Quel che ho notato di mister Italiano a Valles (3^ parte)

Quel che ho notato di mister Italiano a Valles (3^ parte)

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Termino il mio approfondimento su quanto notato in ritiro parlando delle amichevoli e di alcuni singoli.

Dopo aver evidenziato nella seconda parte di queste analisi la costruzione e lo sviluppo della manovra del Bologna di Italiano, va detto che nelle amichevoli è invece balzato all’occhio l’aspetto negativo della fase difensiva. Ma se contro i greci dell’Asteras effettivamente i rossoblù avevano avuto più di qualche problema in campo aperto, contro i tedeschi del Bochum le reti subite non hanno avuta la stessa genesi dovuta al cattivo allineamento o alla difesa troppo alta, piuttosto sono state figlie di errori individuali soprattutto su calcio piazzato.

Nel primo e nel terzo gol incassato le responsabilità del portiere sono fin troppo evidenti, mentre nel secondo è Orsolini a perdere una palla che doveva gestire meglio a venti metri dalla propria porta, così come nel quarto, da corner, prima De Silvestri non salta per liberare l’area e poi Fabbian sul secondo palo si fa sfilare dietro l’avversario che metterà il pallone in mezzo per la comoda rete del Bochum: due dei migliori interpreti in assoluto sul gioco aereo che non saltano e non difendono!

Quindi, semmai, la preoccupazione per i tanti gol al passivo va equamente ripartita fra errori di assetto (come visto contro i greci) ed errori di concentrazione (come visto contro i tedeschi).

L’allineamento definito ‘troppo alto’, se gestito bene, può essere un vantaggio per poter immediatamente riaggredire come appunto vuole mister Italiano. Ma ad inizio agosto e con gli interpreti ancora indietro di preparazione o assenti, per vari motivi i suddetti errori mi paiono se non giustificabili quantomeno comprensibili: attendiamo fiduciosi.

Infine qualche annotazione sui singoli

Ha svolto un ritiro positivo Fabbian, per aver evidenziato fin da subito una buona gamba e una buona attitudine a poter svolgere i due ruoli a lui richiesti, la mezzala pura e il sottopunta. Peccato per la sbavatura del quarto gol del Bochum, ma nulla di grave in fase di preparazione.

È apparso già in forma psicofisica Odgaard: solido, sempre disponibile al sacrificio, attento a tutti gli stimoli del mister che lo ha alternato in tre posizioni (quella di esterno destro in alternativa a Orsolini, ‘sotto’ alla prima punta e prima punta pura). Il danese ha fatto sempre bene e potrebbe ritagliarsi un bel minutaggio in una stagione così lunga.

Si sono intraviste interessanti qualità in alcuni giovani della Primavera aggregati, soprattutto in Byar e Hodzic, ma almeno per questa stagione non coltiverei troppe aspettative al riguardo. Il francese sembra il più vicino ai ‘grandi’ per il dinamismo e l’innata capacità di trovare spazi in mezzo al campo, mentre mi resta qualche dubbio sulle doti tecniche, ma il tempo per migliorare non manca

Doti tecniche che non mancano a Hodzic, insieme ad una struttura fisica veramente importante, ma nel suo caso (avendolo visto tante volte nelle Under) il problema è semmai di origine caratteriale: il ragazzo è intermittente nelle sue prestazioni, alterna ottime cose a perdite di concentrazione con palloni lasciati lì o giocati con sufficienza. Mi paiono limiti difficili da superare, anche se naturalmente mi auguro il contrario.

Infine due note negative che riguardano altri due giovani: lungi da me voler tracciare profili negativi, ma Ilic e Raimondo per motivi diversi hanno svolto un ritiro sottotono.

Il serbo ha evidenti limiti tattici, sbaglia spesso le scelte: per esempio esce in anticipo quando sarebbe meglio temporeggiare, o decide di sfidare un avversario in campo aperto quando sarebbe più opportuno leggere in modo migliore la situazione. Insomma, errori di valutazione tattica perché tecnicamente il piede c’è: evidentemente Sartori avrà notato potenzialità da far emergere dopo un periodo di apprendistato in Italia.

Raimondo invece, sentendosi ‘chiuso’ come l’anno scorso, ha avuto l’atteggiamento tipico del giocatore che tanto sa di essere destinato altrove. Per carità, si è impegnato da bravo professionista senza avere atteggiamenti sbagliati, ma vedendo l’esplosione di Castro (di gran lunga il calciatore che ha maggiormente sbalordito per crescita e temperamento) e l’acquisto di Dallinga si è reso conto che il suo spazio andava riducendosi e la fotta, come diciamo a Bologna, non è sempre stata quella necessaria per mettersi in competizione con l’argentino, l’olandese e, perché no, altri compagni con diverse mansioni sul rettangolo verde.

Su Dallinga non riesco ancora a pronunciarmi: troppo avulso dal gruppo, intendo in senso tattico: è molto elegante e ha colpi interessanti, ma commette anche errori banali e dà l’impressione di essere ancora fuori dal contesto, per formulare un parere concreto. Sta evidentemente prendendo confidenza col nuovo ambiente: compagni e livello generale sono differenti dalla natia Olanda e anche dal campionato francese, quello di provenienza, che per vari aspetti è meno complicato del nostro (marcature più blande, meno tatticismi, più libertà di movimento). Prima se ne renderà conto e meglio sarà per tutti.

Nota finale: non ho volutamente fatto confronti tra Vincenzo Italiano e il suo predecessore. Sarebbe stato solo un esercizio pretestuoso, potendo contare su uno storico biennale per quel che riguarda il neo allenatore della Juventus su poche settimane per quanto concerne il nostro nuovo mister: un tecnico non si giudica dopo zero partite che contano e con mezza rosa fuori.

Sulle differenze metodologiche degli allenamenti servirebbe invece un articolo a parte, così come per un confronto approfondito con ogni altro allenatore.

Tosco – Canale 88

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Foto: bolognafc.it