Zerocinquantuno

Venezia-Bologna 4-3: il Tosco l’ha vista così…

Venezia-Bologna 4-3: il Tosco l'ha vista così...

Ph. Getty Images

Tempo di Lettura: 3 minuti

Ormai lo sanno anche i muri che non sono i moduli a contare, è l’applicazione degli stessi a fare la differenza. Proprio la partita di ieri mi dà la possibilità di approfondire questo assunto, attraverso cui cominciare a sottolineare alcune differenze sostanziali fra il 4-2-3-1 visto da un certo momento del match a Venezia e quello visto (nel mio caso ammirato) durante le scorse stagioni.

Prendendola larga, si deve tornare ad un’insolita riflessione che viene fatta, credendo cioè che la fotografia di uno schema tattico sia la sua esposizione in fase di possesso: errore, è esattamente il contrario. È quando hanno palla gli avversari che si può osservare con esattezza quali sono le intenzioni tattiche di una squadra, che proprio dalla disposizione difensiva costruisce poi quanto farà nella proposta una volta conquistata la sfera.

Il cambio che ha effettuato ieri Mihajlovic, ovvero fuori un difensore (Theate) e dentro un attaccante (Orsolini), ha certamente mutato l’assetto offensivo dei rossoblù, producendo giocoforza uno switch tattico di notevole impatto e ribaltando di fatto la partita, ma coloro che hanno rivisto il Bologna delle scorse stagioni hanno preso – quantomeno parzialmente – un abbaglio: certamente lo sviluppo della manovra ha trovato nuovi sbocchi in ampiezza, soprattutto con cambi di campo in cui Orsolini e Barrow sono tornati a fare ciò che meglio gli compete, per non parlare poi di un Soriano liberato dalla zavorra tattica degli equilibri in mediana, fino alla profondità (seguita a tale ampiezza) avendo allargato le maglie difensive dei ragazzi di Soncin schierati a tre, che hanno dovuto così fare scelte obbligate sulle uscite e sono stati spesso saltati.

Lo stesso Arnautovic è sembrato sprigionare ancora più forza dentro ad uno schema del genere, ma la fase difensiva no, quello è rimasta coi precetti di questo campionato: allineamenti a zona, lavoro sulle traiettorie e sull’intercetto per poi schierarsi a difesa posizionale. La vera differenza sta in questa combinazione di diversità concettuali.

La difesa a quattro allineata, senza voler necessariamente accoppiarsi nell’uomo contro uomo, ha i suoi vantaggi e le ovvie controindicazioni: ti concede meno rischi, potendo lavorare di reparto, ma nel contempo non ti permette l’immediato recupero del possesso nella riconquista del pallone: si trovano così ibridi come il Milan di Pioli o il Sassuolo di Dionisi, squadre che applicano una pressione sulla prima costruzione avversaria, marcature preventive sugli sbocchi avversari più vicini e scalate dei calciatori lontani dalla palla; oppure squadre come la Lazio di Sarri o l’Empoli di Andreazzoli che hanno l’obiettivo della difesa alta e la pressione è fatta esclusivamente forzando la densità in zona palla senza accorciare necessariamente sull’avversario più vicino.

Quello del Bologna di ieri, dopo il cambio tattico di cui sopra, mi è sembrato un volere tornare al già conosciuto in fase di possesso palla, e al meno conosciuto in fase di recupero: un ibrido che stava comunque pagando contro una compagine, quella lagunare, ai limiti della decenza da un punto di vista calcistico. Poi è arrivato lui, il maresciallo degli Alpini prestato al calcio: il signor Marinelli di Tivoli.

Se ne sentiva il bisogno? No.

Rimpiango l’assicuratore di Trani o il pingue veterinario di Nichelino, che almeno avevano l’alibi di non poter consultare il VAR. Invece l’alpino, richiamato al monitor, ha voluto vedere ciò che è parso solo a lui, quel tocco che di per sé non vuol dire fallo: un tocco non è per forza fallo, un tocco spesso è un tocco, punto!

Ieri c’era l’adunata degli Alpini a Rimini: ecco, sarebbe stato il caso che il nostro ci avesse preso parte.

Da lì in poi ci si è trovati dentro ad una farsa in cui ‘chi più ne ha più ne metta’, e il Venezia ne aveva più del Bologna.

Rimane il rammarico per aver visto quasi certamente gettare alla ortiche, anche per propri demeriti (concedere così tanto al Venezia è roba da rifletterci sopra), un obiettivo che, visto la sconfitta del Torino e il mezzo passo falso di Sassuolo e Udinese, potevano proiettare il Bologna al decimo posto, con buona pace dei sempre critici sulla mancanza di obiettivi e del sottoscritto, che del decimo posto se ne infischia bellamente ma che ieri, senza l’alpino, si sarebbe anche divertito.

Tosco – www.madeinbo.tv

© Riproduzione Riservata

Foto: Getty Images