Inizio da una delle dichiarazioni del post partita di Mihajlovic: «Ci siamo fatti tre gol da soli». A parte il terzo, dove effettivamente la distrazione di De Silvestri è evidente (anche se avviene in un zona di campo laterale e qualche compagno, portiere compreso, poteva poi metterci una pezza), sul primo gli avversari ci hanno spostato la palla con una tale velocità e precisione che non ci abbiamo capito nulla, mentre sul secondo lasciare a Danilo (in campo dall’inizio) l’uno contro uno su Osimhen (appena entrato e fresco) è una follia, non un errore individuale.
Vorrei ricordare almeno altre tre occasioni dei partenopei sparse lungo la gara: nel primo tempo tiro di Insigne messo in corner da Skorupski e tiro di Politano fuori di poco, nella ripresa tiro di Osimhen fuori a porta spalancata.
Questo non per sminuire quanto fatto dal Bologna, però non si possono raccontare cose diverse dalla realtà: l’assetto difensivo dei felsinei viene lasciato in mano alle sole capacità dei singoli e non ad un lavoro di reparto, al contrario di una manovra offensiva sempre molto ben fatta e piacevole per chi ama il bel gioco, nella quale ogni calciatore ha un compagno sul quale appoggiarsi e dialogare. Insomma, in difesa ognuno se la smazza da solo mentre in attacco siamo belli e organizzati.
E infatti, in mezzo ai tanti episodi in cui il BFC ha lasciato parecchi spazi agli avversari, c’è stato tutto il repertorio rossoblù delle serate migliori, e in questo Sinisa ha tutte le ragioni del mondo ad imprecare, ma i gol subiti non si possono sempre catalogare come errori individuali, mancata concentrazione e scusanti varie: esistono anche errori di reparto, sui quali evidentemente si preferisce non metter mano per non stravolgere un impianto di gioco votato all’attacco e alla produzione offensiva. Quindi non si possono scaricare le colpe sempre e solo sui calciatori: un allenatore dovrebbe ogni tanto assumersi qualche responsabilità, altrimenti perde di credibilità non solo davanti all’opinione pubblica ma anche nello spogliatoio. Certe dichiarazioni sanno di scuse precotte, tirate fuori per far mangiare la solita minestra ai poveri giornalisti di turno e di conseguenza ai tifosi che leggono o ascoltano le conferenze post gara.
Il Bologna è squadra fatta per giocare un calcio propositivo, sempre o quasi in pressione, con tanti uomini che si inseriscono e ruotano le posizioni, lasciando scoperte zone di campo, e con i difensori ‘abbandonati’ in pericolosi ma voluti duelli individuali, senza una protezione adeguata del centrocampo: non tenere in considerazione tutto ciò vuol dire appunto distorcere la realtà.
Proporre questo calcio, con questi giocatori, a volte paga e a volte no. E individuare sempre e solo come causa delle sconfitte le sbavature dei singoli, la mancanza di concentrazione o di fame, oppure la mentalità sbagliata, a seconda del tipo di gara persa, sono scusanti che possono valere qualche volta, poi diventano banali supercazzole.
Fateci caso: quando perdiamo da una squadra alla nostra portata è colpa della mentalità, quando perdiamo da una squadra superiore è colpa degli errori individuali. In pratica il mister e il suo staff non hanno mai colpe: un capolavoro dialettico.
Se abbiamo disputato più di quaranta match incassando sempre almeno un gol, e anche adesso non siamo così ‘a bolla’ dietro, non sarà solo un problema di singoli… o no?
Tornando a ieri sera, vorrei ricordare che in tanti giocano bene contro il Napoli, formazione fatta di grandi calciatori ma completamente fuori equilibrio, dove il solo Demme corre e rincorre, mentre i suoi compagni sono a dir poco pigri nei rientri. Dunque la buona prestazione dei rossoblù non mi sorprende e non mi lascia ben sperare: troppo altalenante il campionato degli uomini di Mihajlovic per potersi fidare ancora.
Dovrebbe semmai cambiare il conto della malasorte, che non ci ha praticamente mai abbandonato: tra VAR, gol annullati, legni e rimpalli non se ne può più! Girasse quella, allora sarei più convinto di un finale in crescendo.
Per adesso mi accontento di un Bologna che almeno se la gioca sempre, vero punto di forza della gestione di Sinisa: per me è stato questo il vero cambio di mentalità. Questa squadra, guidata da un qualsiasi altro allenatore, potrebbe avere più punti o forse meno, ma difficilmente giocherebbe un calcio così interessante, propositivo e vivace. Al sottoscritto, tifoso poco ambizioso, basta e avanza: delle motivazioni a fine gara ne faccio volentieri a meno.
Tosco – www,madeinbo.tv
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