Bologna-Parma 2-2: il Tosco l’ha vista così…
Di facile nel calcio c’è poco, ma di logico ancora meno: una squadra, il Parma, gioca in maniera speculare, si abbassa oltremodo sotto la linea della palla (baricentro 38 metri, preistoria) a difesa del fortino come piano tattico prestabilito, si fionda in contropiede (perché di contropiede trattasi, le ripartenze sono altra cosa), sfrutta abilmente le caratteristiche degli unici attaccanti a disposizione, utilizza un centrocampista di corsa e forza come prima punta e alla fine recrimina per la mancata vittoria; l’altra domina per possesso palla (60%), palleggia in modo quasi perfetto, (89% di precisione nei passaggi, quasi un record), batte 15 corner (questo sì, record stagionale in Serie A) e alla fine deve ringraziare per il punticino acciuffato in extremis.
Di questi tempi prendere e portare a casa, perché sul Bologna si sta abbattendo di tutto e di più: tralasciando l’assenza di Sinisa, che non deve essere un alibi, gli infortuni non si contano più, gli arbitraggi lasciamo perdere (come abbia fatto Barillà a non essere espulso è un mistero, e in area contro di noi si può giocare a pallamano che tanto non conta), gli avversari pur bravissimi alla prima conclusione te la mettono dove vogliono, allora meglio dargliela su… Invece no, il Bologna non ha mollato, ha dimostrato di essere vivo, di credere in ciò che fa e anzi di voler uscire quanto prima da questa difficile situazione, come da dichiarazioni di capitan Dzemaili a fine partita.
La partita non è stata certamente indimenticabile per la qualità del gioco espresso da entrambe le compagini, ma almeno vibrante per tutti i novanta minuti. Tatticamente i rossoblù hanno cercato spesso spesso di sovraccaricare la fascia sinistra allargando Palacio, Krejci a sostegno e Sansone nel mezzo-spazio per trovare superiorità numerica, intanto i gialloblù risalivano il campo proprio dalla stessa parte quando affondavano, con Darmian e Kulusevski.
E gli altri? Tra i felsinei Dzemaili e Medel hanno provato ad azionare i quattro avanti che, orfani di Soriano, ieri non hanno trovano in Svanberg un degno sostituto, mentre Orsolini faceva e disfaceva a piacimento. Tra i ducali Kucka ha fatto ammattire la nostra linea difensiva, che non è mai riuscita a contenerlo, nemmeno sul gioco aereo, mentre Sprocati lavorava galleggiando tra le linee e infastidendo non poco con tagli da sinistra verso il centro a ricevere la retroguardia, colpevolmente bassa e pigra nel contrastarlo.
Dove stanno allora i meriti del Parma e i demeriti del Bologna in una partita così atipica?
Probabilmente nel piano tattico: D’Aversa, nonostante gli infortuni, è riuscito a cucire una formazione mantenendo il suo concetto di contro-gioco, ricavando inoltre il massimo dalla duttilità dei suoi giocatori, mentre Mihajlovic ha insistito giustamente sui suoi concetti di gioco che raramente deludono, ma che nell’occasione non sono stati sufficienti per battere gli avversari.
Se gli interpreti non stanno attraversando il loro miglior momento di forma, infortuni e squalifiche minano il lavoro settimanale e le casualità arbitrali si accaniscono, bisogna solo rispettare il tempo e il lavoro stesso: alla lunga pagherà.
So che per molti le statistiche sono noiose ma a volte aiutano, purtroppo, a non capire: oltre al possesso già citato, alla precisione del palleggio e al numero di corner, aggiungo: 99 azioni contro 32, 18 cross contro 6, baricentro medio 62 metri contro 38 (nel calcio di oggi praticamente impensabile).
Insomma, c’è di che restare sorpresi? No, il calcio è cosi, prendere o lasciare.
Non ho dimenticato il dato dei tiri, pressoché identico, ma quelli sono frutto di quanto dichiarato in partenza: D’Aversa ha compiuto un capolavoro tattico facendo di necessità virtù, ma io sto tutta la vita col calcio che tenta di proporre il Bologna, mi sembra la strada migliore.
Vediamo alla fine chi arriva prima al traguardo.
Tosco
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Foto: Damiano Fiorentini