Facciamo un recap della Serie A dopo sette giornate e con tutte le squadre che hanno lo stesso numero di partite, nonostante il problema COVID.
A dire il vero una gara non si è giocata, quel famoso Juventus-Napoli del 4 ottobre che è andato a sentenza (ancora non definitiva, visto il ricorso dei partenopei) proprio in questi giorni con l’assegnazione della vittoria a tavolino ai bianconeri, così come lo 0-3 inflitto alla Roma contro il Verona per un vizio di forma nella compilazione della cosiddetta ‘Lista dei 25’.
Nel caso della prima sentenza la decisione appare ineccepibile, visto che gli altri club successivamente colpiti dai contagi hanno rispettato la stessa ordinanza, di fatto quindi attuabile. Nel caso dei giallorossi manca invece il dolo: l’errore nella complicazione della lista riguardava un calciatore, Diawara, che poteva giocare nonostante la svista, dunque non traendo nessun vantaggio reale.
A mio modesto avviso bastava una sanzione amministrativa con relativa diffida, e la cosa si sarebbe chiusa con buona pace di tutti, visto che il campo aveva partorito un salomonico pareggio a reti bianche.
Stante queste due partite anomale che inficiano un po’ le macro-statistiche, il campionato non vede una squadra dominante ma tante outsider iniziali che si stanno ritagliando il loro periodo di gloria: Milan e Sassuolo hanno continuato nel solco post lockdown dello scorso campionato, per risultati e qualità del gioco. Reggeranno alla lunga?
Credo che i rossoneri di Pioli cominceranno a perdere qualche colpo negli scontri diretti e saranno scavalcati da Napoli e Inter, che hanno organici più profondi e quindi più armi fisico-tattiche a disposizione, mentre la Juve mi sembra ad oggi attardata ma potrà giovarsi eventualmente di una classifica corta, per poter restare nelle prime posizioni e tentare l’allungo una volta che il ‘progetto Pirlo’ avrà preso piede: l’organico è sempre di primissima qualità, con la certezza di possedere il giocatore più determinante del campionato.
I neroverdi sono la vera rivelazione per i punti conquistati, non certo per la qualità del gioco: quella era già apparsa da tempo e De Zerbi sembra non volersi accontentare, pur dovendo farlo. Il Sassuolo, infatti, non ha un organico all’altezza dell’attuale graduatoria, e fin qui ha tratto il massimo anche da situazione fortunose (seppur meritate). Arriveranno tempi in cui la cifra del gioco non sarà sufficiente, ma la possibilità di tentare l’attacco alla sesta posizione non credo sia scartabile, con un impianto del genere.
Alle spalle delle prime si sta facendo largo la Roma, società in totale anarchia dirigenziale (per la mancanza di un d.s.) che ha dirottato tutto il peso della responsabilità su Fonseca, mister portoghese assolutamente intrigante per cultura calcistica e non solo. L’organico, se al completo, è ben assortito, e un certo impianto di gioco non manca. L’infortunio di Zaniolo ha scombussolato un po’ i piani del tecnico lusitano, ma la sua duttilità lo ha già portato a mettere al centro del gioco Mkhitaryan, e dovesse reggere la vena realizzativo di Dzeko i giallorossi potrebbero aspirare alla quarta posizione.
Posizione che invece vedo allontanarsi per i cugini laziali: organico sempre un po’ ridotto, problemi ambientali irrisolti perché nascosti sotto al tappeto (rinnovo di Inzaghi e di Tare, un presidente onnipresente e destabilizzante), ora anche il caos legato ai tamponi e la polemica ‘economica’ di Luis Alberto, con l’inevitabile ridimensionamento di un gruppo che ha reso molto al di sopra del suo reale valore negli ultimi due campionati.
L’Atalanta vive un momento di relativa difficoltà, non tanto perché la classifica pianga punti, quanto perché alcune sconfitte sono arrivate in modo perentorio e la rosa sta mutando nelle gerarchie: l’asse d’attacco Gomez-Zapata-Ilicic non è più intoccabile, Muriel e i giovani arrivati scalpitano per trovare posto, e questa situazione toglie un po’ di certezze allo sfogo offensivo nerazzurro, così come le fasce non trovano più quell’esplosività in Gosens e Hateboer (e i cambi, ad oggi, non sono di quel livello). In tutto ciò, Gasperini ha ‘minacciato’ cambiamenti tattici vedendo problematiche in arrivo, quindi sono curioso di vedere se tali mutazioni ci saranno e cosa farà il mister, ormai icona degli orobici.
La squadra più profonda per rotazioni mi sembra il Napoli, anche se Gattuso la tiene al riparo dicendo un giorno sì e l’altro pure che non vuole sentir parlare di scudetto: tatticismo esagerato, perché con un organico del genere devi assolutamente lottare per il titolo. Discorso che vale anche per l’Inter, con dichiarate ambizioni di titolo da parte di mister Conte, attardata non tanto per casualità ma per un impianto di gioco che stenta a decollare (ma che decollerà, vedrete).
Il Verona di Juric, nonostante le numerose assenze per infortunio, non ha perso le linee di gioco che tanto gli hanno fruttato per fare un campionato di tutto rispetto la scorsa stagione, con una consapevolezza cresciuta di giornata in giornata: se i gialloblù reggono a questi stimoli anche quest’anno possono compiere un percorso al di sopra del reale valore della rosa, a mio avviso sopravvalutata, come spesso capita quando l’allenatore di turno trae da essa il massimo. Anche con un po’ di fortuna, che non guasta mai.
CONTINUA…
Tosco – www.madeinbo.tv
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