Al momento il Bologna di Mihajlovic è senza dubbio la squadra che gioca il miglior calcio Serie A, per idee, linee di gioco, intensità e mentalità: tutti i calciatori sono coinvolti in quello che è il vero obiettivo finale, cioè vincere la partita.
Ecco allora che i rossoblù certamente si sbilanciano in avanti e ogni tanto prendono qualche infilata di troppo. Come ieri sera sull’out difensivo destro, quando Perotti e Kolarov hanno impensierito più di una volta Tomiyasu, ma il nipponico ha continuato a macinare chilometri su e giù per la fascia senza tanti condizionamenti, dimostrando appunto mentalità.
Così, anche quando i giallorossi hanno buttato dentro un secondo centravanti (Kalinic), più per disperazione che per una vera idea tattica, i felsinei non hanno alzato le barricate ma si sono difesi sempre con l’idea di ripartire per segnare il quarto gol. Come si chiama? Mentalità.
La verità è che questa idea di gioco il Bologna l’ha fatta sempre intravedere, anche nei momenti in cui i risultati erano solo parziali, ed è stato difficile farlo capire ai tanti che invece ad ogni difficoltà chiedevano – e chiederanno – interventi sul mercato: il materiale lo abbiamo già in casa, inutile aggiungere figurine a caso.
Sarà così anche per Skov Olsen, apparso ancora timido, e per Dominguez, certamente più a suo agio caratterialmente ma un pochino indietro di condizione rispetto ai compagni.
Ad emergenza ultimata sulla fascia mancina, ovvero quando rientreranno Dijks e Krejci, ci accorgeremo che anche il centrale difensivo tanto reclamato lo stiamo già facendo giocare, mascherato da terzino sinistro.
La pazienza è una dote rara ma di esempi così ce ne sono talmente tanti, in tutte le squadre e a tutti i livelli, che mi stupisco di quanti ancora rincorrono sogni di mercato che il più delle volte si dimostrano incubi.
Tornando alla sfida dell’Olimpico, non va dimenticato di aver approfittato di una Roma in vera crisi, ma la realtà ci racconta di un Bologna che in queste 23 giornate ha messo quasi sempre sotto qualsiasi avversario, se non per tutti i novanta minuti almeno per larghi tratti di gara, e che i match in cui si è adattato ai ritmi altrui sono stati pochissimi: è sempre una questione di mentalità!
Quindi, senza pensare a chissà quali traguardi ma con la solita consapevolezza, giochiamo una partita per volta, scopriamo sempre di più e sempre meglio il tanto materiale che abbiamo ancora da ammirare, e soprattutto divertiamoci, che alla fine è quello che conta.
Tosco
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