Come da copione, Juric è rimasto l’unico ‘dentista’ (per citare Guardiola) della Serie A: Gasperini sta mutando il suo modo di interpretare le partite, e immagino che a breve lo farà anche il tecnico croato. Ieri però il suo Torino ha giocato come al solito, anche se la pressione non ha del tutto portato i frutti da lui sperati: c’è una statistica che inchioda la gara su ciò che è riuscito solo parzialmente ai granata, e riguarda i passaggi concessi agli avversari nella metà campo difensiva avversaria prima di recuperare palla (PPDA). Ebbene, i granata hanno lasciato una media di 15,05 passaggi ai rossoblù prima di riconquistare il possesso, mentre il Bologna ha impiegato ‘soltanto’ 11,26 passaggi per fare altrettanto: gli abbiamo rubato l’idea?
Certamente no, ma contro Juric o scendi sul suo livello o diventa problematico.
E allora il BFC ha accettato la sfida, si è sporcato le mani facendo tanto contro-pressing, tanti falli quasi quanto gli avversari (14 a 17), e palleggiando al di sotto della sua media (solo 76% di precisione dei passaggi), ma venendo comunque a capo di una sfida altrimenti complicata.
Questa a mio avviso è la grande novità del match di ieri, l’aver ribaltato alcuni concetti non proprio nelle corde della squadra, almeno fino a qualche tempo fa: il saper affrontare altri temi tattici, il dover scendere a compromessi senza impuntarsi nel palleggio per stanare l’avversario, così come il solo calcio lungo per saltare il pressing. Motta, ribadisco, ha preferito sporcarsi le mani accettando la battaglia, proprio come a Napoli – al contrario – accettò di vedersela sulla qualità.
È un modo anche questo di interpretare il calcio, con le proprie idee ma anche ‘adeguandosi’ alle esigenze del momento.
I cambi si sono poi rivelati un’arma tattica aggiuntiva. Vignato per Barrow perché serviva un calciatore capace di muovere più rapidamente il pallone e non un ‘portatore’ come invece è il gambiano, mossa azzeccata: non solo il cross per il gol di Orsolini arrivato coi tempi giusti, ma anche diverse giocate giuste in fazzoletti di campo altresì preda del pressing avversario. Orsolini per Aebischer perché serviva un calciatore capace di attaccare la profondità sopra la linea difensiva e non più un ‘cucitore’ di reparti: il baricentro più alto della ripresa concedeva la possibilità di un elemento con spiccate qualità offensive, e ‘Orso’ ha effettivamente svolto bene questo compito.
Ultima annotazione per Arnautovic, che a mio avviso ha disputato una partita strepitosa al servizio dei compagni. Giocate tecniche incredibili, sacrificio, intelligenza tattica, una prestazione totalizzante da vero leader nonostante non abbia segnato: gli attaccanti si giudicano e si apprezzano anche quando fanno squadra.
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Tosco – www.madeinbo.tv
Foto: Getty Images (via OneFootball)