invece con uno sforzo relativo avrebbe potuto recuperare la posizione.

Non ci siamo proprio, non è il suo ruolo, in quanto non compensa queste disattenzioni con altrettante progressioni offensive. Si limita al compitino in appoggio, peraltro svolto anche benino, ma poi a palla persa rientra con un’indolenza che non ti puoi permettere a nessun livello.

Sono molto dispiaciuto ma, avendo preso le sue difese anche dopo qualche disattenzione di troppo a inizio campionato, non posso non sottolineare quelli che non sono più solo errori tecnici, bensì di altra natura.

Toccherà a Sinisa porre rimedio, perché così non va.

Tosco

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Foto: Damiano Fiorentini