La partita si è sviluppata su binari apparentemente incerti, ma la vittoria del Bologna è molto più netta del risultato finale e di quanto prodotto statisticamente dalle squadre in campo.
La superiorità dei rossoblù mi è apparsa netta sia per qualità che per quantità delle giocate, così come l’assoluta voglia di portare a casa i tre punti.
I blucerchiati non hanno quasi mai sviluppato azioni manovrate o congegnate con una certa linearità, si sono sempre e solo affidati a giocate estemporanee cercando di portare uomini in zona rifinitura, più per esseri pronti al pressing una volta persa palla che per la reale volontà di riempire l’area per segnare.
Mi sono sembrate anche poco logiche, persino pretestuose, le mica tanto velate critiche di una certa opinione pubblica che ha parlato di un Bologna meno bello del solito, tanto da far spazientire in mixed zone una persona solitamente molto attenta alle disamine come Rodrigo Palacio. L’argentino ha infatti ribadito come la squadra, di cui lui è uno dei leader, non abbia alcun problema del gol: 12 reti in 9 partite, del resto, non mi sembrano numeri di un attacco asfittico.
E il ‘Trenza’ ne ha ben donde di lamentarsi, dopo aver visto la sua squadra produrre tante trame di gioco su entrambe le fasce. Sì, perché Skov Olsen in poco più di una frazione di gioco si è comunque disimpegnato in un numero discreto di tentativi, mentre dalla parte opposta Sansone e Krejci hanno imperversato contro il povero Bereszynski, che non ha tenuto mai nell’uno contro uno.
Cosa si può dire poi della coppia centrale Colley-Murillo, che non solo non ha trovato il modo di arginare uno strepitoso Palacio, ma non ha nemmeno mai partecipato alla fase d’impostazione dal basso della manovra blucerchiata, condizione ormai indispensabile per far partire le azioni di una squadra che ha intenzione di giocare un calcio se non proattivo almeno pianificato.
Insieme a tutto ciò aggiungiamo un centrocampo, il nostro, mai in difficoltà vera, se si eccettua qualche minuto della ripresa (qualche minuto, sottolineo), quando infatti sono stati sostituiti prima Dzemaili, per dare più forza alla prima linea con Santander, e poi Poli, per dare più geometrie e corsa con Schouten.
Infine, la fase difensiva in novanta minuti, ha concesso solo un (1!) tiro a Quagliarella (che qualche buontempone voleva che Saputo acquistasse a suon di milioni di euro a gennaio scorso) ad inizio ripresa su rimpallo vinto, parato da Skorupski, e un gol bellissimo quanto casuale di Gabbiadini. Casuale perché di errori come quello di Orsolini se ne fanno sì e no uno a campionato.
Non dimentico il palo del primo tempo colpito da Manolo, che però è stato frutto di una carambola e non certo di un errore difensivo dei felsinei. Eppure qualche mente illuminata ha parlato di una prestazione un po’ sottotono del Bologna e il sottoscritto, avendo la sventura (perché a volte è tale) di praticare lo stadio Dall’Ara, ha sentito più di un mugugno e qualche fischio ad un certo punto del secondo tempo.
Forse questi signori non riescono a rendersi conto del poco che si vede su altri campi: meglio sarebbe essere contenti di un gruppo (staff tecnico e calciatori) serio e motivato, capace di regalarci partite come quella di ieri che ripeto, è stata vinta fin troppo meritatamente.
Coloro che criticano sempre e comunque sotto le Due Torri hanno un nome, se lo sono dato da soli tra l’altro: ‘maigoduti’. Lo ha sottolineato anche Palacio, mica il primo che passa per strada.
Questa è l’unica nota negativa di una domenica apparentemente felice, ma ormai Bologna è una città ‘tossica’, dove diventa difficile anche andare allo stadio a vedere i rossoblù vincere: i nuovi ‘tifosi ambiziosi’ stanno prendendo il sopravvento rispetto a quelli che si accontentavano e… godevano.
Tosco – Radio1909
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Foto: Damiano Fiorentini