Roma-Bologna 2-3: il Tosco l’ha vista così…
Dopo la terza vittoria di fila in stagione è presto per pensare che la squadra abbia preso il vento giusto?
Il vento giusto, come scrivo da agosto, il Bologna di Italiano l’ha già preso dal primo match contro l’Udinese, perché raramente all’esordio in campionato ho visto una squadra con un’impronta così marcata del proprio allenatore, con un’idea così chiara di calcio, del suo modo di intendere il calcio (che può piacere o meno, s’intende).
Oltre ai concetti puramente tattici, vanno ribaditi anche alcuni valori chiari e certi come quello delle gerarchie, che dentro ad uno spogliatoio sono legge, e l’entrata in campo di Karlsson va vista in questa direzione.
Quando c’è stata l’opportunità, stante purtroppo l’infortunio di Ndoye, Italiano non ha avuto dubbi a far entrare lo svedese, che l’ha finalmente ripagato: segnali importanti di lealtà sportiva e umana a cui il nostro mister non deroga.
La vittoria di ieri assume un significato ancora più importante perché poteva risultare complicato rimettere la squadra sul pezzo dopo le esagerate critiche ricevute in Champions League, anche da analisti di solito più lucidi: sentire ribadire da molte parti che il Bologna non è pronto per la Champions poteva disturbare e non poco lo spogliatoio.
Certo che il Bologna non è pronto per la Champions League, specie quando di fronte ci sono avversari della forza di Liverpool, Aston Villa e Monaco!
Ma in Champions ci sono anche formazioni più alla portata, che però il BFC ha avuto la sfortuna di non incontrare eccetto lo Shakhtar, contro il quale non a caso ha pareggiato).
Se si perdono di vista sia il valore degli avversari che le contingenze di un sorteggio ad oggi sfortunato, allora pure i commentatori più avveduti risultano essere, nel caso specifico, un bel po’ superficiali.
Tornando a ieri, posso affermare che i rossoblù hanno vinto una gran ‘bella brutta’ partita. Infatti non si può certamente dire che la gara dell’Olimpico sia stata tecnicamente di alto livello: tanti duelli, un sacco di falli (37) e una marea di palloni persi da entrambe le parti: cose già ammirate quando si incontrano le squadre di Juric, e anche il Bologna di Italiano non è una squadra che le partite le ama ‘pulire (78% loro, 79% noi), proprio perché il mister col suo calcio ‘iperteso’ cerca la battaglia in campo aperto.
In mezzo al campo gli accoppiamenti si sono rivelati determinanti per il configurarsi di una gara sporca e non facili per i felsinei, considerando la poca compatibilità di Odgaard (che comunque, come sempre, si è sbattuto molto soprattutto senza palla) su Kone, mentre Pobega e Cristante si sono quasi annullati a vicenda. Freuler, invece, ha dovuto aspettare che si abbassassero i ritmi per far emergere tutto il suo magistero, ma i tre di centrocampo mi sono apparsi i meno performanti.
In difesa e in attacco le cose sono andate meglio: la prova di Castro dinnanzi ad un ottimo difensore come Ndicka è stata di spessore: quando c’era da andare in battaglia non si è mai tirato indietro, e quando c’è stato bisogno di qualità non l’ha fatta mancare, come nell’occasione del lancio per smarcare Orsolini.
L’Orso è in tirella da un mesetto a questa parte, di Karlsson ho già scritto e anche la prova di Dallinga non è stata banale: un paio di punizioni prese e solo due palloni persi sui 15 toccati, con un gol annullato e un quasi gol in pieno recupero, non sono da buttare per uno spezzone così corto di gara.
Dietro prova sontuosa di Beukema, che ha ‘ucciso’ Dovbyk, insieme ad un Lucumí bello, elegante e a volte distratto come da copione, mentre Miranda e De Silvestri-Posch hanno contenuto bene sulle fasce.
Nel finale la difesa a 5 con Casale da perno è stata usata per la contingenza del momento, con la Roma che aveva messo Mancini a fare il centravanti aggiunto e ormai la partita, dopo il secondo gol di El Shaarawy, aveva assunto i connotati di un assalto al fortino che però non è riuscito per la grande abnegazione dei rossoblù.
Le considerazioni sui gol subiti sono di difficile lettura se dall’esterno non si conoscono le consegne che il mister attribuisce ai giocatori. Per esempio: Miranda doveva allargarsi o chiudere in mezzo in occasione del raddoppio romanista?
Bello a sapersi: in una difesa di reparto il comportamento di Miranda è quello consono, nel caso specifico bisognerebbe chiedere a Italiano.
Tosco – Canale 88
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