Il Bologna di questo inizio di stagione ha dimostrato, sia in campionato che in coppa, di poter tenere il campo dignitosamente anche contro squadre oggettivamene molto più forti (Liverpool, Aston Villa, Monaco, Napoli) ma di non riuscire a superare squadre sulla carta di pari livello (Shakhtar, Lazio, Lille) eccezion fatta per la Roma, incontrata in un momento per loro complicato.
Questa analisi all’apparenza banale serve per ribadire un concetto che spesso nel calcio viene dimenticato: i valori contano, e così come il BFC li afferma spesso in campionato (se si escludono le gare in casa di Napoli e Lazio), in Europa le nostre avversarie lo hanno fatto con noi.
Col senno del poi, cosa avrebbe potuto fare il mister rossoblù per speculare in virtù del risultato?
A detta di alcuni, modificare la sua idea di calcio, cosa difficile per un allenatore che senza grandi raccomandazioni è partito dalle giovanili della Luparense ed è arrivato in Serie A e in Europa: se in futuro dovesse incappare in situazioni negative, forse rivedrà la sua proposta di gioco, ma ad oggi i risultati da lui ottenuti in carriera sono talmente evidenti che difficilmente possono scalfire le sue convinzioni (43% di vittorie, praticamente una su due la vince, 27% di pareggi, nei restanti casi perde: 70% di risultati utili, ovvero su 10 partite fa risultato in 7).
So che questo discorso può apparire come una stampella nei confronti di Italiano (che non ne ha certo bisogno). ma chi di voi cambierebbe punto di vista tenendo conto di quanto fatto finora?
Perché le chiacchiere se le porta via il vento, mentre le classifiche sono lì a dimostrare che Vincenzo Italiano non ha sbagliato una stagione, nemmeno una.
Tornando alla gara di ieri, avrebbe potuto il tecnico del Bologna optare per un centrocampo più robusto inserendo dall’inizio Pobega e non Fabbian, che mi è sembrato l’anello debole in mediana?
Il numero 80 rossoblù non ha mai trovato la posizione per incidere in avanti (un bell’inserimento in apertura, poi tanta confusione), e in ripiego non è riuscito ad aiutare Ferguson, apparso un po’ in difficoltà quando i francesi ripartivano.
Il mancato impiego di Pobega, apparso a tanti come una punizione per l’espulsione assurda di Roma, potrebbe anche far parte di un patto nello spogliatoio, per il quale chi si rende protagonista di una sciocchezza guarda seduto in panchina la partita seguente. Del resto i gruppi si gestiscono con regole: derogare può portare forse ad un beneficio immediato, ma non sul lungo periodo.
Non sono a conoscenza del mancato utilizzo dell’ex Milan, ragazzo tra l’altro conosciuto da Italiano, ma non scarterei tale ipotesi.
Tornando alla gara, il palleggio del Lille è stato veloce e preciso, così come il pressing portato è sempre stato puntuale: quando di rado sono arrivati lunghi sulla pressione, i francesi sono stati bravi a scappare all’indietro e a compattarsi a protezione dei sedici metri difensivi.
E allora Italiano avrebbe forse potuto incidere diversamente sui cambi (in questo caso col senno del durante). A mio avviso Odgaard in fascia per Orsolini, con Iling-Junior a disposizione, è poco comprensibile, così come insistere con Ferguson per tutti i novanta minuti quando appariva chiaro che fosse logicamente in difficoltà: un palleggiatore con più freschezza (Urbanski) avrebbe fatto comodo subito dopo il gol del momentaneo pareggio.
Interessante invece il tentativo del doppio attaccante, ma sarebbe servito appunto un esterno capace di forzare qualche uno contro uno, non proprio il pane di Odgaard.
Il pubblico dell’Andrea Costa ha comunque applaudito i calciatori del Bologna a fine gara, perché è innegabile che l’impegno e la gamba non vengano mai meno: purtroppo, come già detto in passato, il sorteggio non è stato benevolo, ma come giustamente sottolineato da Italiano nel post partita la squadra se l’è sempre giocata, non sbragando mai come invece succede su certi campi.
Tosco – Canale 88
© Riproduzione Riservata
Foto: