La vera ambizione? La qualità del gioco

La vera ambizione? La qualità del gioco

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Quest’anno si sono festeggiati come autentici miracoli due 0-0 in trasferta: il primo a Bergamo contro l’Atalanta, grazie ad una prestazione volenterosa ma di basso livello tecnico-tattico, e il secondo a San Siro contro il Milan, più corposo per qualità di gioco ma limitato in termini di produzione offensiva.

Rammento che, solo due stagioni fa, con tanti calciatori ancora oggi in organico come Schouten, Svanberg, Dominguez, Orsolini, Barrow, Soriano, Dijks e altri, la proposta di gioco era di altro spessore, quella sì davvero ‘ambiziosa’: vincemmo 2-1 a Napoli, 3-2 a Roma sponda giallorossa e 2-1 al Meazza con l’Inter di Conte, per di più in inferiorità numerica.

Quella tipologia di calcio aveva la forte propensione a creare occasioni da rete; quello di oggi, al contrario, porta a qualche clean sheet come unica magra consolazione e ad una classifica modestissima, nonostante l’ingaggio del calciatore più pagato nella storia del Bologna, quell’Arnautovic che – a scanso di equivoci – è più vittima che causa dell’involuzione del gioco rossoblù.

Allora, dato che oggi come allora i responsabili per il mancato salto di qualità sono identificati nei dirigenti e nella proprietà poco ambiziosa, mi chiedo: ma se la squadra ha avuto un’involuzione così importante da un punto di vista prestazionale, possibile che non si riesca ad ampliare il raggio della critica e a tentare di capire perché con questi interpreti non si possa giocare un calcio migliore e forse avere, di conseguenza, anche una classifica migliore?

Ricordo che quel Bologna chiuse a 47 punti: non so se stavolta saranno raggiunti, e visto che per alcuni la classifica resta l’unico e inconfutabile termine di paragone, paradossalmente si rischia di avere come obiettivo un campionato ritenuto da tanti deludente: il solito dodicesimo posto!

Ma ottenuto in che modo? Con una qualità e alcuni acuti che oggi appaiono miraggi: zero gol contro il Milan, zero gol contro l’Atalanta, zero gol contro la Fiorentina, zero gol contro il Torino, ultimo gol segnato nel primo tempo il 26 febbraio a Salerno. Ogni tanto a calcio bisognerebbe segnare, e per farlo serve certamente produrre più gioco: recriminare per qualche occasione mancata è un esercizio retorico, stante una produzione così scarsa, e questo nonostante i sette-otto undicesimi degli interpreti che avevamo allora siano ancora adesso titolari.

Sarei curioso di sapere il perché: ci penso ogni volta che vedo giocare il Bologna e non ho mai trovato una buona motivazione per un ribaltone tanto evidente, che ha portato la squadra ad una triste involuzione e non ad una produzione superiore di punti.

Punti che, agli occhi di tantissimi, potevano sembrare la soluzione. Ma la vera soluzione è la qualità della proposta calcistica, non i punti: quelli, semmai, arrivano di conseguenza.

Tosco – www.madeinbo.tv

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