Immagino che più di qualcuno cercherà i motivi di questo successo in un qualcosa che io invece non riesco a vedere, così come non vedevo tutti i problemi prima. La differenza l’ha fatta una prodezza di Castro: in altre occasioni l’argentino e alcuni suoi compagni non avevano trasformato occasioni più semplici che avrebbero potuto far vincere il Bologna già prima di ieri, mettendo così al riparo dalle tante critiche squadra, tecnico e società.
Si potrebbe anche evidenziare un seppur lieve miglioramento nella qualità del gioco, ma se all’80’ Castro non avesse segnato secondo me non l’avrebbe rimarcato nessuno.
Purtroppo è sempre la vittoria che cambia il giudizio dell’opinione pubblica. Per me il Bologna sta giocando più o meno lo stesso calcio dalla prima di campionato: Italiano ha inciso fin da subito nella sua proposta calcistica, semmai adesso ci sono alcune situazioni che si stanno finalmente avvicinando alla normalità, come spesso accade durante tutte le stagioni calcistiche. Mi riferisco in particolare alla graduale crescita della condizione atletica generale e al maggior livello di conoscenza che l’allenatore ha della propria rosa, col conseguente allungamento della stessa nelle scelte.
Poi, se proprio volessimo entrare nello specifico, potremmo sottolineare un assetto tattico disegnato su un 4-3-3 più tradizionale, cioè con le due mezzali in costruzione e in copertura e un Freuler più attivo nell’abbassare il proprio raggio d’azione tra i due centrali difensivi, così da liberare spazio in mediana. Spazio che si è preso soprattutto Urbanski, autore di una prestazione importante soprattutto nel ‘cucire’ la manovra; il gol è la ciliegina sulla torta di una gara davvero notevole.
Il gioco apparso meno frenetico, sia ieri che mercoledì in Champions, credo possa essere riferibile soprattutto alla disposizione tattica degli avversari, che hanno fatto di tutto per tenere bassi i ritmi. Vedremo già alla prossima, contro l’Atalanta, se il Bologna frenetico di altre partite sarà solo un ricordo: ad oggi non mi sembra una situazione da prendere in considerazione come un nuovo modo di interpretare le partite.
La strada da percorrere è lunghissima, momenti per vedere cambi di prospettive tattiche e tecniche potrebbero essere necessari, ma ribadisco che le migliorie notate da tanti hanno un nome e un cognome: Santiago Castro, che con quella legnata, ha scacciato i fantasmi di una precoce e per certi versi cervellotica crisi sulla panchina rossoblù.
Il ‘grido d’aiuto’ dello stesso mister, che in conferenza stampa aveva chiesto più tempo e maggior comprensione per il difficile lavoro che gli spetta nell’occupare una panchina scomoda come la nostra, dopo il quinto posto dell’anno scorso, sapeva tanto di ululato alla luna: roba del tutto inutile per chi sa che deve nuotare in quelle acque lì.
Cosa aspettarsi da una stampa e da un’opinione pubblica che valuta il lavoro di un allenatore soltanto in base ad un gol fatto o subito in più?
Sono le regole di questo mondo e quando si firmano contratti da milioni di euro bisognerebbe ricordarsene, non eventualmente meravigliarsene.
Tosco – Canale 88
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