Il Mondiale in Qatar procede spedito, incerto, divertente e ricco di colpi di scena. Le squadre materasso (padroni di casa a parte) sono scomparse e di conseguenza la fase a gironi, conclusasi ieri e già pronta a lasciare spazio agli ottavi, ha registrato le prime vittime illustri: Belgio, Danimarca, Germania e Uruguay, formazioni certamente in grado di poter accedere quantomeno al tabellone, hanno dovuto abbandonare anzitempo il torneo rispettivamente in favore di Marocco, Australia, Giappone e Corea del Sud.
Non vanno dimenticate neppure le sette camicie sudate da Nazionali del calibro di Argentina e Spagna per superare il primo turno: l’Albiceleste ha visto il proprio Mondiale tremendamente in salita dopo il k.o. rimediato all’esordio contro l’Arabia Saudita, la Roja ha invece rischiato di restare stritolata dalla propria sconfitta contro il Giappone e dal contemporaneo successo della Costa Rica sulla Germania, poi svanito.
Un equilibrio testimoniato dal numero di squadre arrivate all’ultima giornata con la possibilità di qualificarsi e/o migliorare il proprio posizionamento: 30 su 32 partecipanti, con le sole Canada e Qatar già aritmeticamente eliminate, hanno reso le partite conclusive pregne di significato e importanza per le classifiche dei rispettivi gironi.
Da sottolineare anche il buon percorso delle compagini africane, capaci di eguagliare il numero di Nazionali portate alla fase ad eliminazione diretta nel 2014: allora fecero strada Algeria e Nigeria, oggi sono agli ottavi Marocco e Senegal. Il Ghana, poi eliminato, era arrivato all’ultimo turno padrone del suo destino, e pure Camerun e Tunisia sono rimaste in corsa per il secondo posto fino agli istanti finali. Non sorprendono dunque i 24 punti totali raccolti nei vari gironi, 9 in più dell’allora record di 15 registrato a Francia 1998.
Ecco dunque che gli ottavi di finale, per la prima volta nella storia del Mondiale, registreranno la presenza di almeno una Nazionale per continente: 8 dall’Europa, 2 dall’Africa, 2 dall’Asia, 2 dal Sudamerica, 1 dal Nordamerica e 1 dall’Oceania, anche se giova ricordare come a partire dal 2006 l’Australia disputi le qualificazioni nella confederazione asiatica.
Uno scenario che aiuta a comprendere e almeno in parte a giustificare l’allargamento a 48 partecipanti a cominciare dall’edizione del 2026, quella che si disputerà tra Canada, Messico e Stati Uniti: la differenza di valori tra le Nazionali è sempre meno marcata e le squadre sempre più organizzate, dunque sembrano essere maturi i tempi per un numero maggiore di formazioni provenienti da Africa, Asia e Nord-Centro America, ovvero quei continenti che beneficeranno maggiormente della modifica al format stabilita dalla FIFA nel 2017. Visti i tre anni e mezzo di distanza, ci saranno tante occasioni per approfondire l’argomento, sperando che nel frattempo l’Italia faccia finalmente il suo dovere.
Riccardo Rimondi
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Foto: Getty Images (via OneFootball)