Contro la Lazio di Sarri il Bologna ha dovuto adattarsi per trovare il ritmo del suo palleggio, perché i biancocelesti affrontano le gare diversamente dalla quasi totalità delle squadre del campionato italiano: raramente si allungano per pressare (il PPDA di ieri recita Lazio 37,75 e Bologna 16,13: 20 passaggi in più concessi agli uomini di Motta per poter costruire nella propria metà campo, sono una quantità immensa), quasi mai marcano a uomo, in difesa posizionale si dispongono su due linee strette e corte lavorando sugli intercetti e prendendo il pallone come riferimento, accorciando solo sull’avversario in zona palla. Una proposta un po’ datata ma ancora efficace, se si pensa alla loro gara appena vinta senza tante sofferenze contro il Bayern Monaco.
Era necessario quindi, per i rossoblù, avere pazienza nel far correre la palla più velocemente da un lato all’altro o, addirittura, forzare qualche giocata a scavalcare le linee, snaturando il calcio da loro preferito; nella ripresa la fase difensiva dei padroni di casa è stata meno intensa, il BFC ha trovato il ritmo giusto, togliendo agli avversari ogni possibilità di ripartire e lasciandogli solo una mezza occasione, capitata sui piedi di Castellanos (prontamente fermato in uscita bassa da un attento Skorupski) e un tiro in mischia di Pedro in pieno recupero.
Troppo poco per meritare il pareggio, soprattutto a fronte di un secondo tempo così opaco.
Il Bologna ha trovato il gol vittoria con una giocata tipica, cominciata da una rimessa laterale in attacco, rientrando nella propria metà campo perché non c’era spazio per manovrare, lavorata sulla mediana, sviluppata sull’out sinistro e concretizzatasi dentro l’area: prima facendo allungare le linee della Lazio tornando col palleggio nella propria metà campo, poi destrutturando l’assetto difensivo avendo aperto le linee, così da poter occupare gli spazi alle spalle della loro mediana dove Urbanski, Kristiansen e Zirkzee si sono posizionati per confezionare la giocata vincente.
Ecco il tipico esempio di quanto conta far ripartire un’azione dalla propria metà campo dopo che si è tentato di costruire, senza riuscirci, una prima azione di gioco magari più diretta.
Non a caso il bel secondo tempo del BFC ha un’altra statistica in controtendenza: il baricentro medio è stato più basso di oltre 10 metri rispetto al primo (40,66 contro 50,65), consentendo ai ragazzi di Motta di aver più spazi per palleggiare in comfort zone e trovare il compagno libero: l’ennesima riprova di come nel calcio di oggi, per attaccare, serva avere strategie in apparenza contro intuitive.
L’occupazione della metà campo avversaria non è necessariamente una strategia vincente: quando l’avversario te lo concede o, meglio, l’essere capace di attirarlo nella tua metà campo, ti permette di arrivare in attacco con azioni fluide da dietro invece di attacchi insistiti posizionali nella metà campo avversaria, che spesso sono poco redditizi.
Le partite bloccate come quella di ieri, con rare occasioni da gol vere, si decidono sulle poche giocate disponibili, e il Bologna le ha sfruttare meglio della Lazio.
Tosco – www.madeinbo.tv
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