Salernitana-Bologna 1-1: il Tosco l’ha vista così…
Mi ritrovo anche oggi a riportare una frase tratta dal mio precedente articolo di commento alla partita, quella contro lo Spezia: «Quando ho rivisto il 4-2-3-1 e il pressing alto mi sono venuti i goccioloni agli occhi. Spero sia soltanto l’inizio di un’appendice di stagione in cui tornare a guardare il BFC con gli occhi dell’amore». Ieri, dopo un inizio incoraggiante in cui la squadra accorciava in avanti ed era sufficientemente aggressiva, col passare dei minuti la pressione è andata diminuendo: questo ha dato coraggio agli avversari, che comunque (va sottolineato) non sono più quelli di qualche tempo fa e ora il campo se lo sanno conquistare, merito di un allenatore coraggioso e motivato e certamente di una rosa rinforzata.
La salvezza della Salernitana sarebbe una bella favola anche per una tifoseria molto calda, appassionata e leale: non ho infatti sentito alcun coro contro il Bologna provenire dagli spalti, una rarità. E nonostante la recente uscita infelice di Sabatini (immagino non l’ultima), non provo sentimenti di astio né per lui né tantomeno per una piazza di sicuro non nemica, sportivamente parlando.
Dopo un buon avvio, dicevo, è iniziata una nuova partita fatta di troppa fase difensiva, mirata ad intercettare le trame avversarie per poter poi ripartire, ma con troppa fretta e quindi tanta approssimazione nel palleggio (76% la percentuale di precisione dei passaggi). Tuttavia al 43′, tramite una delle rare e tanto detestate partenze dal basso, il Bologna ha cucito una trama fatta di ben ventuno (21) passaggi: punizione di Medel verso Skorupski, Barrow si abbassa sulla sinistra per chiamare fuori il pressing dei granata, giro palla nel lato opposto attraverso i mediani, sovraccarico di quella fascia così da far scivolare l’intera difesa avversaria su un lato, fraseggio a due tocchi che coinvolge praticamente ogni giocatore, cambio di campo di Orsolini per trovare libero il quinto opposto Hickey, isolato in uno contro uno e quindi abbastanza indisturbato nel cross, e infine un due contro due in area con Arnautovic che insacca di testa senza troppa fatica.
Una grande azione, iniziata da dietro e portata avanti senza la paura di sbagliare. Inutile girarci attorno: questa squadra, se vuole, è capace di giocare a calcio, ma quest’anno si è deciso di fare altro. Per un maggiore equilibrio? Per rafforzare la fase difensiva cosi da ipotizzare un campionato più redditizio in termini di punti? Per motivare diversamente i calciatori? Per l’insieme di tutte queste cose?
Non lo sapremo mai, anche perché le spiegazioni che arrivano dai vari protagonisti, Mihajlovic in primis, sono sempre piuttosto fumose. Resta che il mio rammarico è grande, perché il potenziale della squadra non è per nulla sfruttato in termini di qualità del gioco e risorse tecniche. Probabilmente, invece, i punti in classifica sarebbe più o meno gli stessi, ma non sono certo due posizioni in più o in meno a cambiare la percezione di un campionato dinnanzi a spettacoli spesso mediocri.
Non mi soffermo sui cambi di Sinisa e sulle prestazioni dei singoli: quando il piatto in tavola non è di tuo gradimento non ti metti certo a chiedere con quali ingredienti è fatto. Non ti piace, punto.
Ma io continuo a sperare, già a partire dalla sfida contro il Torino di domenica prossima, che almeno a sprazzi si possa tornare a vedere un barlume di calcio: i 50 punti e la parte sinistra della classifica li lascio a coloro che traggono conclusioni tanto sufficienti quanto parziali sul valore della rosa, certo che sarebbe più facile raggiungere tali traguardi giocando a calcio e non guardando gli altri farlo per interminabili e sconfortanti frazioni di partita.
Tosco – www.madeinbo.tv
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