“Arrivederci da Nicola Sansone”… Alti e bassi ma lasciando spesso il segno, storia del 10 che è diventato 9 onorando sempre la maglia
«Arrivederci da Nicola Sansone». A tanti di voi sarà sicuramente capitato di ascoltare su Radio1909 questo simpatico e un po’ sconclusionato saluto del numero 10 rossoblù, registrato qualche tempo fa dopo un allenamento nel ritiro di Castelrotto. Adesso, per l’italo-tedesco classe 1991, il tempo di dire arrivederci alle Due Torri è arrivato sul serio. Non un addio, appunto, perché verosimilmente tornerà presto al Dall’Ara da avversario: l’ha dichiarato lui stesso ai cronisti uscendo per l’ultima volta da Casteldebole lunedì, senza nascondere una certa commozione. Il terzo Sansone nella storia del club non avrà vinto tutto come Raffaele o segnato un gol promozione come Gianluca, ma un segno tangibile l’ha lasciato eccome. Riavvolgiamo il nastro…
Nicola sceglie di abbracciare Bologna e il Bologna nel momento più difficile dell’era Saputo, quello del terzultimo posto al termine del girone d’andata della stagione 2018/19. Lo fa provenendo da una prima parte d’annata certamente difficile al Villarreal, che però nell’estate 2016 aveva investito per il suo cartellino una quindicina di milioni. Una cifra a suo tempo giustificata dal rendimento in costante crescita dell’attaccante con la maglia del Sassuolo, coronato dall’ingresso nel giro della Nazionale maggiore.
Mica male come biglietto da visita per un giocatore che a 27 anni compie una scelta di carriera non banale, mettendo piede sul duro e scivoloso terreno della lotta per non retrocedere. Tutto da perdere e zero da guadagnare? Non per Sansone, che durante la sua esperienza bolognese si contraddistingue per determinazione e caparbietà, dentro e fuori dal campo. Tanto per cominciare, accetta senza alcun timore il numero 10 e si erge fra i protagonisti della cavalcata salvezza con Sinisa Mihajlovic in panchina, vedendo premiato il suo coraggio. Al termine del campionato, come da accordi pattuiti, il BFC lo riscatta dal Submarino Amarillo per quasi 8 milioni insieme al ‘gemello’ Roberto Soriano.
Non parte male nemmeno la stagione 2019/20, al netto del discutibile ‘cucchiaio’ dal dischetto al Ferraris, ma a gennaio il calcio gli pone davanti una delle sue classiche sliding doors: ecco Musa Barrow. Il gambiano, acquistato come ideale successore di Rodrigo Palacio al centro dell’attacco, si ritrova a scorrazzare con risultati notevoli sull’out di sinistra, e ciò finisce inevitabilmente per togliere spazio a Sansone. Nei successivi tre anni, comunque, mai una parola fuori posto da parte sua, solo tanto impegno e la capacità di risultare spesso decisivo anche da subentrante. Ne sa qualcosa l’Inter, che si ritrova con uno scudetto in meno in bacheca, ma anche la Lazio, il Milan e il Napoli. Senza dimenticare i recenti guizzi fondamentali per sbancare Udine e Bergamo, campi storicamente ostici per il Bologna.
Determinazione e caparbietà, dunque, anche nel campionato che si è appena concluso: spazi ridottissimi fino alla pausa per il Mondiale, il cortese invito di Thiago Motta a cercarsi un’altra squadra, la decisione di rimanere e la forza di far ricredere tutti, mister in primis, che lo reinventa centravanti (4 gol e 4 assist in 18 presenze, nonostante diversi infortuni) e lo erge pubblicamente ad esempio per i compagni. Nessuna ipocrisia: alla luce del talento, della carriera e dell’ingaggio percepito, era lecito aspettarsi di più da lui, ma quel che non si può discutere è la professionalità di un ragazzo che, sempre col sorriso, ha onorato la gloriosa maglia rossoblù e ci ha regalato attimi – brevi ma intensi – di grande gioia.
E allora arrivederci e grazie ‘Sanso’, tornerai qui da avversario ma il Dall’Ara sarà sempre casa tua.
Riccardo Rimondi
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Foto: Getty Images (via OneFootball)