Intervistato dal Corriere dello Sport, Walter Sabatini ha usato la sua ormai trita e ritrita narrazione fatta di citazioni un po’ stantie come «la tempesta emotiva, ma io vivo di tempeste», o quel «finalmente la felicità, a Salerno mi sento amato» già ascoltato all’inizio di ogni nuova avventura professionale. Ricordate «il Bologna è la mia bolla di felicità»? Magari nel prossimo Bacio Perugina che scarterà ne troverà un’altra da usare per i prossimi anni.
Riguardo alla sua esperienza in rossoblù, conclusasi dopo Empoli-Bologna, ha dichiarato di essere stato silurato da Saputo «perché gli stavo sul cazzo. Complessivamente sono un uomo che sta sul cazzo, alle persone, spesso ai presidenti». Farsi qualche domanda a quasi settant’anni no?
Se dopo il burrascoso addio con Pallotta a Roma ha inanellato altre tre delusioni con Inter, Sampdoria e Bologna, con altrettanti strascichi polemici, e le uniche due società che l’hanno cercato (Genoa e Salernitana) erano oggettivamente allo sbando, qualche altra domandina me la porrei…
Va bene leggere Pasolini, va bene citare la qualunque per rubare un titolo, ma sparare a zero e usare la stessa identica retorica della felicità in ogni piazza identifica forse la persona per quello che poi alla lunga è: un ‘parolaio’ che certamente ha azzeccato numerose operazioni di mercato (anche se tutte risalgono ormai ad una fascia di calciatori sul finire di carriera, vedi Kolarov, Lamela, Marquinhos, Pastore e Pjanic), ma di magate recenti neanche l’ombra. Si potrebbero ricordare anche le tante ‘vaccate’ che fanno parte del gioco (i vari Bojan, Doumbia, Ibarbo, Iturbe, Uçan ecc.), senza per questo sminuire una carriera comunque importante.
L’amarezza per la fine del rapporto con Saputo e il Bologna gli ha evidentemente fatto dimenticare quanto dichiarato a proposito del presidente non più tardi di un anno fa in una delle mille interviste, in quel caso a Sky Sport 24: «È un’infamia offendere Saputo» (ecco il link, per chi volesse recuperarla). Ebbene, in quella odierna non sembra più ricordare quanto detto allora: memoria corta?
Vivere sui fasti del passato è giustissimo per chi ha fatto tanto, ma esiste anche il tempo di compiacersi nel ricordare ciò che si è fatto cercando di non rovinare tutto per mancanza di umiltà: ritirarsi all’apice è difficile per molti, però a volte continuare a menarla è davvero sconfortante.
Tosco – www.madeinbo.tv
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