In un Paese dove ormai regna sovrana la confusione, pieno di persone incazzate che litigano e si danno la colpa a vicenda, anche il calcio ci va di mezzo. E tutto deriva dalle decisioni di chi governa: alcune ASL optano per l’isolamento di una squadra e altre no, la Lega Serie A non è in grado di produrre fin da inizio stagione un regolamento equo e sensato ma pretende che si giochi sempre, i tribunali ribaltano questa o quella decisione… Dunque finisce che il Bologna venga costretto a disputare una partita ufficiale dopo dieci giorni di sostanziale inattività, passando dal divano di casa al campo di Cagliari nel giro di due giorni. Con un solo allenamento vero e proprio nelle gambe, con ragazzi appena guariti dal COVID (che spesso nei giovani non genera sintomi rilevanti ma qualche segno, ormai è noto, può comunque lasciarlo), rischiando infortuni o problemi fisici di varia natura. Ma evidentemente al consigliere di Lega Giulini faceva comodo così, stando almeno a quanto è trapelato: guai a spostare la gara più avanti o semplicemente a giocarla oggi, tanto «il fine (la salvezza) giustifica i mezzi» e in Italia le furberie si dimenticano in fretta.
Fatta questa doverosa premessa, mi sento di rivolgere un applauso a Mihajlovic e ai suoi calciatori per il modo in cui hanno affrontato e interpretato il match di ieri: senza cercare alibi, senza perdere tempo in lamentele, mettendoci un’intensità tutt’altro che scontata e restando in partita fino all’ultimo, nonostante lo scenario surreale in cui sono stati catapultati. Onore a loro, e complimenti anche alla società per aver finalmente alzato la voce in maniera pubblica e diretta, senza troppi giri di parole, dicendo cose forti ma inoppugnabili.
Parlare di pallone in un momento del genere è difficile, ma sforzandosi di guardare anche al rettangolo verde prevale la sensazione di un risultato positivo buttato via: persino il pareggio sarebbe andato stretto al BFC, invece è arrivata addirittura una sconfitta. Semplificando in maniera brutale, la differenza l’hanno fatta i due portieri (in positivo Cragno sull’ottimo Orsolini, in negativo Skorupski su Gaston Pereiro) e la disattenzione di Theate in marcatura su Pavoletti. Il belga si è infatti perso il centravanti cagliaritano dentro l’area piccola in occasione dell’1-1, mentre il polacco non può essere scagionato dalla deviazione dello stesso Theate, perché lo spazio da coprire tra sé e il palo non era molto e la sfera non ha neanche cambiato direzione. Ma in realtà la differenza l’hanno fatta soprattutto le energie, quelle che Soriano e compagni hanno comprensibilmente visto svanire nel corso della ripresa.
È bruttissimo quando certe assurde decisioni prese dall’alto fanno passare in secondo piano il calcio giocato. Ogni volta si spera che non capiti più, temo però che da qui a fine stagione ne vedremo ancora delle belle. Anzi, delle brutte. Ma ormai nel campionato italiano ci siamo abituati, il COVID ha semplicemente esacerbato la situazione e reso tutti peggiori. L’amore per il Bologna non finirà mai, inutile che ve lo dica, ma la voglia di continuare a seguire le partite è sempre meno: ci stanno uccidendo la passione.
Pepè Anaclerio
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