Squadra che perde (immeritatamente) non si cambia!
Al Picco stessi undici giocatori e produzione offensiva molto simile a quella ammirata contro il Venezia: una netta differenza di valori tecnici ha portato per la seconda volta consecutiva ad un predominio pressoché assoluto del gioco e ad una partita molto offensiva, anche se sbloccata solo grazie ad un calcio di rigore tanto folle quanto sacrosanto.
Non credo ci sia da allarmarsi vedendo che, nonostante un dominio pressoché totale contro Venezia e Spezia, due avversarie volenterose e con idee anche interessanti ma decisamente inferiori per valori, il Bologna ha portato a casa solo una vittoria e per giunta di misura: la squadra è dentro ad un processo di trasformazione tattica e di ‘intenzioni’, del «primo non subire» (cit.), e semmai i frutti si vedranno più sul lungo periodo. Contro formazioni che si chiudono così è paradossalmente più complicato sbloccare le gare: nelle prossime la produzione offensiva potrebbe essere maggiore, ma nel contempo andrà testata la tenuta difensiva.
Il gioco rossoblù appare sempre più controllato sia nella qualità del palleggio, spesso a due tocchi per una maggiore precisione, che nella diversa e minore occupazione degli spazi sopra la linea della palla; c’è, insomma, più ‘ordine’ tattico con conseguente minor rischio difensivo: l’azione da dietro comincia con sistematicità attraverso le scelte di Medel e Dominguez, gli esterni accompagnano dando sostegno il più delle volte e spinta solo quando si può, Svanberg e Soriano alimentano i due attaccanti senza abbandonare troppo le posizioni (centro-sinistra il primo centro-destra il secondo), le punte tentano di duettare per arrivare alla conclusione attraverso il fraseggio basso, oppure fungono da appoggio per soluzioni dalla distanza.
Infine, un’annotazione su Soriano: sono pienamente d’accordo con quanto dichiarato da Mihajlovic in conferenza stampa riguardo alla imprescindibilità del capitano; dissento invece sulla frase riguardante le sue mansioni, che sarebbero le stesse visto che «i principi di gioco sono uguali». Partire venti metri indietro, non inserirsi più da seconda punta perché lo spazio è giustamente occupato da Arnautovic e svolgere una fase difensiva puramente da mezzala possiamo definirle «stesse mansioni» del passato?
Non è un caso che il suo rendimento in termini numerici (fattore che peraltro a me non interessa) sia crollato, ma Soriano resta comunque un elemento fondamentale per tutti i motivi che sappiamo.
Sinisa si è dovuto adeguare ad un gioco diverso da quello che aveva in mente, ormai è chiaro, ma dichiarare che i principi di gioco sono gli stessi offende l’intelligenza di chi lo ascolta. Io che per mestiere lo ascolto sempre e attentamente, ricordo che da Pinzolo in avanti ci ha raccontato che quest’anno avrebbe cambiato proprio i principi, sublimando tutto col passaggio a tre dietro: difesa a zona anziché uomo contro uomo, abbandono delle marcature preventive e del pressing offensivo per riallinearsi sotto la linea della palla ecc.
Non c’è di che vergognarsi se oggi il suo calcio è meno ‘ambizioso’: in parecchi prima di lui lo hanno praticato e ci hanno costruito sopra delle carriere importanti.
D’altro canto sembra piacere a tanti, ma più probabilmente non piace né a lui né al sottoscritto. Solo che io posso dirlo, lui no.
Oppure sì, una volta lo ha ammesso, ma forse gli sarà scappato di bocca…
Tosco – www.madeinbo.tv
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