Cercasi vittoria. Se non disperatamente, quantomeno con un certo grado d’urgenza. Perché non si può parlare di gara spartiacque a metà ottobre, con una classifica di Serie A così corta che tra un accesso alle coppe europee e un passo in Serie B ci passano due vittorie. Però, visto un morale che stenta a sollevarsi, uscire con tre punti da una trasferta storicamente ostica come quella sul campo del Genoa significherebbe centrare il classico successo che vale doppio.
Dalla Genova rossoblù il Bologna è tornato vittorioso due stagioni fa, rompendo un digiuno che durava da sette anni. Il Ferraris è difficile da espugnare per tutti, per informazioni chiedere alle big che contro i ragazzi di Gilardino hanno spesso perso punti. Ma da una stagione all’altra è cambiato il mondo: ora diversi pezzi pregiati di quel Grifone vestono altre maglie, la squadra è in crisi di risultati e ‘Gila’ (che come se non bastasse deve fare i conti con una lunghissima lista di defezioni) è sulla graticola da settimane.
Con un’avversaria che si presenta preventivamente alle corde, il BFC dovrà essere calcisticamente spietato. Ne va dell’autostima dei giocatori, che hanno sì conosciuto una sola sconfitta in questo inizio di campionato, ma in parallelo si stanno disabituando alla vittoria. E ne va della credibilità del lavoro di Italiano, che ha bisogno di conferme tangibili per affermare l’efficacia del suo calcio e delle sue idee, e che con un successo porterebbe la sua creatura a 11 punti in 8 giornate, perfettamente in linea col percorso 2023/24 di Thiago Motta.
C’è una grande differenza, però, rispetto alla scorsa stagione. Il Bologna è in corsa su tre competizioni e sta per iniziare un tour de force da sette match in ventuno giorni, che si tradurrà in una quantità ristrettissima di tempo per lavorare in settimana. E allora saranno inevitabilmente le partite a tracciare i progressi di una squadra che ha bisogno di ricordare a se stessa e ai propri tifosi come si fa a vincere. A cominciare da sabato.
Fabio Cassanelli
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